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 2010  settembre 09 Giovedì calendario

DALL´ASSALTO A TELECOM ALLA TRINCEA ANTI SKY UN TUTOR PER IL BISCIONE - MILANO

Da quando è diventato viceministro con delega alle Comunicazioni, nel 2008, Paolo Romani ha perseguito caparbiamente ma senza risultati un obiettivo preciso: sfilare la rete telefonica dal controllo assoluto di Telecom Italia. E stranamente questo obbiettivo coincide con le preoccupazioni che da tempo circolano tra le prime linee manageriali di Mediaset. In prospettiva, infatti, il business della Tv sia in alta definizione (HD) ma soprattutto in tre dimensioni (3D), necessiterà di un fabbisogno di banda ultralarga molto elevato per svilupparsi appieno. E Mediaset questa banda non ce l´ha mentre Telecom ha una rete su cui si può innestare lo sviluppo futuro.
Dunque, per le tv del Biscione, risulta fondamentale mettere un piede dentro la rete del futuro, non è ammissibile che un bene così importante sia controllato da un solo operatore la cui proprietà, tra l´altro, fa riferimento a banche e assicurazioni poco controllabili. L´uomo giusto per colmare questa grave lacuna è proprio Romani che comincia a manovrare intorno alla Telecom e al business televisivo dalla plancia di comando del ministero. Il primo tentativo è quello di collocare il suo amico Stefano Parisi, ad della Fastweb, sulla poltrona occupata da Franco Bernabè facendo leva su Mediobanca e sul suo presidente di allora, Cesare Geronzi, che voleva accreditarsi presso Berlusconi in vista di un suo spostamento alle Generali. Ma il piano fallisce e nel marzo 2010 Parisi finisce indagato nell´inchiesta sul traffico telefonico illecito di Fastweb e Sparkle. Poi Romani arruola un manager esperto di tlc come Francesco Caio per elaborare un piano di ammodernamento delle infrastrutture telefoniche in Italia. La rete a banda larga appunto. E Caio dirà che la soluzione migliore è quella di scorporare la rete da Telecom in modo da condividerla tra tutti gli operatori.
Lo zampino di Mediaset è sempre dietro l´angolo e Romani viene pizzicato a una riunione con Fedele Confalonieri, Caio, e i consulenti della Booz Allen in cui si discute proprio su come scorporare la rete Telecom ma senza aver interpellato quest´ultima. Il conflitto, anche in questo caso, è evidente, ma gli azionisti e Bernabè stoppano qualsiasi operazione. E allora Romani tenta l´ultima carta: sempre in combutta con Parisi, a cui questa volta si associano anche gli ad di Vodafone e Wind, lancia un progetto per una nuova rete in banda larga di cui il paese sembra non possa più fare a meno. Ma anche questo tentativo si scontra con il muro alzato da Telecom e dai suoi manager.
A Romani non ne va bene una e anche il tentativo di difendere il mercato televisivo italiano dall´avanzata di Sky finisce male. La nuova frontiera è il digitale terrestre e per sanare un´infrazione europea della legge Gasparri si deve procedere a una gara per assegnare cinque multiplex a vecchi e nuovi entranti. Rupert Murdoch chiede alla Ue una deroga per poter partecipare alla gara e Romani si batte, al fianco di Confalonieri, per impedirlo. Chiede udienza a Joaquin Almunia, il commissario Ue alla Concorrenza, ma costui non gradisce interferenze e la seconda richiesta di incontro rimane inevasa. Poi arriva la doccia fredda: Sky ottiene il via libera per entrare nel digitale in chiaro suscitando la reazione scomposta dell´entourage Mediaset. Il bando di gara è in mano al ministero e tra gli addetti ai lavori circola la voce che a Sky verranno creati ostacoli. Almunia tuona da Cernobbio: «Abbiamo una procedura aperta, la gara per i mux dovrà rispettare le regole europee».
Quando le maglie per Mediaset sembrano stringersi si scopre che Romani ha autorizzato Mediaset a occupare una frequenza per sperimentare il digitale in alta definizione. Nessuno ne sapeva niente e la gentile concessione ha tutta l´aria di un trattamento di favore in vista della futura gara. Ma che importa, ora Romani sta per cogliere i frutti del suo lungo, ma infruttuoso, lavoro: nei prossimi giorni Berlusconi salirà al Colle per proporlo ministro dello Sviluppo Economico.