JESSE MCKINLEY, la Repubblica 8/9/2010, 8 settembre 2010
Ravendale (california) Nel deserto californiano è in atto uno scontro tra il cavallo e l´elicottero
Ravendale (california) Nel deserto californiano è in atto uno scontro tra il cavallo e l´elicottero. Da una parte ci sono quasi 40.000 cavalli sparsi tra dieci Stati, la cui presenza nelle praterie costituisce l´ultimo ricordo del Vecchio West. Dall´altra c´è un gruppo di ruvidi cowboy che per radunare il bestiame se la vedono più con i rotori che con i lazi, utilizzando elicotteri super-tecnologici per spingere i branchi di mustang al galoppo verso trappole a tecnologia poco avanzata. «Quando ci arrivano dentro, sanno che sta per succedere qualcosa - spiega senza troppi giri di parole David Cattoor, 68 anni, esperto cowboy che fa questo mestiere da quando ne aveva 12 - è la resa dei conti». Nell´ultimo mese, Cattoor e le sue prede selvagge si sono affrontati sotto l´arido cielo della California nordorientale e del vicino Nevada in una lotta che ha inevitabilmente visto l´uomo vincente. Durante l´ultima razzia sono stati catturati più di 1.200 cavalli, con grande dispiacere di gente come Simone Netherlands, sostenitrice dei diritti degli animali, secondo la quale queste razzie - che rientrano in un progetto nazionale per allontanare 12.000 cavalli dai terreni demaniali - sono crudeli, costose e inutili «Li obbligano a correre senza sosta, a tutta velocità, per chilometri e chilometri, per ore intere, assieme ai loro piccoli», spiega. Il Bureau of Land Management, che sovrintende a queste operazioni, ne prende le difese sostenendo che si svolgono in modo incruento e che servono a mantenere la popolazione di cavalli selvaggi a livelli più sostenibili, sia per la salute dei cavalli stessi che per quella degli altri animali. «Alcuni gruppi animalisti vorrebbero che lasciassimo che la natura faccia il suo corso - dice Bob Abbey, direttore del Bureau - ma non credo che questa sia una buona soluzione». Il dibattito su queste operazioni risale al 1971, quando fu approvato il Wild Free-Roaming and Burro Act, una legge federale che proteggeva quella che, all´epoca, era una popolazione di cavalli selvaggi in pericolo e che rendeva illegali le razzie messe in atto, per sport o a fini di lucro, da cowboy come Cattoor. «Un cowboy non era veramente un cowboy se non catturava un cavallo selvaggio - ricorda Cattoor - ma hanno messo fine a tutto questo». Negli ultimi anni i dubbi su queste razzie si sono intensificati, via via che i costi sono andati crescendo, sia in termini economici che nel numero di cavalli morti. Nell´ultima operazione sono morti sette animali e, l´inverno scorso, un´operazione del genere che si è svolta in Nevada ha provocato la morte di oltre 100 cavalli. I cavalli catturati in queste operazioni vengono messi disposizione di chi vuole adottarli, ma dato che la richiesta di cavalli è scarsa e i costi di mantenimento sono elevati, spesso il governo finisce per spedirli in grandi ranch privati, soprattutto in Kansas e Oklahoma. Nel 2009, circa il 70% del budget del programma, 40,6 milioni di dollari, è stato speso per il mantenimento di 34.500 tra cavalli e asinelli. Per chi, come Deniz Bolbol, è su posizioni critiche, il sistema costituisce un esempio di come il Bureau provveda agli interessi dei privati piuttosto che quelli dei cavalli selvaggi. «Cacciamo i cavalli selvaggi dai terreni demaniali, in modo che il bestiame dei privati possa pascolare, e li mandiamo nei ranch privati del Midwest dove, per mantenerli, si pagano dei mandriani privati», spiega Bolbol, portavoce del gruppo In Defence of Animals. L´unico punto sul quale le due parti sono d´accordo è che i cavalli - la cui popolazione varia dai 120 del New Mexico agli oltre 17.000 del Nevada - sono magnifici. Il metodo di cattura è semplice: i cavalli vengono individuati dagli elicotteri e spinti verso una sorta di trappola, essenzialmente un imbuto costituito da due reti che li porta verso un recinto provvisorio. Una volta che il branco è finito nell´imbuto, Cattoor libera un cosiddetto cavallo-Giuda, addestrato a guidare gli altri animali dentro la trappola, dove lentamente si rassegnano alla nuova vita in cattività. Il nuovo procedimento è meno cruento di quello usato ai vecchi tempi, spiega Cattoor, che ricorda come i cowboys, una volta, usassero le funi e la forza fisica, spesso ferendo cavalli e cavalieri. Qualche giorno fa Cattoor e i suoi uomini hanno portato a termine una serie di operazioni prima che un piccolo gruppo di quattro cavalli arrivasse al galoppo, a velocità folle, attraverso il deserto. L´elicottero li braccava, sollevando cerchi di polvere sulla loro scia. Gli animali si stavano dirigendo dritti dentro la trappola quando, all´improvviso, il gruppo si è diviso e tre cavalli sono fuggiti in un campo mentre il capo branco si è diretto al galoppo in un´altra direzione. «I sostenitori dei cavalli selvaggi adorano quando è il cavallo a battere l´elicottero - osserva Cattoor - e qualche volta sono loro a vincere». (Copyright New York Times La Repubblica. Traduzione di Antonella Cesarini)