Frammenti, 8 settembre 2010
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BAZOLI
Giovanni"
[Roberto Poli] ottime relazioni pure nel mondo bancario: dal presidente di Mediobanca Francesco Cingano, al presidente di Intesa Bci Giovanni Bazoli.
(’La Stampa”, 14/5/2002)
[Nino Andreatta] andava cercando ”il nuovo Prodi”, e credeva di averlo trovato in un banchiere cattolico con cui tanti anni prima aveva diviso libri, maestri e un appartamento in affitto a Milano, Giovanni Bazoli. Oggi Prodi e Bazoli sono tra gli allievi, gli amici, le persone di famiglia che lo vanno a trovare. Gli parlano. Lo chiamano professore, gli danno del lei, come all’università. [...] Andreatta si mise alla ricerca di un’altra intelligenza conforme alla sua, che Amato ha definito la più viva del secolo, e Giovanni Bazoli considera ”la più straordinaria in cui mi sia mai imbattuto”. Fu appunto al banchiere bresciano che Andreatta si rivolse. Era un altro no che lo attendeva. ”Valevano le ragioni che ancora oggi mi inducono a occuparmi di Banca Intesa, anche se vedrei con favore la possibilità di rinunciarvi - spiega Bazoli -. Lei mi chiede se sarebbe cambiato qualcosa, qualora Andreatta avesse potuto ripetere la richiesta, insistere. Le rispondo che tutti noi, non soltanto io, dobbiamo badare a non cadere nella logica del ”se”. Glielo dobbiamo”.
(’La Stampa”, 28/4/2002)
La svolta nella ”guerra dei quattro giorni”. Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, mercoledì ha incontrato Gianni Agnelli con l’intento di mettergli in testa «almeno il seme del dubbio». Preso atto che il ribaltone in casa Fiat era avvenuto col suo assenso, il presidente di Banca Intesa ha avvertito l’Avvocato che le banche creditrici del Lingotto non lo avrebbero consentito e per farsi capire meglio ha ”minacciato” le possibili dimissioni in blocco dell’intero consiglio d’amministrazione: «24 ore dopo cadevano le candidature di Gabetti e di Bondi e si arrivava alla tregua con gli istituti di credito, alla conferma di Paolo Fresco e alla nomina di Alessandro Barberis ad amministratore delegato»
(Enrico Romagna-Manoja, la Repubblica 14/12/2002)
Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa-San Paolo, siede accanto a Ravasi nella Congregazione dei Conservatori dell’Ambrosiana; con lui anche Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio.
(Egle Santolini, ”Corriere della Sera” 4/9/2007)
[Passera] Giovanni Bazoli l’ha chiamato, nella primavera 2002, a prendersi cura di Intesa-Bci.
(Gianluigi Melega, ”L’espresso” 12/4/2001)
Certo, la borghesia colta, che del concittadino Giovanni Bazoli apprezza le esegesi bibliche prima ancora delle scelte di banchiere, fatica a dare lo stesso riconoscimento a uno Gnutti che racconta senza complessi di non tenere alcun libro sul comodino. [...]»
(Massimo Mucchetti, ”Corriere della Sera” 26/8/2005)
Il fronte anti-Maranghi comprende anche Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, finanziere cattolico, amico di Romano Prodi che nel 2001 fu ad un passo dalla candidatura ulivista per la premiership [9] e gode dell’appoggio «non esplicito, ma non per questo meno evidente, del governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio.
(Vittoria Puledda, ཿla Repubblica 2/3/2003)
L’Università Cattolica del Sacro Cuore (500 milioni di euro di bilancio, 40 mila studenti, 800 professori e 4.000 dipendenti), nella quale si è formata la classe dirigente cattolica (da Fanfani a Prodi, da Gerardo Bianco a Paolo Emilio Taviani, oltre a personaggi come il banchiere Giovanni Bazol.
(Antonio Galdi, ཿSaranno potenti? Storia, declino e nuovi protagonisti della classe dirigente italiana, Sperling & Kupfer, 2003)
Tra i banchieri, Bazoli è il predicatore più acceso della crociata contro la finanza laica e il suo nume Enrico Cuccia.
(Sandro Magister, ”L’espresso” 24/6/2004)
Desiata, uno che per ben due volte ha osato dire no a Enrico Cuccia, cioè al suo principale azionista. La prima volta è nel ’90, quando si rifiuta di aderire al disegno di Mediobanca di conquistare il Nuovo Banco Ambrosiano rilevando il pacchetto di azioni messo in vendita dalla Popolare di Milano. Grazie a quel rifiuto Giovanni Bazoli aprirà le porte dell’azionariato ai francesi del Crédit Agricole, iniziando a costruire quella che sarà Banca Intesa
(Giacomo Ferrari, ”Corriere della Sera” 22/5/2006)
[Il Cardinale Re] sono noti i suoi rapporti con Francesco Cossiga, Gianni Letta, Romano Prodi e con un altro illustre bresciano, il banchiere Giovanni Bazoli.
(Marco Damilano, ”Sette” n. 39/2000).
[Fusione di Intesa e Unicredit] quando, nel giugno 1998, al presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, brillavano gli occhi quando gli capitava di parlare delle potenzialità della fusione. Una eventualità che anche il presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli, ha sempre considerato quantomeno da esplorare, come ogni progetto di aggregazione, dopo i nove di cui è stato protagonista.
(FAbio Tamburini, Il Sole 24 ore 31/03/2005 pag. 1/2)
Così, grazie a poco meno del 7% controllato da Ricucci, Fiorani e compagnia hanno possibilità di giocare un ruolo anche nelle manovre per il controllo del Corriere della Sera, finora riservate ad altri due banchieri capofila degli schieramenti all’interno del patto di sindacato attuale: Geronzi e Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa.
(Fabio Tamburini, Sole 24 ore, 30/04/2005)
Agli onori delle cronache finanziarie lo schivo Salvatori ci arriva con il passaggio all’Ambroveneto nel gennaio del ”90. A segnalarlo fu il consigliere Nerio Nesi, ex presidente della Bnl. La banca milanese usciva dai travagliati anni ”80 e il suo timoniere Giovanni Bazoli aveva bisogno di un uomo d’esperienza che sapesse farla crescere a velocità doppia dei concorrenti e sapesse gestire l’aggregazione di piccole banche locali.
(Dario Di Vico, ”Sette” n. 12/2001)
Ad aprire il dibattito il 31 maggio scorso, in occasione dell’ultima assemblea della Banca d’Italia, è stato proprio il maggiore azionista di via Nazionale. Quel giorno Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, prendendo la parola dopo la relazione del governatore, ha rotto un tabù. Per la prima volta un grande banchiere si è dichiarato disponibile a uscire dall’azionariato di Bankitalia, a tagliare quel nodo che, con un’anomalia tutta italiana, lega insieme il controllore e i suoi controllati, proprietari della grande maggioranza del capitale dell’authority creditizia.
(L’Espresso 01/09/2005, Vittorio Malagutti)
Ciampi e Andreatta, nonostante gli sforzi in senso contrario di una fetta consistente della Dc, decidono per il commissariamento e la liquidazione del vecchio Banco. La finanza cattolica viene affidata alla solida regìa di Giovanni Bazoli, l’uomo che chiuderà la guerra pluridecennale con il fronte di Mediobanca. E che alla fine ingloberà la laicissima Comit.
(Il Foglio 22/12/2005, pag.II-III)
[Intervista a Lucchini] Ma [Maranghi]non era già fuori da Mediobanca?
«Era un grande e onesto banchiere. E infatti mi sconsigliò: ”Non deve venire da me: saremmo soggetti ad attacchi. Vada da Bazoli”. Bazoli e io siamo bresciani, ci conosciamo da sempre. E Bazoli si è comportato bene».
Che fece Bazoli?
«Ci mise in mano a Lazard, che è partecipata da Intesa ma si muove in piena autonomia.
(Massimo Mucchetti Corriere della Sera, 11/02/2005)
Non più tardi di giovedì scorso, l’agenzia Radiocor, per dirne una, raccontava del progetto Intesa - Capitalia per la nascita di un vero ”campione nazionale” capace di resistere agli appetiti stranieri, favorito ”dai rapporti eccellenti” maturati negli ultimi mesi tra Geronzi e Giovanni Bazoli, a dispetto di quelli ”gelidi di un tempo”».
(Alberto Statera, la Repubblica 23/2)
Il presidente di Banca Intesa Giovanni Bazoli, che con il finanziare franco-polacco Romain Zaleski ha rapporti consolidati e di amicizia.
(Il Sole 24 Ore 08/03/2006, pag.31)
D’Agostino: Oggi mi diverto molto di più a scrivere di economia e politica. Preferisco occuparmi di Telecom, Bankitalia, la grande finanza. Per me è più importante Bazoli di Prodi.
(Elvira Serra Corriere della Sera, 09/04/2006)
[Lino Benassi] Lasciata l’Ina torna alla Comit, da amministratore delegato: lo chiama Giovanni Bazoli per affiancare al francese Christian Merle (espressione del socio Crédit agricole) un italiano, per gestire l’integrazione della banca ex Iri con la Banca Intesa.
(Fabio Dal Boni, ”Panorama” 6/9/2007)
Giovanni Bazoli, presidente di Intesa, è amico di Romano Prodi e oppositore del Cav.
(Il Foglio 10/06/2006, pag.3)
Roveraro partecipa al gruppo Cultura Etica Finanza che si stringe attorno a Caloia, a Giovanni Bazoli, a Piero Schlesinger.
(Andrea Schiavon, ”La Gazzetta dello Sport” 14/7/2006)
Più organizzata l’attività artistica di Banca Intesa fortemente sostenuta dal presidente Giovanni Bazoli.
(Corriere della Sera 27/08/2006, pag.8 Antonia Jacchia)
Il fulmineo matrimonio estivo tra Banca Intesa-Sanpaolo, che crea il nuovo campione del credito nazionale - e in prospettiva internazionale - sotto il segno di Enrico Salza e di Giovanni Bazoli e soprattutto con la benedizione totale e incondizionata del presidente del Consiglio, dà il segno chiaro di un potere creditizio che si salda anche, seppure non esclusivamente, attorno al nuovo premier. Ma più in generale una buona - in termini qualitativi e quantitativi - fetta del mondo bancario è considerata a ragione vicina a Prodi: oltre a Bazoli, che del Professore è stato come noto uno dei veri «kingmaker» per la guida del centrosinistra già un decennio fa [...] Costamagna vicino alla guida della Mittel, la finanziaria bresciana che è una delle creature predilette di Bazoli.
(La Stampa 14/09/2006, pag.4 Francesco Manacorda)
Dopo numerosi incontri riservati tra maggio e giugno, Giovanni Bazoli ed Enrico Salza hanno raggiunto l’accordo per la maxi-fusione la sera del 5 agosto, ma solo il 12 agosto fu informato per la prima volta Pietro Modiano, direttore generale del Sanpaolo (marito del ministro Barbara Pollastrini e politicamente vicino ai Ds).
(Il Sole 24 Ore 28/10/2006, pag.7 Alessandro Graziani)
Sul fronte milanese la Fondazione Cariplo ha scelto Gianluca Ponzellini, Livio Torio e Ferdinando Targetti (economista ed ex deputato dell’Ulivo), mentre il cosiddetto «gruppo lombardo» ha voluto, oltre allo stesso Bazoli, anche Franco Dalla Sega. L’unico consigliere espresso dalla lista di minoranza è Rosalba Casiraghi (Francesco Manacorda, La Stampa 17/11/2006)
[Iozzo] Grande sponsor delle nozze del secolo con Intesa, prima dichiara di non essere più interessato a ruoli di primo piano, di avere terminato il suo compito, poi viene chiamato a furor di soci, soprattutto da Giovanni Bazoli e Corrado Passera, alla vice presidenza.
(Federico Monga, La Stampa 18/11/2006, pagina 17.)
L’operazione Banche Popolari Unite con Banca Lombarda, che ha creato un altro gruppo di notevole potenza, assai vicino peraltro al presidente di Banca Intesa Giovanni Bazoli, nonché azionista di peso della stessa Banca Intesa.
(Marco Panara, Affari & Finanza 20/11/2006, pagina 2.)
L’ insinuazione non si ferma qui: Mucchetti nasconderebbe il suo doppio fine, che è quello di sostenere una parte della proprietà del Corriere (i banchieri Bazoli e Passera) contro l’ asse degli azionisti-rivali (Geronzi, Tronchetti, Della Valle, Montezemolo, Ligresti).
(La Repubblica 22/11/2006, pag.52 Gad Lerner)
[Nella partita Generali] La cordata più nuova e più interessante (e è quella che probabilmente ha dato il via alle ostilità). Si tratta della cordata costituita da Giovanni Bazoli (presidente di SantIntesa), da Alessandro Profumo-Unicredit, da Roman Zaleski (grande alleato di Bazoli da sempre), e dalla famiglia De Agostini. [...] Il gruppo di Bazoli ha motivazioni più urgenti, se vogliamo. Le Generali sono infatti il primo azionista di SantIntesa. Ma il primo azionista (e di fatto il controllore) di Generali finora è stato Mediobanca. Per la proprietà transitiva del capitale, si ricava che se Mediobanca è primo azionista di Generali, di fatto lo è anche di SantIntesa. In conclusione, Bazoli (sotto questa luce) sarebbe una specie di impiegato di Mediobanca. Figurarsi. L´orgoglioso banchiere bresciano che ha costruito SantIntesa, pezzo dopo pezzo, come un muratore fa con un muro, partendo dal niente (la banca fallita di Roberto Calvi, che nessuno voleva, l´Ambrosiano) agli ordini di Mediobanca (da cui peraltro si è sempre tenuto alla larga e con la quale, semmai, in passato ha incrociato il ferro in cruenti scontri, da lui vinti)? Mai. E ecco allora la battaglia. La posta, per tutti (tranne che per Mediobanca), è molto semplice: fare in modo che Mediobanca non sia più la padrona delle Generali. Fare in modo che il consiglio di amministrazione che verrà eletto in primavera configuri un nuovo equilibrio dentro la compagnia triestina. Con Bazoli forte almeno quanto Mediobanca (si dice che i due pacchetti azionari già siano quasi equivalenti), e quindi indipendente da Mediobanca in SantIntesa (che è la cosa che gli interessa).
(La Repubblica 10/12/2006, pag.54 Giuseppe Turani)
Colao: «Sono arrivato in Rcs su iniziativa di Vitale, Montezemolo, Galateri, Passera e Bazoli».
(Il Giornale 21/01/2007, Stefano Zurlo)
Bazoli e Guido Rossi di dare Telecom Italia a stranieri non ci pensano proprio.
(Libero 21/01/2007, Oscar Giannino)
Una quota robusta del fondo infrastrutturale F2I, intorno al 35 per cento, è riconducibile al sistema di potere di Giovanni Bazoli e di SuperIntesa. [...] Anche in F2I i rapporti di forza interni dicono che intorno alla bazoliana SuperIntesa si raggruppa il nucleo azionario più consistente: SuperIntesa più Cdp più le quote influenzate da Giuseppe Guzzetti, capo della fondazione Cariplo, raggruppano circa il 35 per cento del capitale del fondo. Già qualcuno la definisce quota Prodi. Inoltre, il neopresidente della Cassa, Alfonso Iozzo, ex amministratore del SanPaolo, area Ds, è legato a Bazoli dopo la maxifusione con Intesa. Lo stesso Gamberale, indipendentemente dalle simpatie partitiche, ha una visione allineata al bazolismo.
(Il Foglio 30/01/2007, pag.1)
Insomma, mentre oggi si tende a dire (e probabilmente è vero) che l´asse portante della finanza italiana è ormai la banca Intesa San Paolo (e quindi che Giovanni Bazoli è il suo profeta), se si arrivasse al matrimonio fra Capitalia e Unicredit l´asse verrebbe spostato molto in quella direzione.
(Giuseppe Turani, la Repubblica 4/2/2007)
[Generali] Nel complesso, dopo alcuni mesi di avanzata senza ostacoli, le truppe di Bazoli sono costrette per la prima volta a fermarsi e riflettere. Ci sono altri due fatti da segnalare sul fronte antibazoliano. Il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà ha aperto un’inchiesta sulla fusione tra Popolari Unite e Banca Lombarda alla luce dei possibili intrecci con IntesaSanpaolo, conseguenza della presenza in entrambe le compagini azionarie della finanziaria Mittel (guidata da Bazoli) e di Romain Zaleski, molto legato allo stesso Bazoli.
(Il Foglio 08/02/2007, pag.I)
La lobby non ufficiale, che si era data il nome di Gruppo Cultura Etica Finanza, ruotava attorno a due figure: Angelo Caloia, da molti anni alla guida della banca vaticana Ior, e Giovanni Bazoli.
(L’Espresso 08/02/2007, Luca Piana)
Salza e Bazoli hanno entrambi l’animus del predatore, non della preda.
(Gianni Zandano, La Stampa 3/3/2003)
E in questi giorni, se si concretizzeranno le ipotesi di fusione fra Hopa e la Mittel di Giovanni Bazoli (presidente di Banca Intesa, adesso Intesa-Sanpaolo) e dell’amico-raider Roman Zaleski, si arriverà a un Dico inedito e inesplorato tra la finanza laica e quella cattolica.
(Fabio Dal Boni, Il Foglio 3/3/2007)
Siccome all’orizzonte non si vede, per ora, nessuna cordata italiana, non c’è che una soluzione: far liquidare Tronchetti Provera dalle banche. Quali?
Per esempio, la Banca Intesa amministrata da Corrado Passera e presieduta da Giovanni Bazoli, banchiere stimatissimo da Prodi al quale, nei giorni dello scontro con il premier, Tronchetti Provera spedì (a lui, non a Prodi) un promemoria con la sua versione della vicenda.
(Sergio Rizzo, Corriere della Sera, 15 marzo 2007)
[Andreatta] d’intesa con Carlo Azeglio Ciampi, affidò l’Ambrosiano a un avvocato bresciano con cui aveva diviso un appartamento a Milano quand’erano studenti alla Cattolica, Giovanni Bazoli.
(Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 27/3/2007)
E Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi, i due signori del credito che paiono essere oggi alla regia di tutte le grandi operazioni bancarie, talvolta in sintonia, talvolta contrapposti? Comunque si muovano li divide solo la figura del presidente delle Generali Antoine Bernheim, che siede nel consiglio di Alleanza assieme al primo e in quello di Mediobanca accanto al secondo.
(Francesco Manacorda La Stampa 29/3/2007)
[Intervista a Bruno Tabacci] "Quel che è chiaro è che sullo sfondo c’è la moral suasion, chiamiamola così, dei banchieri onnipotenti, dei banchieri che fan finta di far l’interesse degli italiani, e mettono in piedi quella che invece in tutta evidenza è un’operazione di potere".
Si riferisce a Banca Intesa, a Giovanni Bazoli la cui vicinanza a Prodi non è certo un mistero? Lo dice perché Corrado Passera ha annunciato disponibilità a un impegno a termine in Telecom?
«Certo. Saranno loro a salvarci, e dico salvarci tra virgolette, naturalmente. Bazoli è il vero uomo di potere che c’è oggi in Italia. E questo crea quantomeno un problema di ruoli. A me preoccupano i banchieri che fanno l’interesse del Paese. I banchieri dovrebbero piuttosto fare l’interesse dei loro azionisti. Per non dire dei correntisti».
(Antonella Rampino, La Stampa 17/4/2007)
Il giorno dopo il brusco addio di Chicco Gnutti a Giovanni Bazoli, con l’annuncio delle nozze Fingruppo-Palladio Finanziaria al posto di quelle Hopa-Mittel, lo scossone fa traballare prima di tutto il titolo Mittel: la finanziaria presieduta dallo stesso Bazoli e che vede tra i suoi grandi azionisti Romain Zaleski lascia sul campo il 5,41% a 6,04 euro.
[...] Anche Bazoli non è certo entusiasta. Lunedì ha «preso atto» della scelta di Fingruppo e ieri, intervenuto all’assemblea di Alleanza Assicurazioni si è limitato a dire che «di questa vicenda per il momento non parlo». Ma certo per il professore bresciano che in pochi mesi ha messo a punto le fusioni Intesa-Sanpaolo e Banca Lombarda-Bpu, le spalle voltate dei concittadini Gnutti ed Ettore Lonati – i veri manovratori di Fingruppo - sono un gesto che avrebbe evitato volentieri. [...] A Siena, dove l’asse tra il numero uno della banca Giuseppe Mussari e Bazoli è andato rinforzandosi mese dopo mese, l’operazione era considerata fondamentale.
(Francesco Manacorda, La Stampa 25/4/2007)
Se nelle stesse ore Giovanni Bazoli - il banchiere più potente d’Italia - e Mario Monti, che ben conosce l’establishment nostrano, lanciano messaggi opposti sul rapporto tra banche e politica, significa che il tema divide in profondità visioni e interessi. "Che presso l’opinione pubblica possa diffondersi l’opinione o l’idea che la nostra banca sia etichettabile come amica o vicina a un personaggio pubblico piuttosto che a un altro - ha detto ieri Bazoli all’assemblea di Intesa-Sanpaolo - a me pare non solo infondato ma grottesco". [...] E il messaggio in chiaro di Bazoli, legato alle vicende Telecom e Alitalia, è proprio quello che Intesa San-Paolo non è la «banca di Prodi», il braccio armato finanziario del governo.
(Francesco Manacorda, La Stampa 4/5/2007)
Ma alcuni bocconiani spiegano che Monti ha buone capacità di persuasione sui suoi. L’altro fronte su cui il montismo inciderà è il Corriere della Sera. L’attacco a Bazoli ha determinato tre novità: la violazione della sacralità del presidente di Intesa e l’emergere della mancanza di una cultura alternativa a quella liberale da parte del sistema bazoliano; inoltre la posizione di Monti rende più difficili a breve sortite di Intesa sul quotidiano.
(Il Foglio 11/05/2007, pag.1)
Sostengono i bene informati, che Passera e il presidente Giovanni Bazoli fanno leva su Banca Leonardo per costruire e rafforzare un centro di potere alternativo a quello di Mediobanca. Si racconta addirittura di un progetto che prevedeva una fusione tra la finanziaria bresciana Hopa, la holding Mittel vicina a Bazoli e la stessa Banca Leonardo. Il piano, mai confermato dagli interessati, puntava a dare forma concreta al polo targato Intesa. Non se n’è fatto niente.
(L’Espresso 17/05/2007, pag.157 Vittorio Malagutti)
In un’intervista al Sole 24 Ore, Bazoli chiede che Unicredit-Capitalia riduca il peso in Mediobanca o che espliciti il suo ruolo come merchant bank del nuovo istituto e propone anche che i soci bancari escano dalla Rcs.
(F.Man., La Stampa 23/5/2007)
[Intervista a Palenzona] dunque non c’è il rischio - come teme Bazoli - che piazzetta Cuccia diventi la merchant bank di Unicredit?
«Assolutamente no. E’ già stato precisato e si vedrà anche in futuro che è così».
(Francesco Manacorda, La Stampa 23/5/2007)
Geronzi riteneva di controbilanciare la presenza di Giovanni Bazoli nei delicati equilibri della gestione del Corriere [cioè patto Rcs]. Ma proprio quell´incursione fu occasione di scontro con Profumo che immediatamente decise di vendere le azioni che Unicredit aveva in portafoglio offrendo contemporaneamente le dimissioni dalla Rcs Quotidiani.
(Giovanni Pons, la Repubblica 22/5/2007)
Si può notare come Giovanni Bazoli non escluda di uscire da Rcs perché, a questo punto, sono più i problemi che derivano a Intesa Sanpaolo (l’accusa di strapotere) dei vantaggi (l’influenza reale).
(Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 26/5/2007)
L’asse privilegiato che proprio Bernheim aveva creato con Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Un accordo che aveva favorito l’intreccio azionario e operativo tra le due società. Le Generali possiedono il 5% del colosso milanese-torinese e sono il principale partner assicurativo. Adesso improvvisamente gli schieramenti sono cambiati. I francesi, con la benedizione di Geronzi per meglio difendere Bernheim, hanno abbandonato Bazoli e si sono alleati con UniCredit. [...] Anzi, c’è già chi vede avanzare la mediazione di Costamagna. L’ex banchiere di Goldman Sachs, oltre a essere advisor di Geronzi, è amico personale di Profumo e gode della completa stima di Bazoli.
(Edoardo De Biasi, Sole 24 Ore 19/5/2007)
Insomma: Geronzi e Profumo sono grandi (e influenti) azionisti di Mediobanca, Mediobanca è la "padrona" di Generali e Generali è grande azionista di Intesa (che non è in Mediobanca). Insomma, una specie di giro dell´oca, alla fine della quale l´oca sembra essere il presidente di Intesa, Bazoli, pronto per essere cucinato dagli altri due. [...] Anche Bazoli e i suoi amici, per la verità, hanno un po´ di Generali in portafoglio, ma in misura molto inferiore. E quindi, ripeto, Bazoli si sente non troppo tranquillo con i suoi concorrenti che controllano uno dei suoi maggiori azionisti. E quindi ecco che Banca Intesa annuncia di aver comprato il 4 per cento di Unicredit (così, direttamente).
(Giuseppe Turani, la Repubblica 26/5/2007)
[Armenise Auletta] Proprio nella partita Bna il ”giovane”» Auletta conosce Giovanni Bazoli, che lo definisce ”persona seria ed equilibrata” e pochi mesi dopo la cessione di Bna lo chiama a Milano. Con un incarico di prima linea: direttore centrale responsabile fra l’altro delle partecipazioni e della pianificazione strategica. Con Bazoli trascorre sei anni, prima in Ambroveneto poi in Intesa, curando le operazioni di aggregazione.
(Sergio Bocconi, ”Corriere della Sera” 28/11/2008)
Interrogatori di Ricucci: «La mia segreteria... il governatore è nato lo stesso giorno dopo, l’11 ottobre, voglio dire... Ma mica solo a loro, pure a D’Alema glieli ho fatti, cioè pure a Fassino, pure a Prodi l’8 luglio mi ha telefonato, mi ricordo come se fosse adesso. Alle ore 15.30, io stavo in banca, per farmi gli auguri del matrimonio perché io avevo chiesto a Prodi se mi poteva fare un accredito dentro al patto attraverso Bazoli. Angelo Rovati, me l’ha portato Rovati... quel signore alto...»
(Corriere della Sera 17/6/2007)
Ricucci: "Mi interessava essere il sedicesimo uomo nel patto di sindacato Rcs, sedere al tavolo di chi governa il potere economico in Italia, i Bazoli, i Tronchetti Provera, i Della Valle".
(Paolo Berizzi, la Repubblica 18/6/2007)
La forza di Geronzi è sempre stata il sapiente ecumenismo che alla fine gli ha lasciato intorno pochi nemici. Nemmeno Giovanni Bazoli, ora sulla carta arcinemico, visto che capeggia la banca concorrente, si può ascrivere alla categoria. Vuoi perché i due, in tempi non sospetti, si vedevano a pranzo in casa del professore di Brescia, vuoi perché, se Arpe non ci infilava lo zampino comprando azioni Intesa, le rispettive banche si sarebbero sposate.
(Paolo Madron, Panorama 3/8/2007, da Dagospia 27/7/2007)
[Giuseppe Rotelli] Il forte radicamento nel bresciano rivela i suoi legami col presidente del gruppo bancario Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, anche attraverso i potenti commercialisti milanesi Strazzera, vicini al banchiere, ai quali è affidato il collegio sindacale della holding Papiniano che sta in vetta al suo impero e della quale Rotelli è amministratore unico e unico socio.
(Il Foglio 28/07/2007, pag.II Fabio Dal Boni)
Anche grazie all’opera di persuasione di Beniamino Andreatta e di Carlo Azeglio Ciampi un gruppo di banche, pubbliche (Banca Nazionale del Lavoro, Imi, Istituto San Paolo di Torino) e private (Banca Popolare di Milano, Banca San Paolo di Brescia, Credito Emiliano e Credito Romagnolo), seppero percepire il valore ancora insito nell’azienda bancaria e apportarono nuovo capitale per 600 miliardi di lire, pari a quasi un miliardo di euro di oggi. Nacque così il Nuovo Banco Ambrosiano, la cui presidenza fu affidata fin dal 6 agosto 1982 a Giovanni Bazoli.
(Mario Draghi, Corriere della Sera 6/8/2007)
Una mattina dell’agosto 1982, Giovanni Bazoli e Pier Domenico Gallo varcarono la soglia del Banco Ambrosiano, travolto dallo scandalo e dalla bancarotta, per assumerne le cariche di Presidente e Direttore Generale: senza saperlo, varcavano anche il confine tra il passato e il futuro delle banche italiane.
(Mario Deaglio, La Stampa 6/8/2007)
Nel 1997, il Credit aveva un ritorno del 6,3% sul capitale e l’Ambroveneto ne aveva uno del 5,6. Nel 2006, prima delle ultime fusioni, Unicredito era al 16,5% e Intesa al 16,4. Nel decennio, il ritorno medio annuo di Profumo è stato del 14%, mentre quello di Bazoli rimane appena sotto il 12. Questa differenza riflette due dati: la continuità della gestione Profumo rispetto all’altalena degli amministratori delegati di Intesa, che solo con l’arrivo di Corrado Passera ha avuto un termine e la miglior qualità delle acquisizioni del Credit.
(Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 9/9/2007)
[Mario Draghi a Brescia] Il Governatore dopo il convegno ha pranzato all’Osteria Giovita, davanti all’Universita’, seduto al tavolo con il presidente di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli, con la moglie di Faini e, tra gli altri, gli economisti Francesco Giavazzi e Tito Boeri.
(Adn Kronos 12/9/2007)
Oggi è Giovanni Bazoli e il primo gruppo bancario italiano costruito intorno a Intesa Sanpaolo a proporsi come "contrappeso" a Piazzetta Cuccia e agli azionisti francesi che dal 2003 costituiscono una componente importante di quel mondo. Bazoli e Cuccia hanno sempre combattuto nell’ arena finanziaria italiana su fronti contrapposti, basti pensare ai tentativi della Comit di conquistare l’ Ambroveneto nel corso degli anni ’ 90. Ma quando alla fine del 1999 il banchiere siciliano consegnò la stessa Comit nelle mani di Banca Intesa impose una condizione che pesa ancora oggi come un macigno: a Bazoli fu chiesto di uscire con la Comit dall’ azionariato di Mediobanca, nella quale era presente fin dai tempi della sua costituzione. L’ obbiettivo era evidentemente quello di spezzare il filo che conduceva direttamente a Generali.
(La Repubblica Affari & Finanza 10/09/2007, GIOVANNI PONS)
[Primarie del Pd] Giovanni Bazoli ha votato a Brescia, come aveva fatto nel 2005, senza rilasciare dichiarazioni.
(Aldo Cazzullo, il Corriere della Sera, 15.10.2007)
Per Bazoli e Intesa SanPaolo la marcia tedesca non è ancora cominciata ma l’obiettivo è stato individuato. E non è un obiettivo da poco perchè nel mirino del banchiere amico di Prodi e nemico di Paolo Mieli, è finita Commerzbank, l’Istituto fondato nel 1870 ad Amburgo con 4 milioni di clienti, 40mila dipendenti, 1.000 filiali e una presenza in più di 40 paesi. Commerzbank dal 1988 si è affacciata anche sul mercato italiano, ma la sua presenza è marginale.
(Dagospia 19/10/2007)
Nelle orecchie dei giornalisti resta l’impressione un po’ penosa suscitata dalle dichiarazioni in terra americana di Abramo-Bazoli e Alessandro Profumo. E’ strano che questi grandi banchieri non abbiano ancora capito come si debba volare alto quando ci si trova in un contesto internazionale di prestigio. Lo sputtanamento di Mieli ad opera del capo di Sant’Intesa (ha fatto il maleducato con la Costituzione Italiana e l’ho messo dietro la lavagna) è apparso "provinciale e domestico" [...].
(Roberto D’Agostino Dagospia 23/10/2007)
Gallo, sull’Ambrosiano "per esempio svela i compensi: il suo era pari a 180 milioni di lire l’anno, l’emolumento di Bazoli a 60. Le stock option avrebbero fatto la loro fortuna, ma nessuno le ha chieste". [...] Gallo racconta gli incontri e le discussioni che portano all’amministrazione controllata. E ricorda che, scaduti i tempi, sollecita Bazoli a chiedere a Bankitalia di poter convertire in capitale il credito del Nuovo Banco Ambrosiano verso Rizzoli per consentire l’uscita in bonis dalla procedura, riportare i conti in attivo e vendere la società senza urgenza. Ma Bazoli, dopo aver parlato con Ciampi, risponde che il no del Governatore (in coerenza con la normativa) è irremovibile. Bazoli punta allora per la cessione sulla strategia «dei due blocchi», vuole cioè vendere la Rizzoli per il 50% a Gemina (Mediobanca-Agnelli) e per il 50% alla cordata alla quale partecipano Meta (Montedison-Schimberni) e Mittel (e qui il libro descrive gli scrupoli del banchiere bresciano su un eventuale conflitto d’interessi, visto che era presidente di quella finanziaria).
(Sergio Bocconi, Corriere della Sera 25/10/2007)
Ieri il Sole 24 Ore ha rilanciato l’ipotesi di un trascorso interesse di banca Intesa Sanpaolo per l’Unità, il giornale del Partito democratico in cerca di un assetto azionario più stabile. La storia ricostruita dal Sole ha un prologo. Sabato 13 ottobre sull’Unità esce un articolo di Rinaldo Gianola in cui si riferisce l’irritazione del presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, nei confronti di Paolo Mieli. Il direttore del Corriere della Sera, ospite del convegno confindustriale di Capri all’inizio di ottobre ha espresso una posizione dura nei confronti di Romano Prodi e del suo governo. Alcuni osservatori si chiedono come mai l’irrigidimento di Bazoli viene affidato al vicedirettore dell’Unità.
(Il Foglio 23/11/2007)
Il 4 luglio a Torino, nel cinquantesimo anniversario del lancio della prima 500 (o più esattamente della seconda dopo la mitica Topolino), è stata presentata la nuova 500, presenti il premier, sette ministri (Bersani, Bianchi, Bonino, Damiano, Gentiloni, Mastella, Rutelli), cinque banchieri (Bazoli Salza, Passera, Braggiotti, Abete), industriali (Pininfarina, Marcegaglia, Bombassei, Tronchetti, Della Valle), star varie (Arbore, Baudo, Ventura, Chiambretti), 1.200 giornalisti, 7.000 ospiti provenienti da 63 paesi ecc.
Salvatore Tropea, la Repubblica 6/7/2007
Dopo Telecom, Mediobanca e Generali lo scontro tra Unicredit/Mediobanca e Intesa Sanpaolo, e in particolare fra Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli, si è spostato sul terreno di Rcs, forse il più caro al numero uno di Intesa Sanpaolo, il quale è azionista del Corriere della Sera da più di vent’anni. Il primo a muovere è stato Bazoli. E’ certamente da leggere in suo appoggio la notizia di un potenziale incremento della partecipazione di Giuseppe Rotelli in Rcs al 10 per cento. Rotelli è da considerrasi vicino a Bazoli non solo perché ha in Intesa Sanpaolo la banca di riferimento, ma anche per la comune militanza nella finanza bianca.
(IL FOGLIO 1/12/2007)
In una fase della partita Alitalia Passera ha premuto sull’acceleratore di Air One fino a suscitare qualche irritazione nel presidente della sua banca Giovanni Bazoli per gli eccessivi accenti antiprodiani.
(Il Foglio 2 febbraio 2008)
C’è un rinnovato e reiterato interesse di Giovanni Bazoli per il giornale, dopo che negli ultimi tempi, a partire dalla fuoriuscita di Vittorio Colao, il presidente di Intesa andava invece confessando la sua disaffezione. Tanto da meditare- ma nessuno ci ha mai creduto veramente - il clamoroso abbandono della compagine azionaria su cui, in forme diverse, ha esercitato una sorta di riconosciuto patronage dai tempi del Nuovo Banco Ambrosiano.
(Il Sole 24 ore 7 febbraio 2008, Paolo Madron)
Continua La voce della Campania: ”E sì che di denaro, appartamenti, gioielli o auto di lusso, proprio la Fondazione Veronesi potrebbe farne tranquillamente a meno. Basta scorrere l’altisonante parterre del comitato di sostegno: si va dalla regina delle multinazionali del farmaco Diana Bracco al banchiere prodiano Giovanni Bazoli"(Il Foglio 27 febbraio 2008, Francesco Agnoli)
E, tanto per rilevare tracce di Partito Democratico anche sotto il profilo più squisitamente tecnico nell’operazione di fusione fra Aem e Asm, il ruolo di advisor legale per la parte bresciana è stato ricoperto dallo studio Pavesi Gitti Verzoni, di cui è socio Gregorio Gitti, presidente dell’Associazione per il Partito Democratico e genero di Giovanni Bazoli.
(Il Sole 24 ore 26 febbraio 2008, Paolo Bricco)
Del cenacolo di banchieri cattolici del ”Gruppo cultura etica e finanza”, raccontato da Giancarlo Galli nel saggio ”Finanza Bianca” (Mondadori, 2005), Guzzetti è ”magna pars” insieme a Bazoli e a Roberto Mazzotta. Non è un consesso dove si parli bene del Cavaliere, ma a differenza del presidente di Intesa, Guzzetti non mostrerà mai alcun antiberlusconismo. Non credeva più di tanto alle analisi di Beniamino Andreatta, consigliere e méntore di Bazoli come di Romano Prodi, ma neppure appoggiava la ”destra” cattolica degli Angelo Caloia (per quasi vent’anni alla guida dello Ior).
(Francesco Bonazzi, ”il Fatto Quotidiano” 29/10/2009)
[Intervista a Marco Travaglio] Chi ti piacerebbe al Quirinale?
«Se non fosse troppo anziano quando si voterà la prossima volta, Giovanni Sartori. O altrimenti Prodi. O Gustavo Zagrebelsky. O Giovanni Bazoli».
(La Stampa 17 maggio 2008, Claudio Sabelli Fioretti)
Geronzi: Dove invece i rapporti sono ottimi, assicura, è con l’altro grande banchiere italiano suo omologo e coetaneo: quel Giovanni Bazoli che sta a capo del consiglio di sorveglianza di Intesa-Sanpaolo: «Niente di più inverosimile», che definirli avversari. Anzi, «il nostro rapporto dura da anni e abbiamo sempre fatto prevalere il buonsenso e la saggezza di chi ha il dovere di essere saggio». E per il banchiere di sistema la conclusione è quasi obbligata: «E’ un rapporto che, piaccia o non piaccia, ha determinato una solida stabilità del sistema».
(Francesco Manacorda, La Stampa 6/6/2008, pagina 28)
[Intervista ad Angelo Rovati] Lei è trasversale anche in finanza. Amico di Giovanni Bazoli ma anche in ottimi rapporti con Cesare Geronzi.
"Con Bazoli ci uniscono le comuni radici cattoliche".
Uscito di scena Prodi, c’è chi parla di solitudine di Bazoli. Lei che lo conosce bene condivide?
Proprio no. Bazoli lo dipingono sempre come un signore che fa parte di un potere organico, sia esso il centrosinistra o il prodismo. Invece lui è uno dei pochi che non è organico a nessuno, tranne ai suoi valori.
Gli interessa ancora tanto il Corriere della Sera?
Diciamo che ora per lui è causa di un certo logorio. Comprensibile, visto che da 25 anni porta questa croce.
(Il Sole 24 ore 18 luglio 2008, Paolo Madron)
[Per Geronzi] il recupero del feeling con Abramo-Bazoli, l’altro Grande Vecchio di BancaIntesa che non ha alcuna intenzione di farsi emarginare dal risiko bancario.
(Roberto D’Agostino, Dagospia 28/7/2008)
Se va male [con Alitalia, Passera] rischia che il placido Bazoli e il tremendo Salza non gli regalino il panettone di Natale.
(Rinaldo Gianola, l’Unità 4/8/2008)
Se infatti altre società che hanno scelto il doppio consiglio affermano di trovarsi benissimo con il nuovo sistema, come ha fatto per Intesa Giovanni Bazoli, presidente dei sorveglianti, in Mediobanca si è arrivati al punto di rottura.
(Luca Piana, L’espresso 13/8/2008, pagina 118)
I bene informati parlano ormai esplicitamente di un asse Geronzi-Tronchetti-Bazoli, prossimo padrone delle sorti d’Italia attraverso Mediobanca-Corriere-Banca Intesa.
(Giorgio Dell’Arti, Vanity Fair 14/8/2008)
Tenendo fede a una consuetudine inaugurata con il suo arrivo a Milano, Geronzi ha incontrato lunedì scorso Giovanni Bazoli. Oltre che di Mediobanca, hanno parlato del capitalismo planetario (subprime, Fannie Mae & Freddie Mac) e di quello a loro prosaicamente più vicino.
(Paolo Madron, Il Sole-24 Ore 11/9/2008, pagina 37)
Geronzi [...] appena arrivato in piazzetta Cuccia ha dovuto sudare sette camicie e appoggiarsi al concorrente Giovanni Bazoli per far passare la nomina di Franco Bernabè in Telecom.
Giovanni Pons, la Repubblica 12/9/2008
Zaleski, che formalmente opera in proprio, è l’uomo di fiducia del presidente del comitato di sorveglianza di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli. Possiede un portafoglio di partecipazioni del valore di oltre 5 miliardi di euro (oltre a 1 miliardo di partecipazioni in società non quotate) che comprende Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Generali, Ubi Banca, A2A, Edison, Mittel, Cattolica, Bpm, Mps e anche Telecom Italia ( almeno fino a qualche tempo fa). A fronte di queste partecipazioni ha debiti per 6,3 miliardi.
(di Orazio Carabini, Il Sole 24 Ore, 9 novembre 2008)
A metà degli anni Novanta si è consolidato il rapporto decisivo per la vita e la carriera dell’ingegnere franco-polacco [Zaleski]. Quello con Giovanni Bazoli, capo carismatico della cosiddetta finanza cattolica del nord Italia, presidente della bresciana Mittel crocevia di molteplici interessi, e ora anche presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, sostenitrice nel corso degli anni (è esposta per 1,7 miliardi di euro) della Tassara.
(Gianni Gambarotta, Il Foglio 18/11/2008)
Una colazione informale, è una tazzina di caffè poggiata su un vassoio di cristallo, è un tavolino di un ufficio milanese attorno al quale ci sono Massimo D’Alema e Giovanni Bazoli, dove si discute della fusione tra Capitalia e Unicredit, della banca IntesaSanPaolo e della nuova geopolitica del sistema finanziario. La data è il maggio 2007. [...] Le affinità tra D’Alema e Intesa sono state consacrate pubblicamente grazie al famoso caffè offerto da Giovanni Bazoli all’ex presidente del Consiglio, il 24 maggio di un anno fa. I rapporti tra i due sono tuttora cordiali, ma i contatti migliori nella prima banca d’Italia D’Alema li ha con altri due dirigenti. Il primo è il direttore generale Pietro Modiano. Il secondo è l’amministratore delegato Corrado Passera. [...] Nel Pd, Letta ha oggi i rapporti migliori sia con Alessandro Profumo sia con Giovanni Bazoli (il nipote di secondo grado del numero uno di Intesa, Alfredo Bazoli, è segretario provinciale del Pd bresciano ed è vicino a Enrico Letta).
(Claudio Cerasa, Il Foglio 13/11/2008 e 19/11/2008)
[Scontro Modiano-Passera] "Giovanni bazoli non avrebbe gradito che i panni sporchi venissero lavati fuori dalle ovattate stanze di Ca’ de Sass".
(Monga-Paolucci, La Stampa 30/11/2008)
Il presidente dell’istituto, Giovanni Bazoli, ha rapporti consolidati con Zaleski ed è particolarmente attento alle vicende della Tassara, che oltre a essere socio di Intesa è anche azionista di riferimento con circa il 20% della Mittel, finanziaria di cui il banchiere bresciano è presidente. Bazoli è stato uno dei principali artefici del divorzio consensuale di Modiano da Intesa, deciso secondo alcune ricostruzioni martedì dopo un faccia a faccia tra i due che ha evitato di trascinare lo scontro tra il direttore generale e il consigliere delegato, Corrado Passera, fino al consiglio che martedì esaminerà il progetto di riorganizzazione.
(Federico Fubini, Corriere della Sera 13/12/2008)
Certo, l’ipotesi [di fondere Mediobanca e Unicredit] non piacerà al presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli che, già ai tempi della fusione UniCredit-Capitalia, mostrò serie preoccupazioni per gli assetti delle Generali. Ma in questa fase Bazoli, così come gli ambienti politici a lui vicini, è costretto a giocare in difesa. Il caso-Zaleski non lo ha certo aiutato. Così come l’attivismo dell’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera che, con l’operazione Alitalia, si è conquistato l’apprezzamento del centrodestra nei palazzi della politica romana. Lasciando Bazoli un po’ più solo.
(Alessandro Graziani per Il Sole 24 Ore di martedì gennaio 2009)
In casa Intesa-Sanpaolo, il presidente del consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli (quattro cariche) può vantare anche un posto nel cda di Alleanza, controllata proprio da Generali.
(Francesco Manacorda, La Stampa 12/1/2009)
Il numero due, vero candidato a raccogliere l’eredità di potere di Enrico Cuccia era sempre stato considerato il presidente del Consiglio di sorveglianza di IntesaSanpaolo, Giovanni Bazoli. Ma ora le due Z lo hanno messo un po’ in disparte. Nel senso che Bazoli ha sponsorizzato e fatto finanziare dalla sua e da altre banche due gruppi, quello del finanziere Romain Zaleski e quello dell’immobiliarista Luigi Zumino, entrambi oggi in estrema difficoltà. Questo non può non pesare sul suo status e sulla percezione che se ne ha.
(Gianni Gambarotta, Il foglio 5/2/2009)
[Intervista a Romiti] Perché da noi il Corriere della sera è l’ombelico del mondo? "Mah, è il giornale in cui s’identificava la borghesia. Tutti ci volevano mettere un piede dentro. Una volta, alla scadenza del patto di sindacato, io sostenni che di azionisti ce n’erano già troppi. Ma Giovanni Bazoli disse che l’Avvocato, già malato, gli aveva chiesto di farne entrare un altro paio. Ha vinto l’Avvocato. Solo che adesso sono diventati diciassette.
(Paolo Madron, Il sole 24 ore 15/2/2009)
Nel migliore dei casi, "Saponetta" [Paolo Mieli, da direttore del Corriere] dovrebbe essere "commissariato" da un paio di vice-direttori nuovi e vicini ai Bazoli e Geronzi.
(Dagospia, 18/02/2009)
I più ”poveri” della top ten [dei banchieri italiani]? Emilio Zanetti, presidente del consiglio di gestione Ubi Banca con 2,42 milioni, Guido Leoni, ad della Popolare dell’Emilia Romagna con 1,67 milioni, e Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, con 1,36 milioni.
(Camilla Conti, Libero, 19/2/2009)
I due banchieri che siedono nel patto, cioe’ il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa SanPaolo Giovanni Bazoli (che nel patto rappresenta Mittel mentre la banca e’ rappresentata dall’ad Passera) e il presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi, si sono già incontrati. In particolare, Geronzi e’ rimasto a Milano un giorno in piu’ del previsto per portare a termine i colloqui necessari e sbrogliare con abilita’ e destrezza l’intricata matassa. E la soluzione sarebbe ormai condivisa: [Ferruccio De Bortoli direttore del Corriere].
(Adn Kronos 29/3/2009, ripresa da Dagospia)
Il 30 aprile 2009 a Torino all’assemblea dei soci Intesa, l’avvocato [Marta Colombo] è intervenuta in qualità di rappresentante del piccolo azionista Menconi, per criticare il bilancio e la gestione della banca, mettendo sott’accusa ”i promotori infedeli di Fideuram che hanno truffato centinaia di risparmiatori, come Menconi”. Secca la replica di Bazoli: ”L’assemblea non è la sede adatta per entrare nel merito della vicenda su cui dovrà pronunciarsi la magistratura”.
(Luca Fornovo, ”La Stampa” 5/5/2009)
[Angelo Rizzoli lo ha denunciato, assieme a Zuccoli e Arvedi, perché li accusa di avergli "soffiato" le azioni]: «Quei fondi arrivati a Dublino erano parte della somma destinata all’aumento di capitale Rizzoli. Furono sottratti alla loro destinazione finale. Quel mancato pagamento creò volutamente un buco di pari entità. In sostanza La Centrale, controllata dall’Ambrosiano di Calvi, non mise mai materialmente i soldi dell’aumento di capitale che doveva servire a pagare il Corriere. Ed è per questo che siamo saltati in aria. Il Banco i soldi non li ha messi quando c’era Calvi, ma neppure dopo, quando è diventato Nuovo Banco Ambrosiano, e neppure quando è diventato Ambroveneto e neppure quando è diventato Banca Intesa. Bazoli come potrebbe sostenere che non sapeva nulla? Come mai, oltre a non pagare il dovuto, non appena diventò presidente del Nba, come primo atto chiese alla Rizzoli il rientro di almeno 70 miliardi entro 15 giorni?». [... Sull’ipotesi di riavere le azioni] «Sì. Lo chiedo, primo fra tutti, a Banca Intesa SanPaolo, erede della ”Centrale” che ha acquistato le azioni da me e non le ha mai pagate. E quindi lo chiedo a Giovanni Bazoli, il rappresentante di quelli che non hanno pagato né azioni né la partecipazione all’aumento di capitale. Fu quella vicenda a creare il ”buco nero”: lo ripeto, Bazoli aveva comprato il 40,2 ma non lo aveva pagato e non versò l’aumento di capitale pattuito, cioè 140 miliardi». [...] «Il ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta. E’ stato lui a ”inventare” Giovanni Bazoli, a scoprirlo quand’era socio nello studio Martinazzoli-Bazoli-Montini (il nipote di Papa Paolo VI). Poi da vicepresidente della Banca San Paolo, una banchetta di provincia, lo paracadutò a Milano all’Ambrosiano dei ”nuovi e puri”. Andreatta cercò di bloccare Calvi, lo odiava, e quando emerse la possibilità di una liquidazione coatta, mise Bazoli a presidente del Nuovo Banco e prese il controllo gruppo.
(Gigi Moncalvo, Libero 8/9/2009)
Giovanni Bazoli, che vanta un legame storico con le gerarchie, e in particolare con i cardinali Re (bresciano come lui, e negli anni scorsi interlocutore privilegiato anche di Antonio Fazio) e Angelo Scola, anche attraverso la presidenza della Fondazione Cini, dove il Patriarca è di casa con la fondazione Oasis.
(Carlo Marroni, Il Sole-24 Ore 18/9/2009)
Giovanni Bazoli. Il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo è un uomo di centrosinistra. Viene da una famiglia di esponenti del Partito popolare e della Democrazia cristiana. Legato a papa Montini, cugino politico di Romano Prodi sotto il magistero di Beniamino Andreatta, è stato uno dei fondatori dell’Ulivo e quasi candidato alla presidenza del consiglio su spinta di Andreatta.
(Gianmaria Pica, il Riformista 23/09/2009)
Per quanto Giovanni Bazoli sia irritato da distinzioni come finanza cattolica e laica, difficile sfuggire all’annotazione che tutto quel che sta succedendo [su Banca Intesa tra Torino e Milano]segnala l’esaurirsi di un primato ambrosiano che ha sin qui tenuto banco, sopravvivendo anche e in più occasioni alla supremazia politica di Berlusconi, nonché alla matrice prodiano-ulivista che lo ha generato. Adesso, per la prima volta dagli inizi degli anni ’90, questa sopravvivenza sembra essere in discussione. E con essa il teorema per cui alla larga maggioranza politica di centrodestra non ha mai corrisposto pari influenza sulle istituzioni finanziarie del paese.
(Paolo Madron, Il Sole-24 Ore 25/9/2009)
Bazoli, molto legato da un rapporto storico con il capo di Cariplo, e presidente dell’associazione che riunisce tutte le fondazioni italiane, Giuseppe Guzzetti. [...] Quanto agli equilibri al vertice di Intesa sono complicati da tempo, a causa della difficile relazione tra Passera e Giovanni Bazoli - il federatore della banca che negli anni ha fatto di Intesa quello che è, mettendo insieme il banco Ambrosiano, la Cattolica del Veneto, poi la Comit e infine Sanpaolo Imi. Il consigliere delegato è stato troppo indipendente per Bazoli, come hanno dimostrato il caso Alitalia, in cui ha soccorso il governo Berlusconi, e il caso Risanamento.
(Marco Ferrante, il Riformista 26/09/2009)
Massimo Mucchetti, editorialista autorevole e spesso controcorrente, considerato a torto o a ragione vicino a Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, altro socio forte di via Solferino. [...] Angelo Benessia, torinesissimo avvocato che nel 2008 ha conquistato la presidenza della Compagnia di San Paolo, diventata primo azionista di Ca’ de Sass. Fra incontri e telefonate tra Gressoney e la Corsica, ha stabilito un asse con Bazoli.
(Il Foglio 22/09/2009)
La grande finanza bianca si chiude in conclave tra gli stucchi e gli ori della Veneranda Biblioteca ambrosiana. […] Tra loro personaggi assai noti, come Bazoli, Passera (come relatore), Merloni, il vice presidente di Confindustria Alberto Bombassei, il re dell’acciaio Emilio Riva (Gianluigi Nuzzi, La stampa 2/10/2009).
L’equilibrio nell’editoriale che pubblica il primo quotidiano d’Italia è retto dal rapporto tra i due banchieri seniores del sistema italiano: Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi. [...] Bazoli - politicamente di formazione popolare e democristiana, allievo di Beniamino Andreatta, cugino politico di Romano Prodi - in Rcs può contare anche sulla vicinanza della Sinpar, la società di investimenti e partecipazioni della famiglia Lucchini (2 per cento). Vicini a Bazoli sono anche i Pesenti che controllano una quota del 7,4 per cento, i quali però sono sempre un po’ a metà strada e hanno anche buoni rapporti con Mediobanca di cui sono azionisti. [...] Zuccoli ha guidato l’operazione - ostile a Bazoli - che ha portato le utility Aem, Asm e Amsa a fondersi nella società A2a.
(Gianmaria Pica, il Riformista 13/10/2009)
[Guzzetti] l’amico fraterno Giovanni Bazoli.
(Francesco Bonazzi, il Fatto Quotidiano 29/10/2009)
Secondo alcuni il patto tra Cesare Geronzi, anche presidente di Mediobanca, e il banchiere fu prodiano Giovanni Bazoli avrebbe portato a un ribaltamento di equilibri che avrebbe come obiettivo esclusivo quello di «dare addosso solo alla Fiat e a Passera».
(Fabrizio d’Esposito, Il Riformista , 20/10/09)
Contro Rotelli si sta muovendo silenziosamente Bazoli, grande amico e mentore di Mucchetti”, giura un osservatore delle vicende rizzoliane. ”Interpretazioni e letture ardite”, così amici e colleghi di Mucchetti definiscono ogni volta le voci che gli attribuiscono una vicinanza con il banchiere bresciano.
[Su Bazoli e Mucchetti] la leggenda vuole che il banchiere e il giornalista ogni tanto condividano i brevi spostamenti in treno (prima classe) fra Milano e Brescia, dove Mucchetti è nato 56 anni fa e Bazoli 77 anni fa, ed entrambi risiedono. Si sa, comunque, che Mucchetti ha un’ottima opinione di Bazoli, così come di Alessandro Profumo, amministratore delegato di UniCredit. Ma questo non gli impedisce – raccontano al Corriere – di criticare alcune mosse di Intesa, come l’ingresso in Telecom e in Cai-Alitalia. A dimostrazione della sua imperfetta consonanza ideale e giornalistica con Bazoli, Mucchetti nel corso della presentazione romana del libro ”Il baco del Corriere” ricordò di essere figlio di un calzolaio laico-comunista e che i suoi inizi giornalistici sono stati al quotidiano-cooperativa Bresciaoggi, antagonista del locale quotidiano di proprietà della Curia.
(Il Foglio 4/12/2009)
Quando il 7 agosto 1982 il ministero del Tesoro e la Banca d’Italia creano il Nuovo Banco Ambrosiano (Nba) che eredita attraverso la società Centrale anche il pacchetto del 40% di Rizzoli, i nodi vengono al pettine. Il nuovo presidente del Banco, Giovanni Bazoli, mette al muro il gruppo: chiede l’immediato rientro dei fidi, pari a 70 miliardi. Ma nel frattempo sembra dimenticarsi che il Nba ha ereditato anche la Centrale con tutte le sue posizioni giuridiche. Tra cui un debito della Centrale (e dunque del Nba) di 150 miliardi mai onorati nei confronti sia del gruppo Rizzoli sia di Angelo, per l’aumento di capitale dell’81 sottoscritto ma mai versato. La Rizzoli in questo modo schizofrenico si vede contestati i propri debiti e non già riconosciuti i propri crediti. Sarà questo il centro dell’azione legale intrapresa in questi mesi da Angelo Rizzoli.
(Nicola Porro, il Giornale 7/2/2010, pp. 8-9)
[Intervita ad Angelo Rizzoli] Per cui che cosa scriverebbe nella Garzantina su Giovanni Bazoli, regista di quell’operazione?
«Avvocato bresciano. Uomo indecifrabile. Vuol apparire come un santo, ma nella vicenda Rizzoli ha dimostrato una spregiudicatezza che non aveva nulla di ascetico».
(Stefano Lorenzetto, il Giornale, 21/2/2010)
Franco Bernabè voluto [in Telecom] da Cesare Geronzi (Mediobanca) e Giovanni Bazoli (Intesa) e gradito a Telefonica. [...] Giovanni Pons, e si chiede: ”Bernabè affonderà il colpo con azioni di responsabilità sollevando così il coperchio sulla reale attendibilità dei conti Telecom?”. Il giornalista che da anni segue il feuilleton telefonico italiano, insiste nel puntare il dito su ”una sorta di gentlemen’s agreement tra Bazoli e Geronzi volto a non gettare fango sulla gestione precedente”. [...] E il 29 ottobre il Corriereconomia, l’inserto del lunedì, pubblica un articolo intitolato ”la svolta dei soci”. Geronzi e Bazoli discutono con Bernabè sulle strategie, chiarendo di non essere soddisfatti, come azionisti di riferimento, dell’andamento aziendale. Chiedono un piano di sviluppo. [...] Adesso arriva un manager bazoliano: Giovanni Gorno Tampini, direttore generale di Mittel. Ha una esperienza da banchiere d’affari. Potrebbe essere l’uomo della svolta, che in più garantisce sia Giulio Tremonti sia gli stessi azionisti Telecom.
(Stefano Cingolani, Il Foglio 03/03/2010)
Il banchiere Raffaele Mattioli, allora presidente della banca Commerciale, che poi volle essere sepolto qui [nell’Abbazia di Chiaravalle]. E sarà per questo che tanti anni dopo, Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, si è quasi commosso quando ha letto le «suppliche» della soprintendente Sandrina Bandera (allora funzionaria) che lo pregavano di non far cadere in rovina gli affreschi del tiburio. «Quando sono venuto qui a vedere di persona, sono stato accolto da lei e dai suoi collaboratori con l’apprensione con cui si guarda al medico che può salvare una persona cara», ha raccontato ieri il banchiere a Chiaravalle, presentando i famosi affreschi finalmente restaurati e «restituiti». «Restituiti alla loro dignità e alla collettività», ha precisato Bazoli, così spiegando il senso del nome del Progetto che Intesa Sanpaolo ha dato al suo collaudato programma di restauri d’arte: «Restituzioni».
(Sara Ricotta Voza, La Stampa 6/3/2010, pagina 21)
Un anno dopo il blitz su Ponzellini, Tremonti appronta la seconda operazione di rilievo. Chi conosce bene gli equilibri del potere bancario spiega che alla Cassa depositi e prestiti la notizia non è affatto l’uscita di Varazzani, quanto l’arrivo di Giovanni Gorno Tempini. Il nuovo amministratore delegato arriva dalla Mittel, la finanziaria che fa capo a Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo (banca a cui Mittel è collegata da una serie di partecipazioni incrociate, in un intreccio tutto italiano). Varazzani, quindi, non viene sostituito per un giudizio negativo sul suo operato, ma per lasciare spazio a un uomo la cui vicinanza a Bazoli renderà evidente a tutti che il banchiere milanese un tempo ispiratore e protagonista del prodismo (si parlò di lui come candidato dell’Ulivo nel 2001) ora è in sintonia con il ministro Tremonti. [...] Bazoli è più vicino a Tremonti che al Pd, Cesare Geronzi (presidente di Mediobanca) è al centro di mille partite ma tutela la pace armata con Bazoli e mantiene il suo ruolo di garante dei rapporti tra Silvio Berlusconi e la grande finanza.
(Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 9/3/2010)
Quando un signore di mondo, Nino Andreatta, da ministro Dc del Tesoro nel primo Governo Spadolini, di concerto con il laicissimo governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi, poteva nel 1982 chiamare uno sconosciuto avvocato bresciano, Giovanni Bazoli, a presiedere la ricostruzione del Banco Ambrosiano. [...] Il segnale che le cose cominciano a rimettersi in manovra saldando un asse inedito tra scampoli della ex balena che tornano a raccordarsi, dopo molte incomprensioni: da un lato il post conciliare Bazoli, dall’altro il conservatore e botiniano Gotti Tedeschi più à la page nel nuovo corso Oltretevere, presidente della banca vaticana e consigliere in Cdp.
(Paolo Bricco, Marco Alfieri, Il Sole-24 Ore 13/3/2010)
Giovanni Bazoli, ciò di più lontano si possa immaginare (per gli affari italiani) del tedesco di Unicredit Dieter Rampl. Un banchiere che mette il becco, con il garbo e l’astuzia che gli sono propri, in tutte le più importanti vicende italiane.
(Nicola Porro, il Giornale 17/3/2010, pagina 1)
Il giorno numero due della improvvisa «primavera» della grande finanza italiana si è aperto ieri alle 11,30 del mattino con l’ingresso in Mediobanca del presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli. Il colloquio con il presidente di Piazzetta Cuccia Cesare Geronzi dura una cinquantina di minuti e al termine i due banchieri si stringono la mano nel cortile del palazzo dell’istituto.
(Sergio Bocconi, Corriere della Sera 18/03/2010)
Rcs Mediagroup chiude il bilancio 2009 in perdita di quasi 130 milioni. E i suoi azionisti stringono la presa sulla Quotidiani, la più strategica tra le controllate, editrice di Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport. Il suo cda, di prossima scadenza, ospiterà il gotha degli azionisti, spesso già presenti nel patto Rcs o nel consiglio della holding. Si tratta di Giovanni Bazoli per Intesa Sanpaolo, Luca Cordero di Montezemolo (Fiat), Diego Della Valle (Dorint), Cesare Geronzi (Mediobanca), Giampiero Pesenti (Italcementi), Marco Tronchetti Provera (Pirelli). Succederanno ai cosiddetti rappresentanti della società civile (Anna Maria Artoni, Giulio Ballio, Maurizio Barracco, Vittorio Coda, Angelo Ferro, Valerio Onida, Gianfelice Rocca e Riccardo Stilli), che di comune accordo i soci indicavano negli ultimi anni.
(ANDREA GRECO, la Repubblica 19/3/2010)
Ieri si è decisa la partita Rcs. Si è conclusa sulla base di un accordo tra Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi che accolgono le richieste di una serie di altri soci di accorciare il rapporto tra azionisti e società. Piergaetano Marchetti resta presidente e i soci seggono direttamente in consiglio di amministrazione della Quotidiani. [...] Secondo una schematizzazione mediatica si va da un orientamento bazolian-tremontiano a uno geronzian-lettiano fino al terzismo astensionista di Montezemolo, entrato in cda in rappresentanza della Fiat, secondo azionista sindacato del gruppo editoriale.
(Marco Ferrante, Il Riformista 19/3/2010)
Rcs Mediagroup chiude il bilancio 2009 in perdita di quasi 130 milioni. E i suoi azionisti stringono la presa sulla Quotidiani, la più strategica tra le controllate, editrice di Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport. Il suo cda, di prossima scadenza, ospiterà il gotha degli azionisti, spesso già presenti nel patto Rcs o nel consiglio della holding. Si tratta di Giovanni Bazoli per Intesa Sanpaolo, Luca Cordero di Montezemolo (Fiat), Diego Della Valle (Dorint), Cesare Geronzi (Mediobanca), Giampiero Pesenti (Italcementi), Marco Tronchetti Provera (Pirelli). (ANDREA GRECO, la Repubblica 19/3/2010)
Cesare Geronzi, Giovanni Bazoli, Luca di Montezemolo, Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle, Giampiero Pesenti: tutti seduti al piano di sopra del direttore Ferruccio de Bortoli che già aveva i suoi problemi, tra il calo delle copie (dovute in parte all’aumento di prezzo e alla concorrenza del Giornale di Vittorio Feltri) e una difficile ristrutturazione del personale, combinate con una situazione politica complessa da gestire per un giornale che si concepisce ancora come super partes.
(Stefano Feltri Il Fatto 20/3/2010)
E non è una coincidenza che Geronzi e Bazoli stringano la presa sul Corriere proprio mentre si consuma la successione di Giovanni Gorno Tempini, uomo vicinissimo a Bazoli, a Massimo Varazzani alla testa della Cassa depositi e prestiti.
(Stefano Feltri Il Fatto 20/3/2010)
Sera" si sono interrogati a lungo durante il weekend. Ciò che è avvenuto venerdì nel Consiglio di amministrazione dove a piedi giunti sono entrati i pesi massimi dei poteri forti, li ha lasciati molto perplessi. L’ingresso di Geronzi, Bazoli, Pesenti, Tronchetti Provera, Montezemolo e Della Valle in Rcs Quotidiani non è roba di tutti i giorni che si può liquidare con la certezza ostentata dall’Ostellino delle Libertà che "sul fronte della linea editoriale non cambierà nulla".
(dagospia 22/3/2010)
[Intervista ad Angelo Rizzoli] E il fatto che Gianni Agnelli, Bazoli e soci abbiano versato ad Angelo Rizzoli appena 9 miliardi per il 50,2% delle azioni che cosa le fa pensare? «Che fecero un grande affare». [...] La Mittel faceva capo a Bazoli, perciò Rizzoli accusa il banchiere bresciano d’aver svolto tre parti nella stessa commedia: venditore della casa editrice in quanto presidente del Nuovo Banco Ambrosiano, acquirente in quanto azionista di Mittel, arbitro in quanto fu lui a segnalare al tribunale la cordata comprendente Mittel interessata ad assumere il controllo della casa editrice. «Anche questo dovrebbe accertarlo la magistratura. Se fosse così, non mi piacerebbe. Mi permetta però di dubitarne. Bazoli è una persona molto esperta e molto prudente. Sicuramente in quel momento non avrà ricoperto una posizione apicale nella Mittel». (In effetti, come ricorda Pier Domenico Gallo, direttore generale del Nuovo Banco Ambrosiano dall’82 all’87, nel libro Intesa Sanpaolo: c’era una volta un «fantasma inesistente», Bazoli «nella sua etica weberiana» s’interrogò «sull’opportunità che la finanziaria da lui presieduta facesse parte del gruppo dei compratori di Rizzoli, essendo il Nba venditore». Quello che lo stesso Gallo definisce «un classico problema di conflitto d’interessi» fu aggirato così: la presidenza della Mittel venne temporaneamente affidata al costituzionalista Paolo Barile, per essere poi restituita a Bazoli, che la ricopre tuttora, ndr).
Il 16 agosto 1982 Bazoli incontrò Rizzoli e gli intimò di restituire 70 miliardi di lire in due settimane, somma che rappresentava il debito della Rizzoli verso il Banco Ambrosiano e che avrebbe dovuto essere già estinto se l’aumento di capitale fosse arrivato nelle casse dell’editrice anziché in Sudamerica. Lo chiedo a lei che insegna economia applicata: un rientro di queste dimensioni in appena 15 giorni è d’uso comune nel mondo bancario? «Chiaramente la finalità è quella di far saltare l’azienda, non c’è ombra di dubbio. Siamo in presenza di un comportamento che ha l’effetto di determinare l’insolvenza del debitore».
(Stefano Lorenzetto, il Giornale, 23/3/2010)
Interessante notare, per esempio, che le banche sono riuscite a traghettare classe dirigente tra la prima e la seconda repubblica (cosa che non è riuscita alla politica), dando continuità a figure come Giovanni Bazoli, Cesare Geronzi, Giuseppe Guzzetti, lo stesso Enrico Salza.
(Michele Masneri, Il Riformista 24/3/2010)
[Su Generali] Geronzi ottiene il massimo risultato sperato, lo fa con diplomazia. E grazie alla tenuta di un buon accordo con due pedine importanti del nostro capitalismo: Bazoli e Caltagirone.
(Nicola Porro, il Giornale 27/3/2010, pagina 23)
[Geronzi] in questi mesi non ha solo tessuto rapporti con il gotha della finanza milanese, da Giovanni Bazoli a Giuseppe Guzzetti.
(MASSIMO GIANNINI, la Repubblica 27/3/2010)
Anche Giovanni Bazoli, «da 28 anni» nella banca che oggi è Intesa-Sanpaolo, rivendica l’indipendenza dei cda dalle schede elettorali: «Non ho mai fatto dichiarazioni di ordine politico nè ho mai fatto prendere alla banca decisioni influenzate dalla politica». [...] il terzetto Bazoli-Geronzi-Guzzetti, assicura la stabilità del sistema.
(FRANCESCO MANACORDA, La Stampa 31/3/2010, pagina 6)
Pagliaro sostiene la riconferma di Guido Rossi alla presidenza, insieme con Nagel sponsorizza Gabriele Burgio ma alla fine deve arrendersi all’asse tra Geronzi e Giovanni Bazoli (Intesa Sanpaolo) che impone Gabriele Galateri e Franco Bernabè. Nomi che, temeva Pagliaro, avrebbero permesso alla politica di avere una maggiore influenza su Telecom (c’è poi stata una pressione ai fianchi più che un condizionamento diretto dei dirigenti).
(Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 31/3/2010)
La partita che si è subito aperta tra Zaia, Unicredit e Intesa San Paolo, che ha costretto martedì Alessandro Profumo e Giovanni Bazoli a piantare i loro paletti rispetto alla conclamata invadenza della nuova politica vincente.
(ALBERTO STATERA, la Repubblica 1/4/2010)
In un paio di settimane Gotti Tedeschi inizia il cammino. Incontra i cavalieri della finanza bianca a porte chiuse alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Per raccogliere idee, piani di battaglia. Ricoagula certe forze, unisce i contatti, ben consapevole che le lancette del tempo camminano per tutti, a iniziare da Giovanni Bazoli.
(Gianluigi Nuzzi, Libero 13/4/2010)
E non è un mistero che a Guzzetti non dispiacerebbe la conferma di Salza, mentre il presidente del Consiglio di Sorveglianza della banca Giovanni Bazoli si è sempre tenuto più largo anche a causa di un buon rapporto con Tremonti.
(Marco Ferrante, Il Riformista 15/4/2010)
I milanesi, Guzzetti, Giovanni Bazoli e Corrado Passera, hanno sperato fino all´ultimo che Enrico Salza potesse essere riconfermato nella sua carica [in Intesa Sanpaolo] e non a caso hanno manifestato pubblicamente il loro apprezzamento per l´operato del navigato banchiere.
(GIOVANNI PONS e SALVATORE TROPEA, la Repubblica 16/4/2010)
Nel giorno dalla riunione con i vertici delle altre Fondazioni (Compagnia San Paolo, Carisbo, Cariparo e Carifirenze), il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti – che in mattinata ha varcato il portone di Intesa Sanpaolo, dove era presente il presidente del consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli – non ha mostrato particolare apprezzamento per la decisione della Compagnia San Paolo [di candidare Siniscalco al posto di Salza].
(Alessandro Graziani, Il Sole-24 Ore 16/4/2010;)
A suscitare la rabbia di un uomo navigato come Guzzetti era stato il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. In una intervista a «Repubblica», il sindaco accusava lui e Giovanni Bazoli di aver liquidato il torinese Enrico Salza a Intesa Sanpaolo e sponsorizzava apertamente Domenico Siniscalco alla presidenza del consiglio di gestione della banca in nome del curriculum e della torinesità. [...] L’accusa a Bazoli e Guzzetti è clamorosa. Ne è consapevole il presidente della Compagnia di Sanpaolo, Angelo Benessia: quando propose a Bazoli e a Guzzetti di condividere un nuovo presidente del consiglio di gestione al posto di Salza, si sentì rispondere un cortese no. [...] Nello scenario di Chiamparino, comunque, o Bazoli o Passera avrebbero dovuto passare la mano.
(Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 18/04/2010)
La fusione Sanpaolo-Intesa, che ha mortificato i torinesi e premiato i milanesi (il presidente Giovanni Bazoli e l’amministratore delegato Corrado Passera). [...] Guzzetti, che – secondo le parole del sindaco Chiamparino – avrebbe accettato di discutere per Intesa Sanpaolo il passaggio ”a una guida composta da un presidente e un ad: uno dei quali, diciamo il presidente, avrebbe dovuto essere torinese”. Come a dire: tra un anno e mezzo fuori Bazoli.
(Gianni Barbacetto, il Fatto Quotidiano 20/4/2010)
[Suor Giuliana Galli]: «Giovanni Bazoli l’ho incontrato solo una volta, per chiedergli un contributo per Mamre. All’inizio mi vergognavo, poi mi sono detta che per i padri della Chiesa l’elemosina è restituzione... Allora gli ho scritto e lui mi ha risposto con una lettera bellissima, accompagnata da due libri in cui commenta parabole del Vangelo».
(Serena Danna, Il Sole-24 Ore 25/4/2010)
Gorno Tempini, vicino a Bazoli e però segnalato dal direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli.
(Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 30/04/2010)
Non è che tra banca e politica non ci siano colloqui. I banchieri usano incontrare esponenti del governo e dei partiti di ogni colore, e ieri Giovanni Bazoli ne ha visti tre di centro-sinistra, anche in luoghi pubblici come il Grand Hotel di Roma.
(Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 30/04/2010)
Il no di Siniscalco è una vittoria per Giuseppe Guzzetti, capo della fondazione Cariplo, arbitro degli equilibri azionari della banca, leader delle fondazioni raccolte nell’Acri, il primo a non avere apprezzato il tentativo di Benessia di imporre un nome non concordato con le altre fondazioni azioniste e seccato con Chiamparino per aver coperto da sinistra la scelta pro Siniscalco. Rafforza Corrado Passera, il quale non aveva mai fatto mistero di preferire Enrico Salza a Siniscalco. Sancisce il ruolo di autorità di ultima istanza in banca Intesa Sanpaolo di Giovanni Bazoli, il quale secondo alcune ricostruzioni, a un certo punto ha deciso di intervenire per ripristinare metodo di comportamento ed equilibrio tra gli azionisti.
(Marco Ferrante, Il Riformista 30/4/2010)
Il consiglio di sorveglianza di Intesa-Sanpaolo elegge all’unanimità Andrea Beltratti presidente del consiglio di gestione. Il presidente dell’organismo di sorveglianza Giovanni Bazoli raggiunge così l’obiettivo dichiarato già da giorni, di chiudere la vicenda in tempi rapidi.
E il problema di designare un candidato che è stato indicato dai grandi azionisti della banca - sul nome di Andrea Beltratti, indicato in origine dalla Compagnia di Sanpaolo assieme a quello dell’ex ministro Domenico Siniscalco, si sono raccolti a inizio settimana i consensi ufficiali di tutti e cinque le fondazioni azioniste - è superato da tre pareri legali che Bazoli aveva chiesto. Secondo quelle opinioni anche votando il candidato indicato dalle fondazioni non si può comunque ipotizzare un patto occulto tra gli stessi grandi soci. Dopo le ultime assicurazioni dello stesso Bazoli - a chiedergliele è il consigliere anziano Gianguido Sacchi Morsiani - il consenso è così unanime. [...] «Contento!» è anche Guzzetti che ringrazia Bazoli «per un risultato non scontato» come la nomina di Beltratti. Poi ribadisce «l’impegno delle fondazioni azioniste, dopo avere positivamente concorso a percorrere un passaggio complesso», a dare ai vertici della banca «tranquillità e certezza, con il proprio sostegno».
La frattura, dunque, non c’è stata, ma alcuni postumi probabilmente ci saranno. Anche chi ha spinto Beltratti è adesso consapevole dell’enorme impegno che attende l’economista, il quale dovrà inserirsi con esiti non scontati in un sistema di potere ben rodato che ruota attorno all’asse Passera-Bazoli-Guzzetti.
(FRANCESCO MANACORDA, La Stampa 8/5/2010, pagina 6)
In funzione, allora, anti Geronzi fu Bazoli a tentare, nell’estate del 2006, il riavvicinamento fra CDB e D’Alema. Ma non funzionò nonostante la mediazione di Angelo Rovati, già consigliere di Prodi a Palazzo Chigi. La diffidenza fece premio viste le storiche preferenze dell’editore di Repubblica e l’Espresso per Rutelli e Veltroni.
(Il Foglio 20/05/2010)
[D’Agostino intervistato da Lorenzetto]: Pensi al Corriere, con 20 padroni che rappresentano il Gotha, anzi la gotta, del potere. Ma come fa il povero de Bortoli a tenere a bada tutti? Ti chiamano un Della Valle, un Montezemolo, un Bazoli, Ligresti di qua, Pesenti di là... Guardi che è dura, eh. Dei grandi, gli unici rimasti fuori sono Ferrero e Luxottica. Tutti gli altri hanno un piede dentro.
(Stefano Lorenzetto, panorama 27/5/2010)
E’ invece accertato che il Corriere a prezzo di realizzo sia stato acquisito da quelli che con un linguaggio suggestivo vengono chiamati poteri forti. Rizzoli, per ricorrere a un’espressione resa famo sa da D’Alema, vada a farsi fottere. Sennonché lui non ci sta e questo fa imbufali re il banchiere Bazoli che col Banco Ambrosiano ha avuto che fare e col Corrie re pure.
(Vittorio Feltri, il Giornale 31/5/2010)
[Intervista a Tavaroli] Ma, secondo lei, l´inchiesta milanese ha mai puntato a Tronchetti? «Forse all´inizio, ma non so... Tronchetti mese dopo mese contava sempre di meno sullo scacchiere degli affari. Anzi, mentre Tronchetti tratta l´uscita di scena con il banchiere Giovanni Bazoli e la vendita di Telecom è ormai considerata cosa fatta, l´inchiesta finisce, puf»
(Nicola Porro, il Giornale 5/6/2010, pagina 1)
[Enrico Letta ha] intenzione di uscire allo scoperto utilizzando i punti di forza relazionali maturati anche grazie alle esperienze tecnocratiche, da ministro con il governo D’Alema prima, da sottosegretario nel secondo governo Prodi poi: all’incirca il triangolo Giulio Tremonti, Giovanni Bazoli, Carlo De Benedetti, personaggi attualmente in buoni rapporti fra loro. [...] Sergio Chiamparino, che nella partita di Intesa si era schierato contro la linea Bazoli pro Domenico Siniscalco (per il quale Tremonti non si era speso più di tanto); e ancora, nell’ambito della stessa partita, la collaborazione per il viaggio a Roma di Bazoli, comprensivo di interlocuzione con il Pd.
(Roberto De Mattei, Il Foglio 08/06/2010)
La mitologia narra anche quanto Beltratti fosse sconosciuto non solo a Tremonti ma persino al presidente del Consiglio di sorveglianza Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, ormai più che un banchiere, un sacerdote della finanza, forse il più grande, forse l’ultimo.
(Denise Pardo, L’espresso 17/6/2010)
[Intervista ad Alfredo Reichlin] E lei pensa che l’idea di un contratto nazionale uguale per tutti vada difesa? Guardi, lo dice persino un banchiere come Giovanni Bazoli, che non si può abdicare qualunque principio alla ”fi - nanziar izzazione’ e a una idea distorta del mercato. Non è il mercato che impone alle aziende di abbassare il costo del lavoro? No, non esiste una regola di necessità
(Luca Telese, il Fatto Quotidiano 15/6/2010)
Uomo prudente, Camadini, amico come il cardinale Re di Giovanni Bazoli, di cui però non apprezza l’apertura verso la sinistra o la finanza ”laica” (distinzione che il professor Bazoli rifiuta).
(Ugo Bertone, Libero 18/6/2010)
In un colloquio con «La Stampa», Giovanni Bazoli ha invitato Torino a guardare avanti, dopo il tormentato accordo tra le fondazioni sulle nomine a Intesa Sanpaolo. Il sindaco Sergio Chiamparino concorda, ma al «Corriere» non nasconde una riserva: «Tutti vogliamo guardare avanti, tanto è vero che non coltiviamo vendette, benché nessuno abbia capito perché la Compagnia di Sanpaolo abbia proposto due candidati per la presidenza gestionale della banca invece di uno. Ma dire, come fa Bazoli, che Torino ha guadagnato con la fusione è troppo. Sarà anche vero, ma il vissuto della città rimane diverso, e questo è un problema».
(Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 27/06/2010)
Più celere è stato l’iter per il consiglio della Cassa depositi e prestiti dove l’urgenza era rimuovere l’ad Massimo Varazzani, scelto dall’attuale governo ma divenuto "sgradito" dopo poco più di un anno di lavoro. Lì ci hanno pensato il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli e il presidente dell’Acri e della Cariplo Giuseppe Guzzetti a far cadere la scelta su Giovanni Gorno Tempini, proveniente dalla Mittel di Giovanni Bazoli e Romain Zaleski.
(Orazio Carabini, Gianni Dragoni, Il Sole-24 Ore 4/7/2010)
Corrado Faissola, espressione delle banche popolari e locali, ma con due arcangeli custodi come Giovanni Bazoli e Giuseppe Guzzetti, non ha intenzione di fare il presidente uscente [all’Abi ...]. Guzzetti è un osso duro. Dentro Intesa si allea con Bazoli.
(Stefano Cingolani, Il Foglio 10/7/2010)
l di là delle spinte personalistiche, che pure dovettero giocare un ruolo, la volontà di Unicredit, Bnl e dell’allora Capitalia di non sostenere il bazoliano Faissola per convergere su un altro candidato, Roberto Mazzotta della Popolare di Milano, era anche il sintomo di fratture sottotraccia tra diverse tipologie di banche. Seppure con la particolarità di un presidente, Faissola, sostenuto dalle piccole e medie oltre che da Intesa presieduta da Giovanni Bazoli, e del concorrente, il ”popolare” Mazzotta, gradito a tre grandi.
(Michele Arnese, Il Foglio 14/7/2010)
[Alberto Melloni] Mentre nell’ultimo suo libro appena sfornato, ”Pacem in terris. Storia dell’ultima enciclica di Papa Giovanni” (Laterza), alla voce ”ringraziamenti” Giovanni Bazoli di Intesa Sanpaolo prende il posto, in qualità di sponsor, di Beniamino Andreatta che dell’Istituto di scienze religiose, come si chiamava ai tempi la creatura di Dossetti, era stato presidente e finanziatore
(Marco Burini, Il Foglio 17/07/2010)
[Gnutti], l’uomo della vecchia 500 monta in Ferrari e nel 2003 entra nella classifica di Forbes degli uomini più ricchi del mondo. Anche se la Brescia che conta, quella della finanza e dell’industria cattolica, dei Bazoli e dei Beretta, lo tiene a distanza. [...] E la sua creatura più cara, la holding Hopa, “bicameralina della finanza”, punto d’incontro tra finanza “berlusconiana” e finanza “rossa” (grazie all’amico Gianni Consorte), nel 2007 è passata di mano: svalutata, soffocata dai debiti e dalle richieste del fisco, l’ha dovuta cedere proprio alla Mittel di Giovanni Bazoli, il salotto buono della finanza bresciana.
(Gianni Barbacetto e Marco Maroni, il Fatto Quotidiano 28/7/2010)
Complessivamente, poi, la divisione Quotidiani Italia di Rcs, che dallo scorso aprile è guidata direttamente dai rappresentanti dei soci Giovanni Bazoli, Luca di Montezemolo, Diego Della Valle, Cesare Geronzi, Giampiero Pesenti e Marco Tronchetti Provera accanto al presidente Piergaetano Marchetti e all’amministratore delegato Antonello Perricone , ha chiuso il semestre con ricavi in calo dell’1,2 per cento a 324,5 milioni di euro e margini in crescita a 56,2 milioni dai 17,7 milioni del 2009.
(Giovanna Lantini, il Fatto Quotidiano 29/7/2010)
[In Rcs] i grandi azionisti – e cioè Geronzi (ancora in quota Mediobanca), Bazoli, Pesenti, Tronchetti Provera, Montezemolo e Della Valle - sono entrati personalmente in consiglio d’amministrazione, in modo da avvicinarsi alla cosiddetta fonte del potere (ammesso che questa sia una spiegazione).
(Vanity Fair n. 12, 31/3/2010)
Per accedere ai piani alti dei dicasteri, bisogna avere tante amicizie: [... Rotelli] è stato vicino a Giuliano Amato, a Carlo Tognoli, al governatoredellaLombardiaRoberto Formigoni, al premier Silvio Berlusconi, che a maggio 2009 ha presenziato all’inaugurazione del nuovo Policlinico San Donato, al banchiere Giovanni Bazoli e al costruttore siculo-milanese Salvatore Ligresti.
(Giovanna Lantini, il Fatto Quotidiano 27/8/2010)