Michela Auriti, Oggi, n. 37, 15 settembre 2010, pag. 49, 15 settembre 2010
BONTA’ LORO CATTIVERIE MIE
Nel suo ufficio al teatro Parioli, Maurizio Costanzo non può che parlare di Tv. Il 13 settembre riparte su Rai 1 con Bontà loro (dal lunedì al venerdì, ore 14.10) e sabato 18 anche con il programma da lui ideato, Memorie dal bianco e nero. Al maestro delle interviste abbiamo chiesto, per una volta, di rivestire il ruolo dell’intervistato.
Costanzo, con Bontà loro lei torna alle origini. Era il 1976, fu il primo talk show.
«Il titolo è un omaggio. Dedicherò spazio ai temi della famiglia, lasciando interagire personaggi noti con persone qualunque. Nella prima puntata ospito Ricky e Gianmarco Tognazzi, a vent’anni dalla morte del padre Ugo. Prenderò spunti dalla cronaca. E darò molto spazio agli anziani».
Scusi, ma non sarebbe meglio puntare sui giovani?
«E dove stanno i giovani? I pochi che ci sono si sparpagliano sui canali digitali. L’Italia è il Paese più longevo d’Europa, abbiamo 12 mila centenari. A fronte della denatalità, c’è un universo adulto e lucido che fa il peso della tv generalista. Guardi il successo di Da da da: oltre 6 milioni di telespettatori a fronte di costi irrisori. Dai 40 anni in su, gioca la memoria. E senza passato, non c’è futuro».
Bontà loro, sì. Però lei, agli inizi, era cattivissimo.
«Mi veniva spontaneo. Ma quelli erano altri tempi, di forte contrapposizione. E poi io non sono cattivo, solo che non mi vietavo certe domande. Il mio talk viaggiava su grandi personaggi: da Andreotti presidente del Consiglio ad Amendola e Pajetta nel Pci. Oggi c’è una politica modesta, fatta di initerrotte querelle. Scherzando, dico che il nuovo leader della sinistra ha superato gli esami di terza media e sta entrando in quarta ginnasio».
Anche Nichi Vendola deve prendere la maturità?
«Lui mi piace molto, abbiamo mangiato insieme di recente. Guardo con simpatia Ballarò di Floris ma, in generale, è difficile fare i talk con i politici di oggi. E non è solo questo. In Europa mancano grandi scrittori, registi, architetti. E per esercitare la cattiveria, bisogna avere ospiti in grado di reggerla...sennò è come spara’ sul presepio! Ero amico fraterno di Gassman e Sordi, ora chi chiamo? Scamarcio? E lo dico con simpatia. Amo Favino e Germano, ma devono crescere».
Lei ha lavorato 26 anni in Mediaset e nel 2004 dichiarò che Berlusconi «è bugiardissimo». Conferma?
(ride) «Lo dissi pure in onda. E’ bugiardo anche con se stesso. Ma ha un’alta considerazione dell’amicizia e si stupisce davanti ai tradimenti».
Era meglio ieri come editore o oggi come politico?
«Come editore è stato eccezionale, di grandi intuizioni. Il Berlusconi politico l’ho seguito meno, ma mi ha sempre lasciato fare il mestiere in libertà. E non avevo le sue idee».
Altri ricordi?
«Quando decise di scendere in politica, convocò alcuni di noi ad Arcore. Alla fine gli dissi: "Non penso di votarti, ma sarò corretto nei tuoi confornti, se tu lo sarai nei miei". Così è stato. Una volta, quando si occupava di Fininvest, discuteva con altri se licenziare un dipendente che rubava. Lui non volle e a me, che gliene chiedevo la ragione, rispose: "Se già si sa in giro, chi mai lo assumerà?"».
Pier Silvio ha le stesse doti?
«Se fai televisione, è pesantissimo essere il figlio di Berlusconi. Ma anche con lui ho lavorato in sintonia, benchè la mia precedente vicinanza al padre potesse costituire un deterrente».
Rimango in famiglia. Quattro anni fa, quando ancora conduceva Buona Domenica, lei ebbe uno scontro con Barbara Berlusconi.
«Disse che se avesse avuto un figlio, non gli avrebbe fatto vedere il mio programma. E io m’incavolai. Oggi che è madre, vorrei sapere cosa pensa di fargli vedere».
E’ tornato in Rai alla scadenza del contratto Mediaset. Vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa?
«No, ma bisognerebbe avere rispetto per chi ha dimostrato di saper fare il proprio lavoro. Mike Bongiorno, il primo grande nome ad arrivare in Mediaset, è stato forse troppo marginalizzato alla fine del suo contratto. Se non era per Fiorello... Lo dissi a mia moglie, mentre stavo per "scadere" anch’io: "Ho paura della sindrome Mike, vorrei tornare in Rai". Ma nessun dito puntato, era solo il clima che sentivo pesante. In Mediaset ho lasciato tanti amici».
Il Tg1 di Minzolini è accusato d’essere di parte.
«Al direttore generale Rai, Mauro Masi, ho chiesto in un’intervista appena uscita: "Come mai vedendo il Tg3 delle 19 e il Tg1 delle 20 sembra di vivere in due Paesi diversi?" Ha risposto che non è d’accordo, che i due Tg sono complementari. Ma io la domanda l’ho fatta su quel che noto».
Fece clamore l’uscita di Mentana da Mediaset.
«Sono felice, ora, per i suoi ascolti su La7. Che una tale professionalità fosse lasciata a casa, lo trovavo delittuoso. E l’ho sempre dichiarato».
Si dice di una sua antica rivalità con Vespa.
«Mai avuto rivalità con nessuno, gli altri forse. Ma andavamo in onda allo stesso orario».
Si è fatto il nome di Vespa per la conduzione del Festival di Sanremo.
(ride) «Immagino che Bruno abbia rinunciato con dolore».
Con Baudo siete nemici o amici?
«Sei anni fa ci ritrovammo nello stesso ospedale, al San Raffaele di Milano. Mi misero un bypass. Mia moglie venne a dirmi che Pippo era ricoverato tre stanze dopo la mia. Esclamai: "Pure qui!". Poi una scena da film: con Baudo passeggiavamo in corridoio, vestiti da ospedale, e io avevo la flebo attaccata».
Quindi?
«Vorrei dire a tutti: invecchiamo con dignità».
Costanzo, lei è davvero diventato buono. C’è qualcosa che non le piace nei programmi di sua moglie Maria?
«E’ una professionista, la mia scoperta migliore. Amo C’è posta per te e con Amici ha fatto svoltare le case discografiche. Non credevo in Uomini e donne, ma è una soap di realtà che continua ad andar bene. Ancora meglio da quando le ho suggerito di dare spazio agli anziani».
Dieci e lode, quindi?
(ride) «Qualche anno fa, in alcuni serali di Amici, mi sono arrabbiato come una belva perché i commissari mortificavano i ragazzi. Una volta minacciai di piombare in diretta».
Nel 2007, lei subentrò a Proietti nella direzione del Teatro Brancaccio e fu polemica. Come sono oggi i vostri rapporti?
«Con Gigi nun se vedemo. Ma dal Brancaccio ora sono fuori».
Cita spesso una frase di Enzo Biagi: «Bisogna conservare dei nemici per la vecchiaia».
«Sì, e coltivarli. Trovo agghiacciante la strategia del consenso. Quando ti fanno il busto al Pincio, è davvero finita».