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 2010  settembre 09 Giovedì calendario

SARAH PREPARAVA LA FUGA: PENSO’ ALLA FOTO PER LE RICERCHE

AVETRANA (Taranto) — Sarah l’aveva promesso al suo futuro: «Scapperò da questo posto». Della vita ad Avetrana non sapeva che farsene. I suoi quindici anni, qui, le sembravano sprecati. Di queste case basse, di questo cielo di provincia, di queste strade dove non arriva nemmeno l’odore del mare, non ne poteva più. Non erano soltanto i sogni di un’adolescente, non solo fantasie. Semmai un’ossessione, un pensiero ostinato che non la mollava mai. E che, ipotizzano gli inquirenti, potrebbe averla portata dritta fra le braccia di «quelli che l’hanno presa», per dirla con le parole della madre Concetta.
Si parte dalla sua voglia di fuggire, dunque. «Chissà quale foto sceglieranno per le ricerche...» aveva confidato Sarah a una cugina della sua età. Come se il suo progetto fosse ormai messo a punto. Lo racconta la stessa ragazzina in un verbale e tracce della «pianificazione» di una fuga sarebbero anche fra gli ottanta messaggi di Facebook sui quali i carabinieri del Ros si sono concentrati in queste ultime ore. Sono «post» pubblicati su Internet negli ultimi 3-4 giorni prima del 26 agosto, la data della scomparsa. E corrispondono a utenti ai quali si può risalire soltanto con la collaborazione (concessa) di Google. Già oggi in procura ne sapranno di più. Ogni messaggio è un contatto con qualcuno che per Sarah Scazzi era soprattutto un contatto con il mondo «fuori» da Avetrana oppure un modo per capire e sapere di più su un’eventuale vita altrove, per esempio Milano o Roma.
Prendi il caso di Antonio, 31 anni, di Mottola, una manciata di chilometri da Avetrana. Lui racconta che fu Sarah a stabilire il contatto mentendo sull’età («ho vent’anni»), che si parlarono per due giorni via messaggi dopodiché lui le chiese di mostrarsi attraverso la webcam. Era luglio. E Sarah ancora una volta, come già aveva fatto in mille occasioni, disse al suo nuovo amico-sconosciuto che voleva «scomparire » , «scappare». Che per l’occasione avrebbe tagliato e tinto i suoi lunghi capelli biondi. Si mostrò molto interessata, racconta Antonio, quando in una delle video-chat lui gli parlò dei suoi viaggi a Milano, delle possibilità di studiare e vivere lì, dove già vive il suo amatissimo fratello Claudio. In una delle conversazioni online si sarebbe spinta a dire: «Ho programmato le cose, tornerò dopo venti giorni, voglio diventare famosa».
Un’idea fissa, quella di Sarah. Tanto da finire nel «test psicoattitudinale fatto a scuola (alla domanda «per me vivere ad Avetrana è», Sarah ha risposto: «Non vedo l’ora di andare via»); da diventare un tormentone secondo i suoi stessi amici che però non hanno mai preso la questione seriamente; da essere perfino l’oggetto delle letture nel tempo libero (i carabinieri hanno copia del suo libro «segreti di morte»: personaggi scomparsi misteriosamente che poi riappaiono).
Di tutto questo suo voler fuggire la cosa che più preoccupa gli inquirenti è evidente: se lei era così determinata nell’intenzione di andarsene da parlarne a qualsiasi sconosciuto contattato magari una volta sola, se con Antonio si è mostrata con la webcam dopo due giorni, potrebbe aver fatto conoscenze pericolose seguendo lo stesso percorso con chissà chi. Potrebbe aver fissato un appuntamento facendosi incantare da promesse di fuga. Oppure potrebbe aver dato a qualcuno senza volerlo le indicazioni sul come e dove farsi trovare esattamente.
Lei era un’abitudinaria. Sempre il marciapiede dallo stesso lato, sempre le cuffiette con la musica al massimo, ogni giorno (per più volte) lo stesso percorso fra casa sua e casa di sua cugina Sabrina, proprio quello che fece il 26 agosto sparendo nel nulla.
E se avessero «studiato» i suoi movimenti aspettando il momento giusto per rapirla? È forse l’ipotesi che la procura rit i ene « pl ausibil e»,sia pure «senza escluderne a priori nessun’altra» come dice il procuratore capo Franco Sebastio. Già oggi sulla sua scrivania ci sarà un primo rapporto dei carabinieri del Racis, il Raggruppamento per le investigazioni scientifiche. Per tutto il pomeriggio, ieri, gli uomini del Racis hanno sentito in caserma, ad Avetrana, i familiari di Sarah, soprattutto la cugina inseparabile, Sabrina. Lo scopo era tracciare il profilo psicologico della ragazzina scomparsa e capire se e quanto la sua personalità è compatibile con quello che sta emergendo dalle indagini. La domanda è: chi era davvero Sarah? E qualche dettaglio fra quello che si sa e quello che si dice già non torna. Per esempio c’è una netta differenza fra la ragazzetta imbranata che usa Internet soltanto se qualcuno la guida passo passo (come dicono le amiche che hanno aperto per lei i profili in Rete) e la quindicenne che si spaccia per ventenne e chatta da smanettona navigata con la webcam. Un solo particolare resta univoco, certo: voleva andarsene via.