Andrea Laffranchi, Corriere della Sera 9/9/2010, 9 settembre 2010
MILVA: MAGIA FINITA, ADDIO ALLE SCENE
MILANO — La Rossa lascia le scene. Milva, classe 1939, ha deciso di ritirarsi. Dopo 52 anni fra musica e teatro, Milva annuncia via lettera la decisione «di mettere un punto fermo alla mia carriera di interprete dal vivo». Nelle poche righe d’addio ricorda che la sua «preoccupazione» è sempre stata quella di dare al pubblico «la più alta qualità dell’interpretazione e dell’esecuzione musicale».
La diva si rammarica di non poter più garantire «questa magica e difficile combinazione» per motivi di «salute»: un ricovero d’urgenza a maggio e altri malanni le hanno fatto cancellare alcune esibizioni, compreso il concerto previsto ieri a Verona dove avrebbe dovuto presentare, con Franco Battiato, il suo nuovo cd «Non conosco nessun Patrizio». Che le succede? «È una mia scelta e non voglio piangermi addosso o farmi compatire. Dopo il "coccolone", però, i medici mi hanno consigliato di lasciare. Non era tanto un problema di voce che fatica, ma è ancora chiara. Alla fine degli spettacoli non avevo più forze, ero sfinita. Bisogna che stia a sentire il corpo che ho molto maltrattato. Non ho mai preso quelle cose che fanno più male che bene, ma molti medicinali che aiutano la voce. E quelli hanno fatto male al corpo». Che farà adesso? «Aspetto che la vita passi e offra altro. Continuerò a leggere e non so se avrò la forza di scrivere qualcosa anche se qualcuno crede che io ne sia capace». Lo spettacolo del cuore? «Un concerto brechtiano alla Philharmonie di Berlino 20 anni fa: andare nel teatro dove dirige Abbado... E poi le tre volte alla Scala. Non credo sia capitato a molti colleghi...».
La canzone che più la rappresenta?
«"Milord". Nessuno se l’è più scordata, ha un testo straordinario».
Con Mina e Ornella Vanoni ci fu rivalità?
«A Sanremo ’61 la rivalità con Mina venne montata dai giornali. Lei è stata la più grande, duttilissima. Con la Vanoni siamo amiche, la sua voce è esclusiva, la mia più classica: fra di noi non ci poteva essere concorrenza». Ha mai scritto un brano? «Non ne sono capace e ho sempre invidiato i musicisti per questo». Come sta il nostro teatro? «Non vedo grandi cose. In questi anni ho seguito Ronconi: bravo ma non mi tocca dentro come Strehler. Giorgio mi manca tantissimo e credo che ora ci riavvicineremo prima del previsto». La musica italiana di oggi? «Mi sembra che i grandi cantautori portino avanti il vecchio repertorio». E i giovani dei talent show? «Ho visto "X Factor" l’anno scorso e mi è piaciuto Marco Mengoni, ha ottime possibilità vocali, ma non deve fare il verso a se stesso, deve trovare un repertorio». Lei lo ha avuto... «Andavo a cercare gli autori anche all’estero, come Vangelis in Grecia. Battiato, questo è il terzo cd con lui, è quello che ho apprezzato di più. Mi spiace non aver lavorato con Fossati, ma una volta mi ha detto che non riesce a scrivere per me». Errori? «Ho fatto anche cavolate, soprattutto in Germania dove volevano un disco all’anno. E la mia casa discografica rifiutò di farmi fare "Grande grande grande" che andò a Mina». Un bilancio finale? «Più vittorie che sconfitte».