Gianluigi Nuzzi, Libero 7/9/2010, 7 settembre 2010
LA QUESTIONE MORALE DI GIANFRANCO RICORDA TROPPO QUELLA DI DI PIETRO
Gianfranco Fini è terrorizzato. C’è il rischio che l’Italia agli occhi del mondo diventi «il paese dei politici ladri». Lui, ovviamente, è contro raccomandazioni, familismo e nepotismo. Mai aiuterebbe un parente ad inanellare appalti in Rai, figuratevi la suocera. Per questo urge «una svolta che solo la destra popolare può dare», una rivoluzione «che elimini il clientelismo, la nomenclatura burocratica, che faccia andare avanti non i raccomandati, ma chi lavora, chi produce, chi lo merita».
È questo il Gianfranco Fini che ci piace. Si batte contro la mastelliana spintarella, infila due sonori calci nel sedere a qualunque Giancarlo Tulliani osi solo accomodarsi sul divanetto di una casa ricevuta dal partito in eredità per portare avanti la Causa. Peccato che siano frasi sbiadite dal tempo. Eravamo a Napoli, non a Mirabello. Era il 1988 non il 2010, Gianfranco non presidente della Camera voluto da Berlusconi, no era nella minoranza del Msi, baluardo di nostalgici fascisti fuori dai giochi e dagli interessi.
Quelle frasi stonate
Fini non pronuncia queste frasi oggi.
Suonerebbero anacronistiche, stonate finché non spiega proprio la storia della casa di Montecarlo, sfilata a un’eredità e ora in uso al cognato, finché non puntella la linearità delle sue telefonate ai vertici Rai, offrendo così una spiegazione agli appalti della suocera. Non è un pallino ossessivo di certi giornali. Troppo facile per smarcarsi dagli imbarazzi e soprattutto, una risposta troppo fragile. Fini non si accorge che per la questione morale servono fatti non silenzi.
Servono fatti, non silenzi
Altrimenti l’audace recupero dell’etica non andrà a costituire uno dei pilastri portanti di Farefuturo ma segnerà la sua contraddizione più dirompente, gli si rivolterà contro ogni giorno, togliendo propulsione al consenso, all’allargamento e scivolando in percorsi già visti. Riecco allora che in mano rimane sempre e solo l’ampolla della retorica, la destra dei purissimi puritani, anime callide, angeli contro la corruzione che volevano l’Italia da «rivoltare come un calzino».
L’anima forcaiola
Tanto che a Mirabello i giornalisti del Fatto di Marco Travaglio si muovono a loro agio. Strette di mano, applausi, sostegno.
L’anima forcaiola di vecchia memoria si rianima e riflette in percorsi analoghi.
Gli strani patrimoni
Lo psiconano, il mafioso, pedofilo, l’adulatore di Vittorio Mangano, insomma Silvio Berlusconi come icona del male si eleva a immagine sdoganata, adagiata sui neo-militanti con l’obiettivo di innervosire lo storico alleato e di offrire un argomento populista per anime dalla bocca buona. Dall’Italia manettara il male dei mali nostrani diventa ora patrimonio anche di una destra, dell’antipolitica innanzitutto e di chi vorrebbe indirizzare quest’ultima a proprio piacimento. Meglio Saviano di Mangano. Meglio il generale dei colonnelli. Chi osa contraddire o porre domande è un infame. Ogni intimidazione verrà respinta. Ecco qui il nuovo leader. Scimmiottare Di Pietro sui
temi che proprio Tonino scippò alla destra dopo Mani pulite, sarà un placebo di breve durata. Gianfranco fino a ieri non è stato nella foresteria dell’Italia dei Valori ma nel salotto di comando del centrodestra. Una responsabilità che non evapora proponendo a Berlusconi l’alleanza-cappio che il povero Pd vive oggi con Di Pietro.
La partita della credibilità
Anzi, è proprio sulla credibilità che si giocano certe partite. E che credibilità si può pretendere attaccando i compagni di ieri se per 15 anni si condividono e animano trionfi ed errori di governo? Se si sviluppano insieme tutte le politiche contro le mafie che palazzo Chigi porta avanti con i successi scanditi dalle catture di latitanti? Come ignorarne quindi i successi se persino mafie più silenti come la ‘ndrangheta reagiscono con messaggi intimidatori?
I misteri nel Principato
Ancora, come può la retorica superare anche gli errori, condivisi, di non dotare né i codici delle leggi né la politica del necessario sistema immunitario contro la corruzione, tanto che ancora oggi ci troviamo di fronte a bassezze rozze di alcuni arraffoni? E comunque la ricerca della verginità assoluta, della supremazia etica, della questione morale come codice genetico di ogni partito è una variante demagogica e perdente. Implica che nessuno possa rinfacciarti nulla quando Montecarlo rimane lì con i suoi misteri.