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 2010  settembre 09 Giovedì calendario

L’uomo che vuol bruciare il Corano ha solo 50 seguaci - Baffoni alla Cecco Beppe, pi­stola alla cintola e poster di Mel Gi­bson nei panni di Braveheart, Ter­ry Jones, pastore evangelico, è l’americano che l’11 settembre ri­schia di replicare la reazione mu­sulmana per le vignette danesi di Maometto

L’uomo che vuol bruciare il Corano ha solo 50 seguaci - Baffoni alla Cecco Beppe, pi­stola alla cintola e poster di Mel Gi­bson nei panni di Braveheart, Ter­ry Jones, pastore evangelico, è l’americano che l’11 settembre ri­schia di replicare la reazione mu­sulmana per le vignette danesi di Maometto. Da Gainesville, cittadi­na della Florida, ha annunciato al mondo, via YouTube , che brucerà 200 copie del Corano per protesta­re contro «l’islam del diavolo». Se­condo lui è la maniera migliore per ricordare le vittime dell’attac­co di Al Qaida agli Stati Uniti. Pec­cato che in Afghanistan e in Egitto i musulmani siano già scesi in piaz­za gridando «morte all’America». Timorosi del riaffiorare dello scontro di civiltà, la Casa Bianca, il segretario di Stato Hillary Clinton, il comandante delle truppe Nato in Afghanistan, David Petraeus, l’Unione europea e il Vaticano hanno lanciato appelli per far cam­biare idea a Jones. Lui non molla, deciso ad appiccare il falò anti­islam negli otto ettari della sua chiesetta pentecostale. Ma chi è Terry Jones, perfetto sconosciuto fino a pochi giorni fa? Cinquantotto anni, vedovo, si è risposato con Sylvia, un’altra co­lonna della Dove World Outreach Center , la fazione cristiana che conta al massimo su una cinquan­tina di adepti. Anche la seconda moglie è stata vista girare armata, come il marito, che ha ricevuto al­meno un centinaio di minacce di morte. Il predicatore anti-islam si fa chiamare «dottore», ma i suoi studi in teologia sono dubbi. Il bel­lo della vocazione religiosa di Jo­nes è che nasce nella vecchia Euro­pa. Per una trentina d’anni ha vis­suto in Germania. Nel 1981 ha fon­dato una parrocchia pentecostale a Colonia. La leggenda vuole che cominci a opporsi all’islam a cau­sa di dissensi con la comunità tur­ca del posto. Nel 2008 abbandona la Germa­nia, dopo una rivolta dei fedeli che lo accusavano di aver scambiato la parrocchia per un feudo persona­le. La figlia di primo letto, Emma Jones, rimane in Germania e parla di «violenza mentale. Diceva sem­pre che se non obbedivamo a lui, Dio ci avrebbe punito». Il pastore guidava già dal 1996 in Florida la chiesetta fondamentali­sta cristiana di Gainesville. Con l’11 settembre ha cominciato a far la spola fra la Germania e la Flori­da. Nella parrocchia americana ha puntato su una specie di busi­ness sull’onda dello scontro di ci­viltà. È autore di«L’islam del diavo­lo », un libro che ha messo in vendi­ta su internet assieme a una serie di gadget, come la tazza di caffè e magliette con scritte anti-islami­ca. Jones ha lanciato una crociata anche contro i gay. Nel 2009 ha fat­t­o appendere poster contro un can­didato a primo cittadino con l’elo­quente slogan: «No a un sindaco omosessuale». La chiesa di Jones ha fondato un’accademia, che dovrebbe for­giare i figli dei cristiani nell’obbe­dienza, il ferro e il fuoco. Un paio di allievi si sono presentati alla scuola pubblica con le magliette anti-islam e sono stati immediata­mente rimandati a casa. Sulla gestione delle finanze del­la chiesetta in Florida, fino a un cer­to punto esentasse, ha voluto ve­derci chiaro il fisco. Sembra che i Jones continuino a scambiare le casse della parrocchia per il pro­prio portafoglio. Nel suo ufficio il predicatore ha una foto dell’ex pre­sidente, George W. Bush, accanto al poster di Braveheart. Sull’onda della polemica per la costruzione della moschea vicino a Ground Ze­ro a New York, l’ultrà cristiano ha inventato «il giorno del rogo del Corano». Jones vuole «mandare un messaggio chiaro agli elementi islamici radicali. Non siamo più dominati da paure e minacce». L’idea del falò, lanciata a fine ago­sto, raccoglie su Facebook, in po­chi giorni, 11.158 adesioni, oltre a una valanga di proteste e insulti. Sul blog dell’annunciata provoca­zione, il predicatore scrive, in toni da giudizio universale, che «il Co­rano guida le persone all’inferno». Per questo ha deciso di bruciarlo fra le «fiamme eterne», incurante delle conseguenze.