FRAMMENTI, 7 settembre 2010
Tags : Antonio Debenedetti
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "DEBENEDETTI
ANTONIO"
2010
[Lo studioso Cesare De Michelis su Debenedetti: «Ha] la sadica pazienza e la perversa curiosità di un antropologo d’eccezione».
Fonte: Alfonso Berardinelli, Corriere della Sera 21/06/2010.
[Tommaso Debenedetti, figlio di Antonio, giornalista freelance che da anni s’inventava interviste ad irraggiungibili intellettuali e premi nobel:] «[…] Non ci sono mai state verifiche e non perché io sia figlio di Antonio Debenedetti. Quell’aspetto, la parentela celebre, non c’entra niente. […]. Non c’è stato uno straccio di giornalista che fosse giunto alla relazione tra me e mio padre. […]. Quanti anni sono che non dialoga con suo padre? «Almeno due anni». Per quale ragione? «Questioni familiari, non certo giornalistiche». Può spiegarsi? «Mio padre non ha mai accettato la mia vita sentimentale. Ha avuto un pessimo rapporto con mia moglie. Non ha voluto vedere i miei figli che sono piccoli e io di converso non gli ho offerto la possibilità. Eventi come questi segnano un solco, non crede?».
Fonte: Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 8/5/2010.
[Mughini e le false interviste di Tommaso Debenedetti. Anche il padre Antonio] è a sua volta uno scrittore e un giornalista di vaglia. Mentre è appena uscito questo suo gustoso libro scritto a quattro mani con Gianni Borgna, ”Dal piacere alla Dolce vita”, in cui la storia della Roma che va dal 1889 al 1960 è ricostruita per episodi e personaggi comunque cruciali, resta nel mio giudizio bellissimo il libro da lui dedicato a suo padre [Giacomo, critico ed intellettuale], il ”Giacomino” pubblicato da Rizzoli nel 1994. Un libro che era tutto fuorché sdolcinato e prevedibile; un libro, al contrario, che raccontava un padre difficile e ingombrante, e dunque un rapporto tra padre e figlio che non doveva essere stato tutto rose e fiori. […]. Non so quale sia stato e sia il rapporto tra Antonio Debenedetti e il nostro eroe, suo figlio Tommaso. Mi dicono un rapporto in cui non tutto è rose e fiori.
Fonte: Giampiero Mughini, Libero 6/4/2010.
2009
[Nella cinquina finale dello Strega 2009 anche Vitali, promosso da Debenedetti, anche se la giuria non è più ai livelli d’una volta:] «Un tempo c’erano Gadda, Moravia, Palazzeschi, Cesare Brandi, Argan. E oggi? Al loro posto ci sono funzionari editoriali, ministeriali e comunali e ”maneggi da postelegrafonici”, come li chiamava Gigi Malerba» (Antonio Debenedetti).
MIRELLA SERRI PER LA STAMPA, ripreso su Altrimondi 03/07/2009.
[Premio Strega: polemiche, pressioni, telefonate e voti pilotati. Debenedetti:] «Meglio saltare un turno. Meglio sospenderlo per un anno e riorganizzarlo completamente. Tutto per il bene del premio stesso». [...] figlio di due soci fondatori del premio, cooptato giovanissimo tra gli Amici della domenica [gli intellettuali che facevano parte del salotto culturale dei Bellonci, fondatori del premio] dalla stessa Maria Bellonci.
Fonte: Cristina Taglietti, Corriere della sera 24/06/2009.
[Debenedetti smentisce la (falsa) notizia della sua morte:] «Sono vivo, è stata una prova generale che uno non vorrebbe mai fare [ma dicono porti bene]. L’ho saputo dagli amici del Corriere della Sera e loro mi ricordavano che la stessa cosa è successa a Hemingway e Moravia, ma mi sento troppo piccolo per sostenere il paragone».
Fonte: AGI e corriere.it, 17 maggio 2009.
2008
[Lo scrittore La Capria, anche lui premio Strega, e “In Due” di Debenedetti:] […] un bellissimo libro di racconti uscito in questi giorni e intitolato "In due" (Rizzoli). Sono convinto che questi dodici racconti scritti come in uno stato di grazia siano i migliori di tutti quelli scritti finora da Antonio Debenedetti, perché si tengono l’un l’altro e tutto torna, tutto è precisamente detto, con quella «spezzatura» che sottolinea il distacco e l’implicito giudizio morale dell’autore. Quel materiale umano e sociale […] fa scattare il disprezzo e la condanna di Debenedetti, che si manifesta con un’audacia anche stilistica, cioè radicata nella lingua, nella definizione di ciascun personaggio e nella descrizione delle loro meschine liaisons dangereuses; senza mai perdere di vista il nucleo centrale, il «significato» e la struttura simbolica del racconto. Per parlare di personaggi come questi, tutti imbracati in un inconsapevole cinismo e in una naturale amoralità ci voleva un occhio freddo, oggettivo, sprezzantemente ironico, all’altezza del male da rappresentare. Siamo dopotutto in una commedia all’italiana che si è guastata, dove non c’è niente da ridere, una commedia nera e non più compiaciuta, non indulgente ai nostri vizi nazionali. Qui la famosa «anomalia» si incarna nell’anomalia dei personaggi e genera un sillabario del Male, dei cattivi sentimenti. Non ho evocato a caso la parola «sillabario», perché secondo me è da Parise [autore appunto dei “Sillabari”, insieme di racconti sui sentimenti umani], dalla sua idea di racconto, che parte Antonio Debenedetti e diversamente e a modo suo elabora Come narrare.
Fonte: Corriere della Sera 6 febbraio 2008, RAFFAELE LA CAPRIA.
2007
[Moravia copiava, lo sostiene l’italianista Daniela Marcheschi]. Antonio Debenedetti [e altri] si sono affrettati a gridare al delitto di lesa maestà davanti all’ipotesi d’un Moravia «copione».
Fonte: Panorama 27/12/2007, ROBERTO BARBOLINI.
[Con stile provocatorio, secondo Camillo Langone Alberto Moravia non sapeva scrivere. Citando Debendetti:] […] scrive di Moravia sull’ultimo numero di Nuovi Argomenti. Ricordiamolo: Debenedetti è critico letterario figlio di critico letterario, quindi bipatentato, ed è stato amico dello scrittore che nel 1976 ricambiò scrivendogli una prefazione. Siamo nel cuore del cuore della società letteraria romana, la più adulatoria e castale, eppure Debenedetti dice: ”I giovani hanno bisogno di Moravia per capire la borghesia italiana dei loro nonni e padri” [un giudizio che secondo Langone avvalora la sua critica].
Fonte: Camillo Langone, IL FOGLIO 29/11/07, 1/12/2007.
2001
[Premio Strega, il podio] Giovedì 5 luglio 2001, al Ninfeo di Villa Giulia a Roma, […] Terzo ”Un giovedì dopo le cinque” (Rizzoli) di Antonio Debenedetti, 80 voti.
Fonte: Paolo Conti sul Corriere della Sera del 06/07/01; anche Mirella Serri su la Repubblica del 06/07/01.