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 2010  settembre 09 Giovedì calendario

L’INTERVISTA A IAN RANKIN:

«Bello qui a Mantova L’ultima volta, però, mi hanno arrestato...» -
L’autore di crime sto­ries Ian Rankin,
cre­atore dell’amatissi­mo ispettore Re­bus, vent’anni di mestiere nella pen­na, quasi una trentina di roman­zi in curriculum e sette milioni di copie vendute, sarà da oggi al Fe­stival di Mantova, «in cerca di ispirazione per il mio prossimo romanzo», ci dice. Il pubblico po­trà a­pprofittare ufficialmente del­la sua placida ironia scozzese nei due eventi di domani (con la filosofa Ágnes Heller, ore 15, chiesa di Santa Maria della Vittoria) e di domeni­ca (con il “collega” Sandrone Dazieri, ore 14.45, Palazzo di San Sebastia­no). «Speriamo che a Mantova ­ci dice Rankin nel corso della no­stra intervista milanese pre- festi­val - le cose vadano meglio della volta scorsa».
Perché?
«Mi arrestarono. Un fotografo di Roma, uno di quelli chic& char­me , voleva farmi degli scatti. Mi portò alla stazione ferroviaria e mi disse di mettermi in mezzo ai binari. Un ritratto da crime story , pensai, molto suggestivo, ma al­l’improvviso uscì il capostazione e si mise a urlare che non poteva­mo stare lì, per motivi di sicurez­za. Il fotografo, elegantissimo, in giacca Armani, rispose che lui po­teva “fare quel che voleva”. I toni si alzarono parecchio. Arrivaro­no i carabinieri. Fu un proble­maccio, non c’è che dire».
E pensare che al Parlamento scozzese,invece,c’è chi la strave­de per lei.
«Sì, la parlamentare Helen Ea­die, mia grande fan. Ha chiesto ufficialmente al ministero della Giustizia se si poteva alzare l’età della pensione per i poliziotti a 65 anni, di modo che il mio ispet­­tore Rebus, la cui carriera feci ter­minare per sopraggiunti limiti di età nel romanzo Partitura finale , potesse rientrare in servizio per almeno un altro lustro».
Ai lettori, di fatto, Rebus manca molto. Sicuro che non tornerà?
«Tempo fa mi chiesero di scri­vere un racconto per beneficen­za e durante la stesura mi sono accorto che Rebus era ancora vi­vo nella mia immaginazione e mi parlava con la sua voce. Nel racconto, inedito in italiano, Re­bus, durante una visita in una fab­brica di birra, viene a conoscen­za di una morte sospetta. Poteva non mettersi a indagare?Tra l’al­tro, un amico poliziotto mi ha det­to che un ispettore in pensione può lo stesso occuparsi da civile di investigazioni».
DunqueRebusavràprestola sua bella crime story da 500 pagine?
«Forse tra due o tre anni. Non ho nemmeno il titolo e la trama del mio prossimo romanzo e de­vo consegnarlo per maggio!».
Parliamo allora di quello appe­na uscito in Italia da Longanesi:
Un colpo perfetto . È insolita l’ambientazionenel mondo del­l­’arte.
«Quando iniziai a guadagnare con la mia scrittura diventai un collezionista d’arte. Al di là del­l’aspetto economico, cosa ren­de preziosa un’opera? Chi ne possiede una copia perfetta, non ha in casa tanto valore este­tico come se avesse l’originale? Queste riflessioni mi hanno da­to lo spunto per la storia del mi­liardario annoiato Mike Mac­kenzie che ruba opere alla Natio­nal Gallery di Edimburgo. Dopo averla letta, il direttore del mu­s­eo mi disse che il piano era con­gegnato talmente bene che avrebbe potuto funzionare sen­za intoppi e così, per colpa mia, il magazzino di quadri della Na­tional Gallery che in preceden­za apriva al pubblico un giorno all’anno ora rimarrà chiuso fino a quando non si troverà una pro­tezione migliore».
Da trarne un film, quasi.
«Be’, Un colpo perfetto in un primo momento fu pensato co­me sceneggiatura cinematogra­fica. Stavo bevendo un caffè con un amico e gli chiesi: non sareb­be bello se ci fosse un Ocean’s Eleven scozzese? Immaginam­mo persino Sean Connery nella parte del Professore, Ewan Mc-Gregor in quella di Mackenzie... Il libro è nato così, anche se Se­an Connery mi aveva appena detto di non voler tornare a reci­tare dopo la disastrosa esperien­za di La leggenda degli uomini straordinari ».
Con Connery lei condivide la passione per l’indipendenza scozzese.
«La crisi finanziaria è stata un problema per il Partito naziona­le scozzese. La Royal Bank of Scotland è ora di proprietà della Gran Bretagna. Come potevano rilevarla cinque milioni di scoz­zesi? Il difficile di tutte queste de­volution , dei baschi o dai france­si del Québec, per esempio, è che poi è dura far fronte da soli ai guai mondiali. Mi chiedo piut­tosto perché non esista una Le­ga Sud per disfarsi del nostro nord troppo costoso per le casse statali. Comunque, scrivo ro­manzi anche per far sapere ai po­litici che li tengo sott’occhio. Dal momento che tutti i politici leggono crime stories ».