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 2010  settembre 09 Giovedì calendario

IN CINA È BOOM DI UNIVERSITARI E LO STATO DÀ I LETTI A QUELLI IN FILA

L’inizio dell’anno accademico è un periodo d’oro per gli albergatori cinesi. Migliaia di genitori invadono le città per accompagnare i ragazzi e rendere meno difficile l’ingresso nella vita universitaria. Zhang Meijuan è una di queste madri. Intervistata dal China Daily ha raccontato di aver preso due giorni di permesso per seguire la figlia. Insieme hanno viaggiato da Nanchino fino a Pechino: destinazione l’università Tsinghua, uno degli atenei più prestigiosi del Paese.
«È la prima volta che va a vivere da sola», ha detto mentre l’aiutava a disfare le valige, «so bene che per lei è un bene, ma il distacco è sempre difficile». Come Zhang sono in migliaia. Gli alberghi sono pieni e, hanno riferito i media cinesi, l’80 per cento delle camere è prenotata da chi accompagna le matricole. Per chi non trova posto negli hotel sono stati organizzati dormitori nei campus. Per mangiare ci si affida alle mense. L’immagine dei genitori sdraiati sulle brande allineate all’interno di una palestra ha fatto il giro del mondo. Era già successo tre anni fa, quando il campo da calcio della Tsinghua divenne l’alloggio per centinaia di cinesi.
Entrare all’università e, soprattutto, accedere a un ateneo considerato di prima classe costa fatica e impegno. Tre mesi fa furono quasi 10 milioni gli studenti che presero parte al “gaokao”. Per i cinesi la prova d’ingresso all’università è un rito collettivo. «Quando preparai l’esame mia madre chiamava il taxi per portarmi a scuola, così che non dovessi prendere il bus e potessi dormire un quarto d’ora in più», ha raccontato Wang Ximin, ventitreenne studentessa della East China Normal University, «Avevo un tutor per aiutarmi nello studio e mio padre era costretto a guardare la televisione in camera per non disturbarmi».
In cifre questa premure per il percorso di studi dei giovani cinesi si traduce in un aumento esponenziale del numero dei laureati. Erano meno di un milione nel 1998; sette anni dopo dalle università del Paese di Mezzo 3 milioni di studenti uscivano con una laurea in mano. Mentre nello stesso periodo di tempo il numero degli iscritti si quintuplicava. E tutto con un’attenzione particolare per le materie scientifiche, con in cima alla lista l’ingegneria.
Così, se i campus statunitensi sforneranno quest’anno 150mila ingegneri, nelle università cinesi il numero sale a 500mila. Il dato, ha ricordato Sy Harding su Forbes, va messo in relazione alla popolazione: 314milioni di statunitensi contro 1,3 miliardi di cinesi. Ma resta l’importanza data dal governo di Pechino all’istruzione di qualità. In molti nella Repubblica popolare sono convinti che il mondo accademico cinese sia ancora inadeguato. «Mancano università di prima classe», ha sentenziato un sondaggio del China Youth Daily a giugno. Un’opinione condivisa dal 58,8% degli internauti, scossi perché nessun ateneo cinese è tra i primi dieci nella classifica sulle migliori università dell’Asia. Il primo passo per scalare le classifiche è attrarre gli studenti stranieri. La scorsa settimana la Tsinghua ha esposto il suo piano per far crescere almeno fino al 10 % entro il 2020 il numero dei “laowai” iscritti ai propri corsi. «È questa la media degli stranieri nei migliori atenei dove l’inglese non è la lingua d’insegnamento», ha detto Wu Yunxin, direttore dell’Ufficio per le relazioni estere dell’università.
Quest’anno almeno 1000 stranieri hanno seguito un corso di laurea o un dottorato alla Tsinghua, frequentata in passato dallo stesso presidente cinese, Hu Jintao, anche lui laureato in ingegneria. Sono il 7% degli studenti dell’ateneo, ma soltanto sei anni fa erano appena 250. In totale, dicono i dati del ministero dell’Istruzione, gli stranieri che frequentano un’università cinese sono 240mila. Cinque volte quei 52mila che già dieci anni fa avevano deciso di formarsi nella Repubblica popolare. «Negli anni passati ci siamo impegnati per migliorare la nostra offerta», ha continuato Wu, «ma dobbiamo ancora crescere».
E una spinta a questo progetto è arrivata dalla stessa amministrazione americana. Oggi sono poco più di 18mila gli studenti statunitensi oltre la Muraglia. Ma nei prossimi quattro anni diventeranno almeno 100mila, come spiegato dal presidente Barack Obama lo scorso novembre, durante la sua visita a Pechino. Più della quantità i cinesi, però, sembra vogliano concentrarsi sulla qualità. «La sfida maggiore», ha concluso Wu, «è riuscire a migliorare i programmi e le strutture delle nostre università».