Francesco Spini, La Stampa 8/9/2010, pagina 88, 8 settembre 2010
Domande e risposte: Come sarà la tassa dell’Ue? - L’Europa lavora per arrivare ad introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie
Domande e risposte: Come sarà la tassa dell’Ue? - L’Europa lavora per arrivare ad introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie. Di che cosa si tratta? Di un’imposta che colpisce ogni singola operazione di acquisto e vendita di strumenti finanziari - come azioni, obbligazioni, derivati - trattenendo una piccola percentuale del valore scambiato. Chi ha proposto per primo una imposta di questo tipo? È stato un Premio Nobel per l’economia, James Tobin, che nel 1972 propose di istituire una tassa sulle sole transazioni valutarie - inerenti cioè alle monete - per stabilizzarne i mercati. Quanto si discute in questi mesi è, invece, l’introduzione di un’imposta che colpisca tutte le transazioni di natura finanziaria. Quale sarebbe un’aliquota possibile? In questi mesi si è a lungo discusso dell’introduzione di un’aliquota tra lo 0,01 e lo 0,05%. C’è chi ha calcolato che, con quest’ultima percentuale - qualora venisse introdotta a livello globale - tale tassa genererebbe un gettito da 655 miliardi di dollari. Una cifra sufficiente per poter programmare seri interventi per le popolazioni più in difficoltà del Pianeta. Qual è lo scopo di una sua introduzione? La nuova versione della Tobin Tax «serve primariamente a ridurre il numero delle operazioni sul mercato», spiega Tommaso Di Tanno, tributarista dello studio Di Tanno e Associati. In particolare «verrebbero disincentivate quelle automaticamente impostate dai sistemi di trading che, meccanicamente, impartiscono ordini di acquisto e di vendita sul mercato, quando determinati titoli raggiungono delle prestabilite soglie di prezzo». Cosa c’entra la sua possibile introduzione con la crisi? I sistemi di trading automatico da un lato vengono da più parti indicati come tra i responsabili delle reazioni durissime dei mercati nei momenti più duri della crisi. Dall’altro colpire la speculazione significa renderla compartecipe agli sforzi finanziari che gli Stati devono affrontare per uscire dalla crisi nata dagli eccessi della finanza. Non avrebbe controindicazioni? La difficoltà della sua introduzione è dovuta proprio alla polemica che in questi mesi si è sviluppata attorno all’ipotesi-tassa. In particolare diversi economisti e uomini di mercato sostengono che, con meno operazioni (disincentivate dalla stretta fiscale), il mercato diverrebbe meno liquido e, di conseguenza, i prezzi risulterebbero meno indicativi. Dunque la volatilità dei mercati - ovvero il loro saliscendi - potrebbe addirittura peggiorare. Non c’è il rischio di creare disuguaglianze sul mercato? Senza un accordo a livello di G20 (ma anche oltre: Paesi come Svizzera o Singapore, rilevanti dal punto di vista finanziario, non fanno parte del G20) si favorirebbero quelle piazze più vantaggiose dal punto di vista fiscale. Applicarla in solitaria, per dirla con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, «è un suicidio». Inoltre l’efficacia della tassa cambia a seconda dei criteri verranno scelti per decidere a quale Stato vadano versate le imposte, in caso di transazioni internazionali. In Italia non c’è mai stata un’imposta simile? Per certi aspetti, ricorda Di Tanno, è paragonabile alla tassa sui contratti di Borsa, oggi abolita e che veniva però applicata solo sui titoli azionari e non anche su altri strumenti come la Tobin tax. Che differenza c’è con la tassazione del capital gain? Questa colpisce solo i guadagni, con un’aliquota del 12,5% in caso di partecipazioni inferiori al 2% e del 27% per partecipazioni azionarie superiori; la tassa sulle transazioni invece viene calcolata sul valore del titolo, a prescidere dal fatto che l’operazione abbia generato un guadagno o una perdita. L’imposta sulle operazioni colpirebbe le banche? Nella stessa misura in cui colpirebbe gli altri soggetti che operano sui mercati. Per gli istituti di credito ci sono altre ipotesi, come quella di una tassa ad hoc che andrebbe a colpire gli attivi, onde evitare in futuro il proliferare di banche troppo grandi per fallire. La Tobin Tax riuscirebbe a vincere la speculazione? Non del tutto. Aumenterebbe gli oneri connessi all’operatività diffusa, ma non leverebbe la possibilità di sfruttare le inefficienze del mercato. Sotto la lente ci sono i comportamenti degli hedge fund, i cosiddetti fondi speculativi, prodotti complicati e poco trasparenti come i derivati e comportamenti a rischio come le vendite allo scoperto, che consentono di guadagnare quando il mercato scende.