Saldutti Nicola, Corriere della Sera, 7 settembre 2010, 7 settembre 2010
I REATI: UNA CHANCE DI GUADAGNO IL DETECTIVE JULES KROLL
Detto da chi ha scovato il tesoro del dittatore filippino Ferdinand Marcos (ricordate le interminabili file di scarpe della moglie Imelda?) e quello di Saddam Hussein, non passa inosservato: «Dove c’ è corruzione, ci sono opportunità», spiegava ieri al Wall Street Journal Jules Kroll. L’uomo che per trent’ anni ha dato la caccia ai segreti inconfessabili delle società di mezzo mondo adesso ha deciso di sfidare i giganti del rating. E in quella terra obliqua che sono i giudizi sulle società quotate, sui loro debiti, sul loro grado di rischio e anche sul loro livello di corruzione, lo dice senza ipocrisia: «Voglio andare dove c’ è confusione...». Chi per mestiere cerca gli scandali, lo ammette: gli scandali sono anche fonte di guadagno. Non solo per chi ne è protagonista. E di sicuro quando Kroll darà i voti alle società (incassando le commissioni per questo compito) terrà conto anche del loro grado di corruzione. Come dire, anche l’ imbroglio può diventare un affare. Suona forte dopo che il gigante tecnologico Hewlett Packard ha deciso di mandar via in un pomeriggio Mark Hurd, il manager che l’ ha fatta rinascere, perché non aveva dichiarato il conto di una cena galante pagato a spese della società. Ma tant’ è. La corruzione, lascia intendere Kroll, può far capire molto sull’ affidabilità finanziaria di privati e di entità pubbliche. Più forse di interminabili file di numeri di bilancio. «Non farò - avverte - esoteriche analisi che nessuno ha mai sentito prima». Ma c’ è di più. Rotto il velo dell’ ipocrisia, il detective Kroll spiega come davvero i reati, considerati dal suo punto di vista, rappresentino addirittura una chance di guadagno. Parole che sanno di paradosso per Wall Street che è arrivata a far giurare i propri manager sulla veridicità dei bilanci. Allora viene in mente l’ antica favola delle api di Mandeville. La visione capovolta delle virtù, che non fanno la felicità mentre i vizi possono rendere una società più mobile e florida. Ma vale sempre l’ avvertimento di Adam Smith. Bisogna stare molto attenti alle insidie, non solo morali, del «moralismo rovesciato».