Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 10 Venerdì calendario

Carlo Rossella: Non potrei vivere senza il cellulare sempre acceso - Carlo Rossella lei è drogato di la­voro? «Contrariamente a quello che pen­sano i miei nemici che mi considerano un perdigiorno, sì, io sono un workaholic »

Carlo Rossella: Non potrei vivere senza il cellulare sempre acceso - Carlo Rossella lei è drogato di la­voro? «Contrariamente a quello che pen­sano i miei nemici che mi considerano un perdigiorno, sì, io sono un workaholic ». Perché? «Se non lavoro sto male. Mi annoio, devo avere sempre qualcosa di utile da fare. Se non scrivo, leggo, se non leg­go, vado a vedere un film, per lavoro ovviamente. Il momento peggiore del­la settimana è il week end». E quando faceva il direttore lavora­va ancora di più? «Be’ lì proprio non staccavo mai,dal­la mattina a notte fonda. Mi concede­vo qualche giorno di ferie. Quelle sì, le trovavo doverose perché mi faceva­no bene alla salute mentale e fisica». Si staccava dalla sua redazione completamente? «Mai, il cellulare era sempre acceso, però mi sentivo più rilassato». Con i suoi nuovi incarichi lavora di meno? «Insomma. La mia giornata inizia alle sei di mattino e finisce alle 20 circa quando torno a ca­sa. Poi ci sono le ce­ne, più o meno doverose, dove però non faccio mai tardi. Alle undici voglio andare a dormire. Odio le sedute con­viviali che mi tengono bloccato per tre ore. Mentre ai buffet adotto la tattica dell’avvocato Agnelli». Qual era? «Entrare, farsi vedere, uscire alla chetichella». Ma sua moglie non si lamenta mai? «No. Mia moglie è medico, anche lei lavora moltissimo, in ospedale, a casa, non si stacca mai dai suoi casi. Insom­ma, anche lei rientra nella mia catego­ria di lavorodipendente». Dunque niente contrasti per il tem­po libero? «Siamo sposati da 33 anni e felice­mente ». Si è mai svegliato di notte pensan­do alle cose da fare? «Moltissime volte».