Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 07 Martedì calendario

L’EMIRO SFIDA L’OLILGARCA: MIA LA BARCA PIU’ LUNGA DEL MONDO

Questione di prestigio, di soldi, o forse solo di ego, maschile ovviamente. Comunque sia la battaglia per il titolo di «Miliardario con lo yacht più lungo del mondo» è riesplosa: protagonisti, questa volta, lo stravagante e molto glamour Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum, 61 anni, emiro di Dubai nonché premier e vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti, e il discusso Roman Abramovich, 44 anni, oligarca russo, prosperato grazie a Putin e al petrolio, ex politico, attuale proprietario del Chelsea. Personaggi ben diversi tra loro ma uniti dall’ immensa ricchezza nonostante quella del principe si sia molto ridotta, dall’ altrettanto enorme ambizione, dai tanti figli, dall’ amore per la Gran Bretagna (Abramovich ci abita, Sheikh Mohammed ci va spesso per comprare cavalli e giocare alle corse). E, soprattutto nel caso dell’ emiro, da una decisa propensione ai primati. Il principe che possiede l’ edificio più alto del mondo aveva già detenuto il record per la barca più grande: il suo super yacht dal poco originale nome «Dubai», uscito dai cantieri tedeschi Blohm&Voss e in origine destinato al fratello playboy del sultano del Brunei, con i suoi 162 metri di lunghezza era stato fino a 15 mesi fa il n.1 mondiale. Ma il varo di «Eclipse», negli stessi cantieri di Amburgo, lo aveva relegato al secondo posto. La lunghezza del monumentale yacht di Abramovich, il quinto della sua flotta personale, dopo una serie di supposizioni che hanno appassionato stuoli di esperti e curiosi è stata recentemente «certificata» dall’ autorevole Camper&Nicholsons (il broker britannico che misura imbarcazioni dal 1782) in 162,45 metri. Meno di quanto si pensasse prima, ma sempre più del «Dubai». E così Sheikh Mohammed ha deciso di agire. Attuando una piccola «extension» alla sua barca. Impresa semplice per l’ emiro che possiede i cantieri Platinum di Dubai, gli stessi che avevano completato l’ allestimento del super yacht, su cui ufficialmente è segreto ma che si sa avere otto ponti, posto per 115 persone, discoteca, eliporto, piscina e quant’ altro, esser arredato in stile «Las Vegas» e costato 350 milioni di euro. L’ idea, secondo fonti degli Emirati citate dal Sunday Times, è quella di aggiungere alla prua del «Dubai» un radar che sporga di 15 centimetri. Ma, soprattutto, di allungare la poppa con una sorta di «spiaggia», una piattaforma ad altezza del mare, su cui prendere il sole o rilassarsi per poi scivolar tra le onde. Un optional diventato recentemente di moda tra i proprietari di super yacht. Soprattutto un’ aggiunta di 1,8 metri alla lunghezza della barca dello sceicco che tornerebbe così al primo posto. Nessuna conferma, ovviamente, dall’ emirato che sta cercando di risollevarsi dalla pesantissima crisi e che sulle faccende dei propri reali è in genere super discreto: i cantieri Platinum hanno solo confermato che l’ anno prossimo lo yacht tornerà in bacino per manutenzione e «alcune migliorie». E nessuna dichiarazione, tanto meno, dall’ éntourage dell’ emiro che ama definirsi «poeta, amante del deserto, dell’ arte e dei cavalli» e che ha visto crollare il proprio patrimonio personale (secondo Forbes) del 60% in un anno a «soli» 4,5 miliardi di dollari. Silenzio pure sul fronte Abramovich, che non si è degnato di fare commenti. Probabilmente, se l’ oligarga sarà battuto sul mare si consolerà pensando al calcio: il suo Chelsea, acquistato nel 2003, è fortissimo. Mentre il tentativo di Sheikh Mohammad di comprarsi il Liverpool, qualche anno fa, non si è mai realizzato.
Cecilia Zecchinelli