Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 07 Martedì calendario

I PREZZI DEL RAME RESTANO ALTI

L’attività manifatturiera continua a essere il principale sostegno al mercato dei metalli, in mezzo ad altre notizie economiche meno incoraggianti. I prezzi al London Metal Exchange (Lme) hanno infatti reagito con un rialzo alla pubblicazione dei Pmi (purchasing managers indices), aumentati sia in Usa che in Cina, segnalando che il settore si sta espandendo, mentre un supporto è venuto anche dal sorprendente aumento dell’indice americano Ism, che era atteso in ribasso. Al momento il mercato è perciò maggiormente influenzato dalle notizie macro- economiche.
C’è però molta cautela tra gli analisti, la maggioranza dei quali si limita a dire che i prezzi non scenderanno molto da questi livelli. Sembra intanto improbabile che gli indicatori economici continuino a migliorare nei prossimi mesi, ma resta l’interrogativo di quanto minore possa essere la crescita. Le prospettive incerte potrebbero mantenere prudenti gli investitori, ma c’è la percezione che, anche per la situazione fondamentale favorevole di alcuni metalli, il rischio sia verso rialzi di prezzo, piuttosto che verso ribassi.
La fine delle vacanze estive si è infatti presentata con rincari soprattutto del rame, dopo la tenuta delle quotazioni durante agosto. Ad essa ha contribuito non poco il continuo calo delle giacenze di catodi presso i magazzini Lme, scese di 14.300 tonnellate, contrariamente a quanto avvenuto nei sette anni precedenti, quando in quel mese aumentarono anche nel 2003 e 2004, anni caratterizzati da cali generalizzati.
Tra i rapporti più rialzisti di questi giorni spicca quello della Bloombsbury Minerals Economics, che vede per quest’anno un deficit di 170mila tonnellate di rame raffinato e uno di 400mila per il prossimo. È circa il doppio della stima di altri analisti, ma ci sono argomenti a sostegno di questa previsione.
Nonostante la crescita dei consumi e il rialzo dei prezzi, la produzione mineraria nel 2010 dovrebbe aumentare solo di un modesto 2,4% a causa dell’invecchiamento delle miniere e dell’impoverimento dei giacimenti (per anni si è data la precedenza all’estrazione di minerali più ricchi e ora ci si rivolge a quelli con minor contenuto di rame). Lo stesso dovrebbe accadere nel 2011, quando la domanda mondiale è vista in crescita del 5 %: se si pensa che una differenza dell’1% tra produzione e consumo significa 200mila tonnellate anno, la previsione di deficit appare verosimile.
Non mancano però notizie di progettazione di nuovi impianti. L’ultima è di giovedì scorso, con l’annuncio che il gruppo anglo-svizzero Xstrata ha avuto dal governo peruviano un’opzione per costruire una miniera a Las Bambas, con la prospettiva di produrre 400mila tonnellate all’anno di rame contenuto nei concentrati. Ma la costruzione, se si farà, inizierà nel terzo trimestre 2011 e la produzione comincerà nel 2014. Con questi tempi si può immaginare come sia difficile far fronte a un eventuale forte aumento della domanda, mentre nel frattempo potrebbe formarsi una tensione sul mercato.
Una prima avvisaglia di questa situazione sembra essere il ridursi del contango, ossia della differenza tra la quotazione a pronti e quella a tre mesi, scesa a circa 12 $, dopo che fino a un mese fa era intorno a un più normale livello di 25 dollari.