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 2010  settembre 07 Martedì calendario

MERKEL RILANCIA SUL NUCLEARE

Il governo Merkel ha deciso ieri dopo molti tira e molla di allungare in media di 12 anni la vita delle centrali nucleari tedesche, rinnegando una scelta presa nel 2002. La decisione, criticata su più fronti, prevede anche la creazione di una nuova imposta a cui saranno soggette le utilities. Il gettito verrà utilizzato per finanziare le fonti rinnovabili con l’obiettivo di fare della Germania sul fronte energetico «uno dei paesi più efficienti al mondo».
L’accordo in seno alla coalizione democristiana-liberale prevede che le 17 centrali del paese potranno rimanere in funzione più del previsto. «La vita degli impianti più vecchi si allungherà di otto anni, mentre le centrali di costruzione più recente, con standard tecnici diversi, potranno rimanere aperte per altri quattordici anni oltre il previsto », ha spiegato il ministro dell’Ambiente, il democristiano Norbert Röttgen. L’intesa è giunta dopo mesi di difficili negoziati in seno alla coalizione di governo. I liberali avrebbero voluto un allungamento della vita degli impianti di almeno venti anni; più prudenti molti democristiani. La scelta rinnega una decisione del 2002 quando l’allora governo socialdemocratico-verde del cancelliere Gerhard Schröder aveva deciso la chiusura di tutti le centrali atomiche tedesche intorno al 2021.
L’accordo permette di allungare la vita degli impianti tedeschi da 32 a 44 anni, rispetto a una media internazionale di 60 anni. Una maggioranza dei tedeschi appare contraria all’utilizzo dell’energia nucleare, tanto che il governo federale pur di rendere la scelta politicamente accettabile ha deciso di introdurre una nuova tassa che verrà versata dalle utilities. Il gettito della nuova imposta - che varrà per sei anni- dovrebbe essere di 2,3 miliardi di euro all’anno.
Il denaro sarà in gran parte utilizzato per sostenere la ricerca e l’uso delle fonti di energia rinnovabile. Alla nuova tassa sulla produzione di energia nucleare sarà associato anche un fondo a cui parteciperanno le aziende del settore: saranno chiamate ciascuna a un contributo di 300 milioni all’anno tra il 2011 e il 2012 e di 200 milioni tra il 2013 e il 2016. In tutto, le imprese saranno chiamate a un contributo di circa 30 miliardi di euro.
Più volte in questo ultimo anno, il cancelliere Angela Merkel ha spiegato che dal suo punto vista il nucleare deve servire da ponte per permettere alla Germania di effettuare una transizione morbida verso un mix energetico nel quale le fonti rinnovabili avranno un peso assai maggiore di oggi.
In questo senso la signora Merkel ha parlato ieri di "rivoluzione", mettendo l’accento non tanto sulla scelta relativa al nucleare ma sugli obiettivi di più lunga lena.
Molti osservatori continuano a pensare che il nucleare e il petrolio sono troppo convenienti per poter essere abbandonati. Eppure, proprio di recente, Jochem Flasbarth, presidente dell’Ufficio federale per l’Ambiente, ha detto che nel 2050 la Germania potrebbe se lo volesse produrre il 100% della sua elettricità con fonti rinnovabili: «É un obiettivo molto realistico, basato sulla tecnologia già esistente. Non è una predizione campata per aria», ha sostenuto.
A fine mese il governo presenterà il nuovo piano energetico nazionale. Ieri, intanto, le utilities hanno accolto con favore l’annuncio del governo, anche se hanno messo l’accento sui i cospicui costi dell’intesa. I titoli delle società coinvolte - Eon, EnBW e Rwe- sono saliti in Borsa, tra l’1,8 e il 4,9%; Vattenfall, la quarta azienda coinvolta, non è quotata. Gli ecologisti dal canto loro hanno sostenuto che l’esecutivo è rimasto vittima della lobby nucleare.
Sul fronte politico, la signora Merkel ha commentato: «Abbiamo dimostrato che il governo è capace di affrontare questioni controverse». L’alleanza Cdu-Fdp sta attraversando un momento difficile. Negli ultimi mesi ha litigato sul futuro del nucleare appunto, ma anche sull’eventualità di tagliare le tasse o di abolire la leva. Rimane da superare il passaggio in parlamento, oggetto di uno scontro politico e giuridico con l’opposizione socialdemocratico- verde.
Secondo il governo federale, il progetto di legge non è tra quelli che devono passare obbligatoriamente anche dal Bundesrat, la Camera Alta, nella quale la coalizione non ha più la maggioranza dal maggio scorso, oltre che dal Bundestag. Di diverso avviso naturalmente l’Spd e i Verdi. «Sono certa- ha assicurato la signora Merkel - che il nostro iter parlamentare è legalmente corretto e non verrà messo a soqquadro da eventuali ricorsi giudiziari».