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 2010  settembre 07 Martedì calendario

IL BALZAN A CARLO GINZBURG, MANFRED BRAUNECK, JACOB PALIS, E SHINYA YAMANAKA

La cerimonia il 19 novembre al Quirinale.
Ieri è stata una giornata bella e impegnativa per Carlo Ginzburg: cominciata con la comunicazione dell’ assegnazione del Premio Balzan, è proseguita con l’ esame di temi per l’ ammissione dei nuovi studenti alla Normale di Pisa, dove insegna dal 2006, dopo un lungo periodo, diciotto anni all’ università della California di Los Angeles, Ucla. «Rimarrò a Pisa ancora per poco - precisa Ginzburg - perché dal primo novembre andrò in pensione per raggiunti limiti di età». Classe 1939, figlio della scrittrice Natalia e di Leone Ginzburg - uno dei grandi intellettuali antifascisti, fondatore dell’ Einaudi, morto nel 1944 in seguito alle percosse dei nazisti - in questi giorni sì è fatto spesso il nome di Carlo Ginzburg durante la polemica aperta da Vito Mancuso sull’Einaudi, perché lo storico lasciò nel 1994 dopo l’ ingresso di Berlusconi. «Non è più quella fondata da mio padre», disse e non è più voluto tornare sull’ argomento. Ieri lo studioso tradiva una certa emozione, un po’ per la notizia di aver ricevuto uno dei maggiori riconoscimenti internazionali, un po’ perché la selezione per l’ ammissione dei nuovi studenti chiude idealmente un ciclo, «nell’ università dove ho avuto il privilegio di studiare cinquant’ anni fa e poi di insegnare. Un’ oasi felice, qui si viene ammessi in base a una meritocrazia democratica, come disse un mio collega dell’ Ecole Normale di Parigi, dove si pratica anche una selezione sociale perché prima dell’ ammissione viene richiesto un anno o due di preparazione». Ci sono allora buone speranze, chiediamo al professor Ginzburg, per le nuove leve della storiografia italiana? «Le rispondo affermativamente - risponde l’ autore di saggi tradotti in oltre venti lingue come Il formaggio e i vermi - se si riferisce alla possibilità di fare ricerca. Ma devo anche dire che c’ è un’ emorragia dei migliori. A parte poche eccezioni positive, come la Normale, purtroppo la nostra università non premia i migliori. L’ Italia è un Paese profondamente corrotto, dalla testa in giù, e l’ università non è immune dal male. Del resto le cronache sono piene di casi che documentano il peggioramento di un sistema in cui spesso i giovani migliori vengono espulsi, costretti ad andare all’ estero». Come gli altri tre scienziati che il 19 novembre riceveranno il premio al Quirinale, Ginzburg destinerà metà della somma ricevuta, un milione di franchi svizzeri, pari a circa 760 mila euro, a progetti di ricerca in cui verranno coinvolti giovani studiosi. Le motivazioni dei premi Balzan sono state lette ieri nella sala Buzzati del «Corriere della Sera», giornale in cui Eugenio Balzan lavorò lungamente, durante una cerimonia ospitata dalla Fondazione Corriere, aperta da un saluto del presidente Piergaetano Marchetti, dall’ assessore alla cultura di Milano, Massimiliano Finazzer Flory, dal presidente della fondazione Balzan, Bruno Bottai, e dal presidente del comitato generale dei Premi, Salvatore Veca. Dopo il ricordo di Nicola Cabibbo, il fisico recentemente scomparso, lo storico inglese Quentin Skinner ha spiegato i motivi del perché la scelta sia caduta su Ginzburg nella sezione dedicata alla storia moderna: «Per le sue doti eccezionali di immaginazione, rigore scientifico e talento letterario con cui ha recuperato e gettato nuova luce sulle credenze popolari nell’ Europa del XV e XVI secolo». Skinner ha naturalmente citato I benandanti, Storia notturna, Il formaggio e i vermi, in cui l’ altra Europa, quella che non compare nelle fonti e nelle storie ufficiali, è stata rappresentata. Quindi Indagini su Piero, che ha rivoluzionato gli studi su Piero della Francesca, e un libro molto amato dagli inglesi, perché parla della loro letteratura, Nessun’ isola è un’ isola, a dimostrazione di una eccezionale vastità di interessi. Gli altri tre premi Balzan andranno allo storico del teatro Manfred Brauneck, che è stato docente all’ università di Amburgo ed è autore di un’ opera in sei volumi su 2500 anni di cultura teatrale, Il mondo come palcoscenico, al matematico brasiliano Jacob Palis, infine al biologo giapponese dell’ università di Kyoto, Shinya Yamanaka per le ricerche sulle cellule staminali. La straordinaria scoperta di Yamanaka, ha spiegato la scienziata francese Nicole Le Douarin, consiste nell’ aver individuato «un metodo che permette di trasformare le cellule adulte già differenziate in cellule che presentano le caratteristiche delle staminali embrionali». Una scoperta di grande rilevanza anche perché aggira tutte le obiezioni etiche e religiose derivanti dall’ utilizzo delle cellule di embrioni umani. La giornata è stata conclusa da una lezione del filosofo e storico della scienza, Paolo Rossi Monti, che ha ricevuto il premio Balzan nel 2009. Nel 2011 i quattro premi andranno a studiosi del mondo greco-romano, dell’ Illuminismo, di biologia teorica e bioinformatica, dell’ universo primordiale.

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