ALESSANDRA PAOLINI , la Repubblica 10/9/2010, 10 settembre 2010
ROMANO SOLO UN CITTADINO SU DUE
Sono soltanto 900 mila quelli che possono con orgoglio definirsi "romani de Roma", con padre trasteverino e madre pure da almeno tre generazioni. Solo un terzo, dunque, della popolazione della città più abitata d´Italia, con i suoi quasi tre milioni di residenti. La metà dei quali è comunque nata nell´Urbe. Il resto viene da ogni regione d´Italia, nessuna esclusa. In testa ci sono i campani con quasi 120 mila presenze, a ruota i calabresi. Tra i meno rappresentati i valdostani, con 292 presenze, seguiti dagli altoatesini (1796) e dai friulani (7822). E poi piemontesi, emiliani, veneti, toscani, liguri, marchigiani, siciliani, abruzzesi, molisani, pugliesi.
Campani e pugliesi, la città dei non romani - Novecentomila, forse anche un po´ meno. I "romani di Roma", quelli che - per capirsi - possono raccontare con un filo di spocchia (forse fa parte del dna?) che il padre era trasteverino e la madre pure, e il nonno «figuriamoci conosceva Trilussa», sono tutti qui. Meno di un milione. Solo un terzo, o giù di lì, dei 2.850.000 residenti, può infatti vantare la sua romanità da almeno tre generazioni. Mentre un milione e 600 mila romani devono accontentarsi di avere il "pedigree della Lupa" da una, massimo due generazioni. Per il resto, a vivere e lavorare nella capitale, è un mix di campani e di calabresi, di laziali e pugliesi, di marchigiani e friulani, di siciliani e abruzzesi. Un miscuglio di gente che arriva da ogni dove, che fa della Città Eterna la città di tutti.
A raccontare la Roma del 2010 è un libro di Mauro Cutrufo, vice sindaco con delega all´anagrafe. Titolo: "La quarta Capitale". Verrà presentato il prossimo martedì al Tempio di Adriano a margine della presentazione al Governo del primo decreto delegato su Roma Capitale. Centoventi pagine di grafici, statistiche e tabelle per «far capire a tutti, politici compresi, che il sindaco di Roma non può avere gli stessi poteri del collega di Frascati», spiega Cutrufo.
Roma è la città più popolosa d´Italia. Con un incremento costante dal punto di vista demografico dal 2005 in poi. Con un incremento fino al 2009 pari al 2%. I campani che, messa su casa a Roma, sono tra i più numerosi. Nella classifica dei non romani residenti sono infatti al secondo posto: 116.945. Il podio spetta ai "cugini" laziali: 171.698. La medaglia di bronzo spetta invece ai calabresi, a Roma se ne contano quasi 70mila. Seguono i pugliesi, 63.507; gli abruzzesi 63.345. Un po´ meno i siciliani che però arrivano a quota 59.545. I toscani che hanno messo radici qui sono 27mila; un migliaio in meno i sardi mentre i lombardi ad aver scelto il cupolone al posto della Madonnina sono poco più di 17 mila. Meno di diecimila i piemontesi. 7.882 i liguri. Fanalino di coda la Valle D´Aosta: hanno deciso di abbandonare le montagne per la Capitale soltanto in 292.
Tanti invece i residenti non italiani. «La crescita della popolazione straniera residente a Roma - spiega Cutrufo - è avvenuta in modo molto rapido. All´inizio del 1999 ammontava a 145.289 persone, cifra più che raddoppiata in una decina di anni». Roma è di fatto il comune italiano con maggior numero di stranieri. Anche se i calcoli sono approssimativi. «La stima è complessa - continua il vice sindaco - per la possibile non registrazione all´anagrafe e la non regolarità della presenza». Secondo l´anagrafe nel 2010 sono 320.409. Ed il numero è incredibile: uguale a quello di una città come Bari che secondo i dati Istat ha 320.677 abitanti. E poco inferiore a quella del capoluogo emiliano, la dotta Bologna con i suoi 374.944 residenti.
È la capitale dei pendolari ogni giorno l´arrivo dei 300mila -
Quasi tre milioni di residenti. Anche se la realtà è tutt´altra. Ogni giorno a Roma siamo in 3.852.397. "Presenze" le chiama chi con i numeri e le statistiche ci lavora. Che vuol dire mettere nel mucchio gli universitari fuori sede, i militari, i pendolari. Un esercito di persone che lavorano, studiano, vanno in giro per negozi, ammirano i musei. E poi vanno via.
Ed è proprio il pendolarismo il fenomeno che fa lievitare il numero del popolo delle "presenze". Ovvero, trecentomila persone che ogni giorno arrivano a Roma. Cifra che si raggiunge sommando ai 246mila, che ogni mattina partono dalla Provincia romana per raggiungere la capitale, altri 50mila che invece arrivano dalle altre province laziali.
Ma non solo. Roma è anche la città dove ha sede il Governo. «Ai 300 mila vanno aggiunti anche i parlamentari», dicono dal Campidoglio. E ancora. C´è da considerare il personale diplomatico, gli organismi internazionali, i militari, i religiosi. Nel conto poi, non bisogna dimenticare di aggiungere gli arrivi in città. Negli aeroporti di Ciampino e Fiumicino, ogni giorno, sbarcano almeno 52.000 persone. Arrivi che diventano 549mila se si sommano anche quelli, dall´Italia e dall´estero, in treno (460.000) e in nave (83.996).
E´ un´altra piccola città nella città quella degli studenti. Secondo fonti del ministero dell´Istruzione e della Università, i ragazzi che seguono corsi universitari, ma non residenti, sono 103.000. Centomila fuori sede che seguono le lezioni, studiano in biblioteca, sostengono esami. E rappresentano più del 45% degli iscritti negli atenei romani. Insomma, alla fine si arriva a calcolare una popolazione giornaliera sul territorio che sfiora 4 milioni di presenze. Un milione in più da aggiungere a residenti veri e propri. Con entrate tributarie prelevate nella maggior parte dalle tasche dei cittadini romani.