Antonio Dini, Nòva24 9/9/2010, 9 settembre 2010
QUEL PING CHE NON C’ERA
Quando i tuoi 160 milioni di uten-ti hanno scaricato 11,7 miliardi di canzoni in cinque anni, permettendoti di creare dal niente non una semplice piattaforma, ma un’intero settore industriale, innovare diventa difficile. Cos’altro ci si può inventare che la concorrenza non abbia già provato, fallendo in maniera più o meno spettacolare?
Apple gioca con Ping, che definisce il suo "social network musicale". Ma attenzione a non fraintendere, perché social network è una locuzione sempre al plurale: ne esistono di tipi differenti, con finalità e affinità le più varie. Ping, ad esempio, non vuole scalzare Facebook dal suo trono ( non sono neanche previste applicazioni e widget) o cercare di sostituirsi a Twitter. Piuttosto, cerca di far evolvere la comunità di utenti che da cinque anni popola le pagine di iTunes store, scrivendo commenti e raccomandando artisti e canzoni.
Non a caso Steve Jobs la scorsa settimana ha introdotto Ping così: «Noi di Apple abbiamo iniziato il nostro business con la musica perché la amiamo davvero. Adesso, anche se abbiamo avuto un piccolo successo in questo campo, continuiamo ad amarla come il primo giorno».
Lo sforzo culturale di Apple è visibile: l’azienda non frequenta i social network (i dipendenti di Steve Jobs non possono bloggare su argomenti connessi al lavoro) e Apple stessa non ha un gruppo ufficiale su Facebook né una voce su Twitter. Le comunicazioni ufficiali arrivano solo tramite ufficio stampa oppure i keynote e le email di Steve Jobs. Che non ha mai nascosto di avere, per usare un’eufemismo, un’opinione tiepida ad esempio su blogger. Con Ping però le cose cambiano: Ping è un modo sociale per ascoltare la musica, una piazza dove incontrarsi e continuare la relazione con gli artisti e gli altri appassionati di quella musica. «È anche un modo – ha detto Steve Jobs – per trovare nuove canzoni» all’interno di un catalogo da più di dieci milioni di brani.
La grafica minimal di Ping, inserito all’interno di iTunes, rende il social network musicale di Apple formalmente diverso da tutti gli altri: con l’eccezione forse solo di Second Life, l’unico altro ad aver bisogno di installare del software per poter accedere al metaverso digitale. Ping ha bisogno di iTunes per poter sfruttare al meglio non solo l’integrazione con la musica già scaricata e ascoltata dall’utente, ma anche con tutta l’ampia infrastruttura di iTunes store, basata in buona parte su framework proprietari di Apple e su QuickTime. Ping inoltre, se attivato, viene reso disponibile automaticamente su iTunes store su iPhone, iPod touch e iPad.
I rapporti fra utenti all’interno di Ping hanno differenti modalità. La prima e più evidente è la struttura asimmetrica, simile a quella di Twit-ter: una star può essere seguita da milioni di fan, senza bisogno di seguirli a sua volta. In lieve analogia con MySpace,centrato sull’idea di home page del singolo, Ping permette infatti solo a un genere particolare di partecipanti, cioè gli artisti la cui musica è scaricabile da iTunes store, di avere dei propri "angoli" dove possono essere raggiunti e seguiti dai loro fan, con i quali condividono link, foto, anteprime e altro materiale.
I settaggi della privacy sono essenziali ma funzionali, basati su tre semplici livelli. Si può consentire a chiunque di seguirci senza bisogno di preventiva approvazione, consentirlo solo a quelli che autorizziamo oppure non renderlo possibile per nessuno. In ogni caso i nostri commenti e le cose in comune (musica preferita, quella che ascoltiamo, voti e commenti su album, artisti e post di altri) diventano visibili e linkabili a loro volta da chiunque.
La seconda modalità di interazione si costituisce come un rapporto simmetrico. Con gli amici digitali, infatti, le informazioni fluiscono in maniera più simile a quanto accade su Facebook. Vediamo cosa i nostri amici acquistano e ascoltano, vedere anche la classifica combinata dei gusti del momento di tutti i nostri amici e accedere a un archivio di 17mila concerti, per sapere quali sono i più vicini e dare contesto territoriale come con Foursquare. Secondo gli osservatori, la mancata integrazione con Facebook tramite "Connect", che in un primo tempo era stata prevista e che poi Apple avrebbe rifiutato a causa delle eccessive richieste da parte di Mark Zuckerberg, decreterà il fallimento di Ping, in quanto "anonimo" e "uno fra i tanti". Senza contare che Lala, il servizio di streaming di musica acquistato da Apple e trasformato nella base di Ping, aveva potenzialità maggiori. Infine, l’approccio basato su client come iTunes starebbe finendo. Secondo altri, l’approccio minimale e laterale, centrato sulla musica e la partecipazione di alcuni musicisti alla conversazione, renderà invece Ping un valido complemento di iTunes store.