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 2010  settembre 09 Giovedì calendario

L’incognita di fine settembre poi la corsa a ostacoli per votare - Sembrava un sofisma inimitabile

L’incognita di fine settembre poi la corsa a ostacoli per votare - Sembrava un sofisma inimitabile. Una maggioranza che affonda il proprio governo. E invece quel che accadde a Montecitorio il 28 aprile 1987 potrebbe ripetersi fra qualche giorno. E’ una delle tante bizzarrie proposte dal curioso incastro che si potrebbe ribattezzare come il «gioco» dell’Oca delle elezioni anticipate. Il precedente risale alla fine degli Anni Ottanta: la Prima Repubblica è agli sgoccioli, ma i protagonisti ancora non lo sanno. Bettino Craxi aveva governato per 4 anni, i sondaggi lo davano in forte ascesa elettorale e la Dc di Ciriaco De Mita voleva impedire al governo a guida socialista di restare in carica nella fase pre-elettorale. E dunque venne chiesto al vecchio Amintore Fanfani di formare un monocolore Dc, che fosse però disponibile a farsi votare contro dai suoi amici democristiani in modo da poter andare ad elezioni anticipate. Toccò al capogruppo Mino Martinazzoli pronunciare il discorso dell’autoaffondamento e in quella occasione lo schivo avvocato bresciano dovette dar fondo alla sua arte oratoria. Dopo aver parlato di «bizzarro finale di partita», Martinazzoli concluse: «Se la commedia, già mediocre è diventata intollerabile e rischiosa, conviene calare il sipario». E quindi la paradossale chiusa: «Sono costretto a chiedere ai deputati della Democrazia cristiana di astenersi dal voto sulla fiducia al governo». Fanfani ne prese atto, salì al Quirinale e il Capo dello Stato sciolse le Camere. Un partito che vota contro il proprio governo: da allora mai più si ripetè una scena del genere. Eppure, a sentire le parole pronunciate ieri da Umberto Bossi, la Lega e il Pdl potrebbero decidersi a rinverdire il precedente. Pur di ottenere le agognate elezioni anticipate. Ma anche se il varesotto Bossi rinunciasse ad imitare il bresciano Martinazzoli, la strada per sciogliere della Camere prima del tempo è comunque zeppa di incognite. E come in un gioco dell’oca, tutto è possibile: avanzate, repentini arretramenti, impazzimento dei dadi. Già il primo appuntamento in agenda è scritto sulla sabbia: quando si presenterà in Parlamento Silvio Berlusconi? E quel giorno chiederà la fiducia o la sfiducia ai suoi parlamentari? Prima ipotesi: sul programma di rilancio del governo, Berlusconi chiede e ottiene il via libera della sua maggioranza e in quel caso va avanti di tutte le caselle che vorrà. Seconda ipotesi: Berlusconi, d’accordo con la Lega, decide di autoaffondarsi, si fa sfiduciare, il governo cade e il presidente del Consiglio sale al Quirinale dimissionario. A quel punto, i dadi dell’oca possono produrre infinite soluzioni. Tanto per cominciare il primo ottobre inizia la sessione di Bilancio, durante la quale il Parlamento deve approvare (entro il 31 dicembre) i conti dello Stato. Ha detto più volte Tremonti: la manovra di contenimento è già fatta, in Parlamento basterà approvare le tabelle con gli obiettivi per il prossimo anno. Certo, in Parlamento basteranno poche ore per approvare le tabelle, ma senza un governo Camera e Senato si fermano. Eppure, ecco la prima sorpresa: se Berlusconi si dimettesse nella terza settimana di settembre, sia pure col fiatone, i precedenti dicono che sarebbe possibile un nuovo governo entro la fine dell’anno, evitando così l’esercizio provvisorio, scenario insidioso. Nel 2008 Romano Prodi si dimise il 24 gennaio, il Capo dello Stato (come farebbe anche stavolta) affidò un incarico esplorativo a Franco Marini, che rinunciò il 4 febbraio. Due giorni dopo Napolitano sciolse le Camere. Dimissioni, incarico e rinuncia portarono via appena dodici giorni. Esaurito questo iter, scatta lo scioglimento e le elezioni possono svolgersi non prima di 55 giorni. Nel 2008, altro precedente interessante, trascorsero soltanto 31 giorni dal giorno delle elezioni e la fiducia delle Camere al governo. Ma nel gioco dell’Oca influiscono tante incognite. Se si sciolgono le Camere nei primi di ottobre, i parlamentari incasseranno soltanto i contributi già maturati, buon argomento per i nemici delle elezioni-subito. Come il deputato del Pdl Mario Pepe, che dice di vantare una trentina di seguaci: «Il nostro Comitato contro lo scioglimento anticipate si farà sentire». Ma nel gioco dell’Oca, i dadi potrebbero rotolare in modo imprevisto dopo l’incarico esplorativo del Quirinale. L’altro giorno, l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, intervenendo alla Festa dell’Api, in pubblico ha stroncato l’ipotesi del Terzo Polo. Poi, parlando in privato con Francesco Rutelli ha confidato: «Appena Napolitano dà l’incarico, nasce il Kadima», il Centro che impedirebbe le elezioni subito.