Micaela Cappellini, Il Sole 24 Ore 6/9/2010, 6 settembre 2010
L’IMPRESA GLOBALE VA A CACCIA DI «FREE ZONE»
Gli unici giorni in cui è scontento, sono proprio questi del Ramadan, perché «mi fissano gli appuntamenti alle due o alle quattro di notte. Ecco perché sono scappato in Italia e ci rimarrò fino al 10». Per tutto il resto, Gianluca Cali, 41 anni, è entusiasta della zona franca di Ras Al Khaimah, Emirati Arabi Uniti. Con la sua Euro Gulf Business Bridge, ci si è stabilito nel 2008. Un anno difficile, per scegliere gli Emirati: di lì a poco, sarebbe scoppiato il bubbone Dubai World che avrebbe appannato lo smalto dei suoi grattacieli nel deserto.
Ma Gianluca Cali, che fa da testa d’ariete per conto delle aziende che esportano materiali per l’arredo e il design,a Ras Al Khaimah ha investito perché guardava al di là della crisi: «Non si può pensare di internazionalizzarsi stando seduti su una poltrona in Italia, bisogna andare sul posto a cercare contatti e aggredire i mercati ». Cosa l’ha convinto ad alzare la saracinesca all’interno di una Zona economica speciale? «La possibilità di essere proprietario al 100% della mia attività, invece di ricorrere a una joint venture con un’impresa locale. Eppoi infrastrutture funzionali, professionalità elevate e la presenza di altri tremila imprenditori provenienti da tutto il mondo: facile che capiti di fare affari insieme».
La zona franca di Ras Al Khaimah quest’anno festeggia 10 anni di attività con 875 nuove registrazioni soltanto tra gennaio e giugno e 106 nazionalità rappresentate. Poche, però, le imprese italiane presenti. Qui, come nel resto delle decine di zone economiche speciali sparse per il mondo.