Alessio Ribaudo, Corriere della Sera 07/09/2010, 7 settembre 2010
ALBERI ANTI VELOCITA’ COME GLI AUTOVELOX: RIDUCONO GLI INCIDENTI
Querce, betulle e aceri al posto di autovelox e telecamere. La proposta arriva dall’ Inghilterra e dimostrerebbe che i filari di arbusti lungo le carreggiate, contrariamente a quello che pensano molti esperti di sicurezza stradale, non sono nemici dei guidatori ma, anzi, li indurrebbero a ridurre la velocità e il numero di incidenti. L’ esperimento, durato cinque mesi, è stato realizzato nelle strade d’ accesso a quattro centri della contea di Norfolk (Martham, Horstead, Mundesley e Overstrand) con risultati stupefacenti. La velocità media si è ridotta fra i 3 e i 5 chilometri orari e le collisioni sono calate del 20 percento. Dati confortanti che verranno sottoposti al ministero dei Trasporti per convincere il governo Cameron a estendere l’ esperimento in tutto il Paese. La metodologia del test è stata quella di creare due illusioni ottiche tramite la piantumazione di 300 alberi. Prima, si è proceduto a infittire i filari ai bordi delle strade riducendo la distanza tra i tronchi per suscitare un effetto «stroboscopico». In pratica l’ automobilista, percorrendo il tratto avrebbe la sensazione di andare più forte rispetto alla realtà e rallenterebbe. L’ altra soluzione è quella di piantare gli alberi più vicini al sito stradale man mano che si è in prossimità della città. Una sorta di effetto «imbuto» che dà a chi guida la sensazione che la corsia si restringe e indurrebbe a rallentare. Il principio alla base di queste teorie è quello di non incidere solo sulle infrastrutture ma influenzare il comportamento del guidatore nella componente mentale e percettiva per evitare gli urti. «Educare il conducente e tener conto di come le condizioni in cui il nostro sistema percettivo lavora - spiega Maria Rita Ciceri, professoressa di Psicologia del Traffico all’ Università Cattolica di Milano - possono modificare la percezione della realtà e creare distorsioni o illusioni: questo rapporto tra la realtà fisica della strada e quella percepita, sino a oggi, non è stata indagata a fondo. Però, sul caso concreto, una sorta di "effetto albero", bisognerebbe capire se è applicabile a tutte le strade e i paesaggi o solo ad alcuni». Le autorità inglesi puntano anche sui vantaggi economici e paesaggistici di questo sistema «verde». Gli alberi costano poco rispetto agli autovelox e ingentiliscono il paesaggio. «Se i dati sulla sicurezza stradale fossero confermati su larga scala sarebbe fantastico - afferma Luca Molinari, docente di Storia dell’ Architettura all’ Università di Napoli - perché urbanisticamente i filari di alberi leniscono l’ impatto della strada sul paesaggio e aumentano il benessere di marcia di chi viaggia». Un concetto caro dalla notte dei tempi agli urbanisti. «Per duemila anni - prosegue Molinari, curatore del padiglione Italia alla Biennale di Venezia - di fianco alle strade sono stati piantati alberi ad alto fusto come abbellimento. Dai romani ai Moghul, da Napoleone ai Borboni sino alle Parkway americane degli anni ’ 20. Si tornerebbe allo scenario meraviglioso delle nostre provinciali degli anni ’ 60 prima che molti alberi fossero tagliati appunto per motivi di sicurezza stradale». Anche in Francia il «caso» Norfolk fa discutere. Le Figaro ha ricordato che, a partire dagli anni ’ 80, in Francia è stato fatto il contrario e cioè sono stati abbattuti gli alberi e gli ostacoli fissi ai margini della strada per evitare impatti mortali, con discreti risultati. In più, l’ effetto «strobo», prodotto dall’ infittimento degli alberi, era stato ottenuto con l’ applicazione bande trasversali sull’ asfalto. E in Italia? Gli esperti puntano l’ indice sui rischi specialmente per i motociclisti. Più alberi potrebbero significare maggiori pericoli. «Ho lottato tutta la vita per rimuovere gli ostacoli fissi a bordo pista - spiega Claudio Costa, mitico ortopedico del Motomondiale - si figuri se sono favorevole ad averli lungo le strade... Urtarli per un centauro, anche a bassa velocità, provoca lesioni gravissime». Un pensiero caro anche a chi di strade se ne occupa in prima persona. «Per primi in Italia - dice il presidente Piero Ciucci - abbiamo pensato anche ai motociclisti progettando un dispositivo di sicurezza, per contribuire a ridurre la mortalità degli incidenti. L’ installazione delle nuove barriere ai margini delle strade potrà avvenire progressivamente sulla nostra rete».
Alessio Ribaudo