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 2010  settembre 10 Venerdì calendario

LA GUERRA DEI TG

Per assaporare Telesogno e rompere l´asfissiante duopolio Raiset doveva tornare in video un giornalista che sognatore non è. Enrico Mentana odia fare la vittima, non denuncia editti bulgari, non organizza piazze mediatiche, si dichiara politicamente agnostico e non va a votare dai tempi della Prima Repubblica quando era socialista. Eppure il suo arrivo al Tg di La7 annuncia una rivoluzione e a forza di record di share conquistati in appena 10 giorni apre la grande guerra autunnale dei tg.
Incredibilmente, la prima vittima della battaglia è la corazzata dei tg, il tradizionale appuntamento degli italiani, l´inattaccabile Tg1. Molti osservatori hanno fatto un balzo sulla sedia vedendo i risultati Auditel dell´altro ieri. Il telegiornale di Augusto Minzolini ha sfiorato il minimo quasi storico del 25,5 per cento di share.
La statistica di un solo giorno non vale, per carità. Ma confrontando il pubblico dell´8 settembre con quello dello stesso mercoledì di un anno fa salta agli occhi l´esodo di circa 850 mila spettatori. Da 6.333.338 teleutenti a 5.489.317. Spettatori che in questi mesi hanno scelto un libro, un giornale, Internet e che adesso hanno un´alternativa in più: La7. Forse è solo una coincidenza ma il pessimo risultato viene dopo l´editoriale di Minzolini di martedì sera, in cui il «direttorissimo» (parola di Berlusconi) metteva in guardia i cittadini da eventuali ribaltoni e suggeriva al governo la strada delle elezioni anticipate. Parole che evidentemente non hanno irritato solo il Quirinale.
Ieri mattina è stato il «sognatore» Michele Santoro uno dei primi a notare la clamorosa curva Auditel.
Per quelli come lui, sofferenti nella tenaglia del partitismo dominante in Rai e del palese conflitto d´interessi di Mediaset, i successi di Mentana disegnano la possibilità di una terza via, di un terzo polo tv. Attorno al TgLa7, ormai intorno a uno share del 9 per cento (solo mercoledì si è registrato 9,10% e 1 milione 945mila spettatori in più) si può costruire un´informazione più libera, meno ingessata. Ciò che prova a fare il Tg2 sulla Rai, stretto nella morsa di due telegiornali schierati, il Tg1 e il Tg3. «Il Tg1 non perderà il primato. Ma sarà dura tornare al 30 per cento», prevede Francesco Siliato, partner dello studio Frasi, docente di Sociologia, studioso dei dati Auditel. Siliato crede che la politica c´entri molto. Secondo per secondo ha esaminato i flussi di spettatori durante l´editoriale di Minzolini (dalle 20.06 alle 20.08): 190mila spettatori in entrata (soprattutto da Rete4), ben 243 mila in uscita. Il grosso verso Mentana.
Ma la battaglia nell´etere si nutre dell´effervescenza del clima politico e gli ascolti dei maggiori telegiornali sono come le montagne russe: vanno giù il Tg1 e il Tg5, salgono il Tg3 e soprattutto il Tg di la 7. Con Mentana, i telespettatori sembrano essersi svegliati da un lungo torpore.
Una ricerca dello Studio Frasi della prima settimana di settembre conferma che il pubblico del Tg1 delle 20 è in gran parte anziano (il 47,56% ha più di 65 anni) e con basso titolo di studio (solo il 5,23% ha la laurea). Il Tg5 raccoglie molti consensi tra i 25 e i 55 anni (43,29%), mentre il Tg di La 7 raccoglie il favore dei giovani, nella fascia di età 45-54 anni (16,02%) e con titolo di studio alto: il 15,64% ha la laurea. Da una fotografia più approfondita del profilo del pubblico del nuovo Tg di Enrico Mentana si desume che si tratta di un pubblico "spender", di classe socio-economica alta (24.81%) e medio alta (41.46%). Le regioni in cui si vede maggiormente il TgLa7? La Lombardia (24.86%), l´Emilia Romagna (11.44%) e il Veneto (11.36%). Dai dati Auditel dell´8 settembre, si vede come il Tg di Mentana riesca ormai a calamitare spettatori provenienti da altre reti. L´emorragia del Tg1 è evidente (700mila persone passano da Raiuno a La 7 dalle 19.56 alle 20), più contenuto l´esodo da Canale 5 verso La 7 (160mila persone alle 20.16).
Mentana non vorrebbe enfatizzare il successo del suo Tg («è come se il pittore parlasse del suo quadro»), né della migrazione di telespettatori dal Tg1 al Tg di la 7: «Io sono il beneficiario. Ci sono nuovi spettatori? Posso solo dire che, a torto o a ragione, c´era molta gente che aveva perso la voglia del rito, di vedere il telegiornale». Poi, Mentana accetta di parlare dell´ultimo dato Audiutel, quello di mercoledì sera, quando il suo Tg ha sfiorato i due milioni di telespettatori, con più di 3,4 milioni di contatti. «Dato confortante. Perché era una giornata normale ed abbiamo fatti quasi lo stesso ascolto avuto con Fini ospite. Vuol dire che abbiamo uno zoccolo di ascolto, ora dobbiamo fidelizzare il pubblico». Il profilo dei telespettatori? «Sono contento che sia un bel pubblico. Ma io considero gli spettatori tutti uguali. Il mio Tg deve piacere al nonno e al nipote, al negro e al bianco, al leghista e al siciliano».
Il professor Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma, analizza le ragioni del successo del Tg di Mentana. «Non c´è nessuna innovazione nella produzione delle news. C´è stanchezza del pubblico, visibile non solo dalle tendenze di quest´ultima stagione. È vero che si può dire che il disagio riguardi tutta la tv generalista, ma in passato il giornalismo e le news erano sottratte alla crisi di pubblico, mentre stavolta il disincanto nei confronti dell´immobilismo e della ritualità dell´offerta televisiva di notizie finisce per coinvolgere frontalmente proprio il pubblico dei Tg. Può sembrare dunque che non sia un giudizio euforico nei confronti di Mentana, che invece ha diritto a una sua quota di appeal; ma è vero che in larga misura il suo successo è costruito dalla insipienza degli altri». E la composizione del pubblico del Tg di la7? «La questione della composizione del pubblico di Mentana fa emergere più nettamente le sue doti comunicative e la capacità di analisi dei bisogni del pubblico. Del resto, chi ha un po´ di memoria, o semplicemente ha studiato di più, dovrebbe sapere che già nella sua prima performance innovativa (passando a Fininvest il 13 gennaio 1992) il pubblico che egli conquistò era composto di tre segmenti non equivalenti ma non meno interessanti. Uno strappato al Tg direttamente concorrente (la quota più vistosa), uno racimolato da tanti pubblici di Tg in onda in orari diversi, e infine una interessante seppur non eclatante porzione di soggetti che fino ad allora erano stati assolutamente estranei ai Tg e alle news televisive. Sospetto che anche stravolta si delinei un fenomeno simile, anche se continuo a pensare che il pubblico affaticato dalla cattiva qualità di alcuni Tg concorrenti sia la dote più vistosa».