Daniele Martini, il Fatto Quotidiano 10/9/2010, 10 settembre 2010
IL POSTINO NON BUSSA DI SABATO NIENTE PIÙ LETTERE (E GIORNALI)
Dalla fine di maggio dell’anno prossimo la posta, compresi i giornali, non sarà più consegnata il sabato. È una novità notevole, non era mai successo. Bisogna riandare indietro di parecchio per trovare qualcosa di simile e non per effetto di una scelta aziendale, come avviene ora, ma per cause di forza maggiore. Solo durante le sanguinose sommosse del biennio rosso, dal 1919 al 1921, la continuità del servizio postale fu messa seriamente a repentaglio. Ma quella fu una specie di rivoluzione mancata, da cui per reazione nacque il fascismo. Oggi la consegna di lettere e giornali viene tagliata a tavolino, per risparmiare, mentre vengono potenziate funzioni aziendali più ricche, dal Bancoposta alle assicurazioni. Tutto avviene sotto gli occhi di un governo assente fino all’abulia, che lascia fare, sulla falsariga di ciò che sta succedendo con le Ferrovie, dove all’amministratore Mauro Moretti è stato consentito di concentrarsi solo sui treni redditizi, i Freccia Rossa, Argento e similari, lasciando il resto in balia di se stesso, dai convogli per i pendolari a quelli sulle lunghe percorrenze ai merci. Con tanti saluti al servizio universale, cioè al dovere di un’azienda pubblica come Fs e Poste, appunto, di garantire le proprie prestazioni a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale. Con il taglio del sabato postale, è un altro pezzo dell’organizzazione statale che se ne va, grazie a una manovra condotta quasi alla chetichella e con il beneplacito dei sindacati.
Per lo svolgimento del servizio universale, le Poste ricevono oltretutto un sussidio pubblico, una bella somma che aumenta di anno in anno: 533 milioni nel 2007, 670 l’anno successivo, 739 nel 2009. In cambio di questi fondi, l’azienda delle lettere sottoscrive un “contratto di programma” con lo Stato, un accordo con cui si impegna a garantire prestazioni con determinati standard di qualità. Per esempio la posta prioritaria dovrebbe essere consegnata rispettando la formula che i tecnici chiamano J+1, cioè il giorno successivo a quello dell’invio. Con la soppressione della consegna del sabato, queste minuziose clausole del contratto Stato-Poste suonano ormai anacronistiche.
Dalle cartoline
al Bancoposta
IL SABATO senza lettere e giornali è frutto di un accordo sottoscritto dalle Poste con tutti i sindacati, dalla Cgil all’Ugl passando per gli autonomi della Cisal e della Confsal. Ognuno dei contraenti ritiene di aver guadagnatoqualcosa.Ilvantaggio delle Poste sarà dell’ordine di centinaia di milioni di euro all’anno, ottenuti soprattutto con risparmi sul costo del lavoro, con la riduzione dei voli postali e delle spese fisse di gestione degli impianti, anche se i portavoce dell’azienda dicono che un calcolo definitivo non è stato ancora effettuato. Circa 3.300 postini saranno spostati dal recapito delle lettere a quello che viene chiamato il “mercato privati”, come il Bancoposta o le assicurazioni, settori che al management aziendale interessano di più perché ricchi di ricavi ed utili. La consegna delle lettere, invece, è un lavoro che da anni perde a rotta di collo in termini di volumi e di incassi. L’altr’anno gli invii sono stati 5.833 milioni, circa 700 milioni in meno rispetto all’anno precedente, con una diminuzione percentuale di circa il 10 per cento; solo la contrazione della posta prioritaria è stata di quasi 400 milioni di pezzi. È evidente che su questi dati pesa la diffusione della corrispondenza via Internet, ma è altrettanto chiaro che i servizi postali classici, compreso quelli promettenti, come la posta commerciale, sono stati, di fatto, abbandonati alla deriva e sbrigativamente considerati dall’amministratore Massimo Sarmi una specie di sopravvivenza del passato. Di pari passo crescono i ricavi postali ottenuti con i servizi finanziari: nel 2009 gli introiti del Bancoposta, per esempio, sono salitida 1miliardoe800milionidi euro a 2 miliardi, con una progressione percentuale del 7,6. In pratica sotto la direzione di Sarmi le Poste italiane stanno portando alle estreme conseguenze il processo di mutazione genetica, un cambiamento radicale che consiste, di fatto, nella trasformazione dell’azienda pubblica delle lettere in una specie di gigantesca bancassicurazione. Va in questa direzione anche la decisione assunta all’inizio di luglio di trasferire il 35 per cento del capitaledellePostedallaCassadepositi e prestiti al Tesoro guidato da Giulio Tremonti che di nuovo diventa padrone al 100 per cento dell’azienda postale. Secondo alcuni, questa manovra sarebbe propedeutica alla quotazione del Bancoposta in Borsa.
L’avvallo
dei sindacati
ANCHE i sindacati e i lavoratori delle Poste ritengono di trarre benefici dall’accordo sottoscritto. Prima di tutto riescono a limitare i tagli annunciati dall’amministratore Sarmi, 6.500 persone circa che avrebbero dovuto lasciare l’azienda. Con l’intesa se ne andranno solo 3 mila e in modo incentivato e morbido; per gli altri3milaepassacherestanoe sono spostati da un servizio all’altro, si profila addirittura un piccolo affare perché ci guadagnano in carriera e in stipendio in quanto vengono promossi dal livello D (portalettere) al livello C (sportellisti). Non ci guadagnano i cittadini, però, e neanche gli abbonati ai giornali,Fattocompreso,aiquali verrà distribuita il lunedì, quando va bene, l’edizione di 2 giorni prima. Fino ad oggi la corrispondenza era consegnata anche il sabato, in alcuni casi dalle 7 alle 13, in altri dalle 8 alle 14. Quando l’accordo entrerà a regime, invece, la lavorazione delle lettere sarà interrotta alle 22delvenerdìesaràripresaalle 4 del pomeriggio di domenica con la riapertura dei Cmp, Centri meccanizzati postali, per l’organizzazione delle consegne del lunedì. Il nuovo sistema sarà introdottopergradieattraversovariefasi di sperimentazione. Il primo ciclo parte il 20 settembre, durafinoall’8ottobreeinteressa7 centri medio-piccoli e un quartiere di Roma, Forte Bavetta. I centri saranno Modica e Vittoria nel Ragusano, Fabriano nelle Marche, Prato in Toscana, Boario e Lovere in Lombardia e Caluso in Piemonte. Subito dopo , dall’11 ottobre a marzo 2011, la sperimentazione interesserà i centri metropolitani e i capoluoghi di provincia e infine i centri più piccoli dal primo gennaio alla fine di maggio. Da quel momento entrerà in funzione a regime e su tutto il territorio nazionale il sabato postale senza posta.