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 2010  settembre 09 Giovedì calendario

DA QUANTI ANNI TORO FA DA TALPA ALLA CRICCA?

La posizione di Toro s’aggrava. E a rivelarlo sono gli atti con i quali, la procura di Perugia, chiede al Parlamento di procedere sull’ex ministro Pietro Lunardi, indagato per concorso in corruzione aggravata. “Edgardo Azzopardi ha ammesso, durante un interrogatorio a luglio, d’aver fatto assumere Camillo Toro all’Acea, negli anni 2003-2004”. E “gli anni 2003-2004”, scrive la procura di Perugia, sono “quelli di maggiore interesse investigativo”. In altre parole: per l’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro – indagato a Perugia per corruzione, favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio – i legami con la “cricca” potrebbero risalire a ben sette anni prima del 2009.

SETTE ANNI sui quali, i pm di Perugia Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, quest’estate hanno trovato “nuovi spunti investigativi” . Azzopardi si legge sempre negli atti, era “il tramite per l’acquisizione di notizie riservate sulle indagini della procura romana, in cambio del conseguimento di lavori in favore dei due figli di Achille Toro”. È attraverso l’asse Azzopardi-Camillo Toro che l’ex procuratore aggiunto, quindi, avrebbe rivelato agli indagati notizie sulle indagini in corso. Un fatto “inquietante”, scrive la procura, perchè “sin dal febbraio 2009, nel procedimento romano, si andava delineando, nel gruppo Anemone, il soggetto corruttore (...) e, in Angelo Balducci, uno dei funzionari corrotti”. Il punto è che i pm romani, e anche la polizia giudiziaria, premevano per poter indagare, per “adottare gli strumenti investigativi idonei, quali perquisizioni e intercettazioni telefoniche”. E invece “la condotta di Toro s’è caratterizzata per la stasi inibitoria e la volontà dissuasiva”. A Firenze, però, la procura procedeva spedita e accertava che “personaggi collegati ad Anemone e Balducci, in particolare Edgardo Azzopardi e Manuel Messina, stavano acquisendo, da Camillo Toro, le informazioni proprio su quel procedimento”. Il "gioco" viene scoperto e la presunta talpa viene individuata. S’è trattato d’un singolo episodio di corruzione? Ecco il punto chiave: “Le acquisizioni processuali” e “gli spunti investigativi non si limitano al 2009, ma si profilano in epoca di gran lunga superiore”. I pm indagano sulla carriera governativa: “Toro è stato nominato, nel 2006, capo di Gabinetto del ministero dei Trasporti”. E poi annotano: “Dicastero diretto, nel periodo immediatamente precedente, da Pietro Lunardi e nel quale Angelo Balducci ha rivestito la veste di capo di gabinetto”.

IN QUEL RUOLO quindi Toro succede a Balducci. Altro punto di contatto tra Toro e la cricca: “Alle nozze di Camillo Toro, anch’egli indagato, hanno partecipato, come testimoni, Edgardo Azzopardi, Massimo Sessa e Giancarlo Elia Valori. Mentre quest’ultimo è un noto dirigente d’azienda italiano, gli altri due hanno gravitato nell’ambito del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici”. Consiglio dei lavori pubblici, diretto proprio da Balducci, e il dato è interessante, nell’ottica dell’accusa, perché la cricca – che s’aggiudicava gli appalti del G8 e della Protezione civile – aveva un preciso modo di operare. A partire dal 2000. “L’associazione – si legge ancora – opera almeno dal 2000, allorché s’è costituita, in occasione dei lavori del Giubileo. E s’è posta, tra i suoi reati scopo, anche quelli di corrompere pubblici funzionari per conseguire gli appalti dei lavori pubblici e in occasione di verifiche fiscali, corrompere magistrati per conseguire informazioni riservate sulla pendenza di procedimenti penali”. Magistrati: al plurale. La loro corruzione era quindi uno scopo preciso del gruppo legato all’imprenditore Diego Anemone e ad Angelo Balducci. E se “l’associazione” si costituisce dal 2000, lo scopo è ricercato anche nel 2003-2004, quando il figlio di Toro viene assunto all’Acea su segnalazione di Azzopardi e, soprattutto, mentre “la figura centrale è rappresentata da Balducci”. La matassa si dipana fino al Vaticano: “Balducci dal 2001 è uno dei tre consultori (parliamo del patrimonio immobiliare, ndr) del cardinale Crescenzio Sepe per conto di Propaganda Fide”. C’è un altro magistrato fra i tre consultori: “Pasquale de Lise, presidente del Tar Lazio prima e attualmente Consigliere di Stato”.

UN ALTO MAGISTRATO – oggi al vertice della giustizia amministrativa – vicino a Balducci negli anni caldi delle operazioni immobiliari della cricca: i pm stanno effettuando accertamenti sulle operazioni bancarie di de Lise, che non risulta indagato, ma compare spesso negli atti dell’indagine insieme con suo genero. Era in contatto con Balducci in un momento di grande splendore: “Colpisce che Balducci si trovi a gestire, contestualmente, un potere immenso in materia di appalti pubblici e di patrimonio immobiliare dello Stato Vaticano. In tal modo, grazie al suo ruolo di Provveditore alle opere pubbliche del Lazio e, successivamente, di capo di Gabinetto del ministro Lunardi, funge da collante per la soddisfazione di interessi privati”. Per esempio: “l’acquisto della palazzina in via dei Prefetti”. Sono De Lise e Balducci, quindi, i consultori del patrimonio immobiliare di Propaganda Fide, quando Lunardi, nel 2005, acquista un palazzetto dal Vaticano. L’appartamento per il quale, oggi, la procura di Perugia lo indaga. Nello stesso anno la Arcus (società pubblica legata al ministero) eroga un finanziamento da 2,5 milioni di euro per un museo nella sede di Propaganda Fide. Mai realizzato. È il cardinale Sepe a chiedere al ministro Lunardi il finanziamento. Lunardi scrive una “nota d’ordine” che chiede di trattare il progetto “prioritariamente e in via di massima urgenza”. E poi, proprio da Propaganda Fide, per un prezzo notevolmente inferiore al valore di mercato, una società della famiglia Lunardi, acquista l’immobile in via dei Prefetti. Costo: 3 milioni. Valore: circa 8.