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 2010  settembre 09 Giovedì calendario

IL SUPER CHIRURGO CHE L’ITALIA LASCIA SENZA CATTEDRA

FIRENZE — Domani a Stoccolma riceverà ufficialmente l’incarico di professore ordinario al Karolinska Institute, l’università dei Nobel. Nel dirlo Paolo Macchiarini, l’unico chirurgo al mondo ad aver trapiantato con successo un organo ostico come la trachea (cinque interventi con una tecnica del tutto nuova, combinata con le staminali), non ha l’espressione gioiosa che ci si aspetterebbe: «Prima di morire papà, partigiano emigrato a Basilea, ha voluto gli promettessi che avrei fatto qualcosa per la nostra terra. Ecco perché desidero lavorare qui e non all’estero».
Cinquantadue anni, nato a Marina di Pietrasanta, laurea in medicina a Pisa dopo aver vissuto con i genitori in Svizzera, Macchiarini ha la docenza a Hannover, Londra, Barcellona ed è consulente di diverse altre università americane. Ma in quella di Firenze non riesce ad entrare malgrado il sostegno del presidente della Regione, Enrico Rossi, che due anni fa gli chiese la disponibilità di tornare dalla Spagna per restituire alla Toscana un cervello in fuga e creare un centro di eccellenza mondiale di chirurgia toracica.
Una serie di ostacoli, tra cui gelosie, invidie del mondo accademico e chiacchiere, lo tengono lontano. All’Italia è legato da un contratto di collaborazione con l’ospedale Careggi dove coordina un laboratorio di ricerca. Una storia come tante si contano da noi, Paese noto per il tessuto baronale e la chiusura di certi ambienti accademici, dove non sempre i migliori vanno ad occupare i posti che meriterebbero e a ottenere finanziamenti per progetti di qualità. Il ministro della Salute Ferruccio Fazio non scende nei dettagli: «Probabilmente Macchiarini è vittima di un sistema sbagliato. Per fare rientrare queste persone ci vuole illuminismo, vision — ricorre a un termine inglese —. Non amo parlare dei singoli, ma mi sembra di capire che questa situazione dipenda dalla solita difficoltà di colloquio tra Regione e Università».
Da ex cervello in fuga (otto anni all’estero prima di essere richiamato a Milano da don Verzé, al San Raffaele) Fazio sta per concludere un piano complessivo per riconquistare i giovani ricercatori. «Non è necessario che tornino qui — spiega —. Basta in molti casi trovare accordi di collaborazione con i centri esteri affinché riescano a lavorare per noi anche da lontano». L’operazione rientro è condotta anche attraverso un tavolo tecnico con il ministero della Pubblica Istruzione: «Con la Gelmini — insiste Fazio — stiamo cercando di rendere più scorrevoli i meccanismi che regolano i rapporti tra università e Regioni, due entità che spesso funzionano secondo compartimenti stagni, non da vasi comunicanti. Dobbiamo riformare i Policlinici universitari».
Il chirurgo toscano è stato invitato a Stoccolma per partecipare alla Conferenza dei Nobel. Parlerà dei progressi della medicina rigenerativa applicata alle vie aeree e di come si arriverà a rivoluzionare il trattamento di patologie e traumi oggi senza cura, a cominciare dai tumori. Si potrà fare a meno dei farmaci immunosoppressori e a ripristinare la trachea senza la chirurgia, con iniezioni. Un sogno? «Io sono un bischero e ci credo», dice lui.