Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 07 Martedì calendario

Il silenzio? sbagliato e impossibile - Mettere il silenziatore alle notizie sull’attività sismica per evitare allarmi ingiustificati e anche speculazioni di «falsi profeti»: è l’idea avanzata da Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica, d’accordo con Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile

Il silenzio? sbagliato e impossibile - Mettere il silenziatore alle notizie sull’attività sismica per evitare allarmi ingiustificati e anche speculazioni di «falsi profeti»: è l’idea avanzata da Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica, d’accordo con Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile. Ma è lecito? Ed è possibile? In entrambi i casi la risposta è no. Non è lecito perché essere informati è un diritto essenziale, tanto più se c’è di mezzo un rischio e l’ente che ha le informazioni è pubblico. Non è possibile perché nell’era di Internet le notizie filtrerebbero comunque, e allora sì, sarebbero del tutto fuori controllo. Però Boschi pone un problema reale. La notizia scientifica richiede un forte senso di responsabilità. Non solo nel caso del rischio sismico. Lo stesso discorso vale per epidemie, incidenti chimici o nucleari, persino per nuove terapie (mai diffondere illusioni: si pensi a Di Bella e alla sua cura anticancro). La probabilità che l’attuale sciame sismico sfoci in un terremoto del grado 5,5 sulla scala Richter è dello 0,1 per cento. Poco, certo, ma non si muore allo 0,1 per cento: la catastrofe è un evento del tipo tutto o niente. Come le improbabilissime vincite al Superenalotto. La scienza è fatta di sfumature, farle percepire è un problema culturale. Dunque informazione sì, ma intelligente e attenta alla psicologia della popolazione coinvolta. Il referto dell’elettrocardiogramma deve dire tutto: al medico il compito di mediarne l’esito al paziente.