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 2010  settembre 09 Giovedì calendario

LA DIPARTITA DI MARCELLA DI FOLCO 2

Una voce si alza dietro le quinte della "Città delle donne": «Maestro, lei è il più grande genio del mondo e nel cinema può fare tutto tranne una cosa: insegnarmi a fare il frocio, questo no!».

Fellini scoppia a ridere, la tensione provocata dalla presenza di Giulietta Masina sul set si scioglie all’improvviso, si ricomincia a girare. Dal cappello dei ricordi di Marcella Di Folco, che nel frattempo ha cambiato sesso e dall’88 è presidente del Movimento d’identità transessuale, sbucano retroscena spassosi sul regista che l’ha scoperto e lanciato come caratterista.

Alla fine degli Anni Sessanta, Di Folco, che di nome faceva ancora Marcello, lavorava alla cassa del Piper a Roma e decideva chi entrava e chi no: «Una sera ho lasciato fuori la Vitti e Antonioni, così, per fare pubblicità».

Una volta gli chiedono di andare a consegnare una lettera a Cinecittà, lui ci va e nella confusione degli studi si ritrova davanti Federico Fellini, che in quei giorni ultimava il Satyricon: «Mi domanda che cosa ci faccio lì, gli rispondo che cercavo la signora Consalvo, lui mi indica l’ufficio e mi dice di aspettarlo. Mi ha fatto fare subito delle foto e mi ha fatto tornare dopo una settimana per il ruolo del proconsole. Un’esperienza tremenda: per fare l’effetto nuvole usava ventole e sabbia, e mi diceva di tenere gli occhi sgranati...».

Con Fellini Di Folco lavorerà in altri cinque film - "I clown", "Roma", "Amarcord", "Casanova" e "La città delle donne" - fino al gran rifiuto di "Ginger e Fred". Nella sua carriera ci sono ruoli con Petri, Monicelli e Rossellini, ma è l’autore della "Dolce vita" ad averlo segnato per sempre: «Io sono indiscutibilmente felliniana!», proclama oggi.

I ricordi della Di Folco sono stati raccolti in una videointervista che sarà proiettata al Festival del cinema transessuale «Divergenti». Il 19 maggio, poi, sarà al Museo d’arte moderna di Bologna, teatro della grande mostra Fellini dall’Italia alla luna.
Il suo è un racconto fitto di retroscena sul mondo variopinto del cinema felliniano: «Girare Roma è stato divertente, divertente, divertente: mi avevano truccato di rosso e sporcavo sempre il lenzuolo. Lui metteva l’erotismo dappertutto ed era un anticlericale tremendo, bestemmiava come un turco... Faceva anche delle liti feroci con la moglie».

"Amarcord", dove indossa divisa e stivali del principe Umberto nella famosa scena della Gradisca, lo ricorda come «un momento molto emozionante. Quanto Magali Noel è arrivata sul set Fellini le fa: "Guarda il tuo amante" e lei: "Chi, quello?!", perché io ero molto effeminato anche se facevo mille sforzi per dissimulare. È un film straordinario e io ho avuto un telegramma da Umberto di Savoia: "Complimenti, mi hai rallegrato"».

Poi è la volta de "La città delle donne": «Mi ha chiamato per fare l’eunuco dell’harem: sul set c’erano una cinquantina di gay, ma alla fine mi fa: "Marcellona, provala tu", e subito dopo: "Vabbé giriamo".

Poi è venuta la Masina e lui era molto nervoso, perché era un bestemmiatore di prima categoria, invece quando c’era la moglie non poteva neanche aprire bocca, che lei era una donna casa e chiesa: la scena in cui metto il turbante a Mastroianni l’abbiamo ripetuta 8-10 volte, finché mi sono presa l’unica libertà della mia vita con lui, dicendogli che non poteva insegnarmi a fare il gay».

Quando cominciano le riprese di "Ginger e Fred", Fellini ha in mente una parte scritta apposta per lui, ma da Marcella stavolta arriva il gran rifiuto: «Nella scena mi sarei dovuta togliere la parrucca e far vedere che non avevo i capelli, ma io all’epoca ero appena diventata donna, ero una bellissima signora e non mi andava. Lui si è offeso e non mi ha più chiamato».

Oggi Marcella Di Folco si leva pure lo sfizio di dire la sua verità sulle amanti di Fellini: «Ho sentito Sandra Milo dire che è stata la sua amante per 17 anni. Queste sono menzogne che non mi piacciono, perché quando ho girato "Satyricon" lei non faceva già più parte della vita di Federico. Queste cose vengono sempre fuori quando sono morti, prima nessuno parla mai. Io ho conosciuto la sua vera amante, non faceva parte del mondo dello spettacolo e non era sicuramente la Milo, ma non dirò mai chi è: sono legata da un giuramento».