Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore 7/9/2010, 7 settembre 2010
PIANO USA PER LE INFRASRUTTURE
Cinquanta miliardi di dollari subito, e molti di più nel corso dei prossimi sei anni, per ricostruire l’infrastruttura del trasporto in America. Non sarà un nuovo New Deal, ma una volta tanto il presidente Barack Obama ha annunciato qualcosa che piacerà a Paul Krugman,l’economista e Premio Nobel che dalla sua rubrica sul New York Times da mesi lo pungola a seguire l’esempio di Franklin Delano Roosevelt.
La proposta è venuta nell’ambito di un discorso fatto con i toni, i temi e il ritmo della campagna presidenziale del 2008 durante una manifestazione indetta a Milwaukee, in Wisconsin, dalla confederazione sindacale Afl-Cio in occasione della Festa del Lavoro, il Labor Day. Discorso con cui il presidente ha aperto la campagna elettorale in vista del voto di metà mandato il prossimo 2 novembre.
Il piano di investimenti a lungo termine nel campo dei trasporti su gomma, ferro e aria è stato un messaggio a un paese - e un elettorato - sfiancato da un’economia che non riesce a ripartire con la spinta propulsiva necessaria per ridare fiducia e creare più posti di lavoro.
Seppure non della portata del Recovery Act, il piano di stimolo economico da 787 miliardi di dollari approvato il 17 febbraio dell’anno scorso,i numeri del piano delineato ieri a Milwaukee sono significativi: 240mila chilometri di strade da risistemare, 6.400 chilometri di linee ferroviarie da ammodernare o costruire da zero ( incluso quelle della rete ad alta velocità di interesse per la nostra AnsaldoBreda), e di 240 chilometri di piste di atterraggio, alle quali si aggiungerà un nuovo sistema di controllo del traffico aereo su base satellitare.
In più, il presidente Usa ha annunciato l’intenzione di dare vita a una banca per gli investimenti infrastrutturali che avrà come propria mission esclusiva la realizzazione di opere pubbliche e che ridurrebbe non poco il peso e i margini di manovra del Congresso in questo settore.
Come intenda finanziare queste iniziative Obama non lo ha detto, lasciando ad anonimi "funzionari governativi" il compito di far capire che i fondi dovrebbero venire dal taglio ai sussidi economici concessi all’industria del petrolio e del gas.
In questo momento, comunque, l’amministrazione Obama considera quello del deficit un problema secondario. Perchè è convinta che le elezioni di novembre - e soprattutto quelle per la Casa Bianca del 2012 - si vinceranno o perderanno sull’occupazione. «Siamo tutti d’accordo su un punto: c’è bisogno di misure mirate a generare posti di lavoro e per ora il deficit non è un tema centrale», ha dichiarato con insolita franchezza Laura Tyson, consigliere economico del presidente.
In un’intervista televisiva ieri mattina, il ministro del Lavoro, Hilda Solis, ha detto che il piano presentato dal presidente intende «dare subito lavoro a chi lo ha perduto», anche se gli esperti ritengono che non riuscirà a stimolare la creazione di nuovi posti prima degli inizi del 2011. Ammesso che venga approvato nella breve finestra tra la riapertura del Congresso a metà settembre e le elezioni del 2 novembre. Cosa per nulla certa. Avendo finora sempre ostacolato ogni singola iniziativa parlamentare della Casa Bianca, i repubblicani faranno di tutto per impedire il passaggio di un nuovo piano di spesa federale.
Gli analisti ritengono che, pur di mettere il bastone tra le ruote della Casa Bianca, contrasteranno anche una misura molto più in sintonia con la loro filosofia: il progetto che si prevede Obama introduca mercoledì a Cleveland, in Ohio, consistente in un programma di sgravi fiscali alle aziende che si impegnano a fare ricerca. Il suo costo è stimato attorno ai 100 miliardi di dollari nel corso di dieci anni. Neppure in questo caso il presidente ha specificato da dove verranno quei fondi, ma ancora una volta si è lasciato intendere che si farà pagare un’industria in questo momento simpatica a pochi: quella petrolifera.
Comunque vada a finire in Congresso, con queste misure la Casa Bianca conta di dare prova al paese del proprio dinamismo post-ideologico e spera che il probabile ostruzionismo dei repubblicani venga percepito come la prova del loro cinismo e della loro indifferenza nei confronti di chi è alla ricerca di lavoro.