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 2010  settembre 06 Lunedì calendario

Domande e risposte: Perché l’Eta vuole la tregua? - L’Eta ha annunciato una tregua unilaterale nella lotta armata

Domande e risposte: Perché l’Eta vuole la tregua? - L’Eta ha annunciato una tregua unilaterale nella lotta armata. Come è nata l’organizzazione basca? Eta è l’acronimo di Euskadi Ta Askatasuna, «Patria Basca e Libertà», in euskara, la millenaria lingua basca parlata in Navarra, tre province basco-spagnole e tre francesi. La sua nascita avvenne nel ’59, nel seno della gioventù del democristiano partito nazionalista basco (Pnv). Il suo obbiettivo è la riunificazione della cosiddetta Euskal Herria, ossia i 7 territori che dipendono da Madrid e Parigi. L’Eta è nata per combattere la dittatura franchista? No. Per anni, durante il sanguinario tallone di ferro del Funeralísimo, le sue «ekintzas» (azioni) si sono indirizzate contro l’esercito, la Guardia Civil (i nostri Carabinieri), la polizia di Stato. Ma quando è tornata la democrazia in Spagna dopo la morte del tiranno nel ’75, gli «etarras» hanno continuato ad uccidere. Il bollettino di morte dell’Eta lo spiega benissimo: 79 morti sotto Franco, 750 con la democrazia. Il primo dirigente militare dell’organizzazione, Julien de Madariaga, rivelò che il loro ultimo fine era sempre stato, fin dal ’59, quello di creare uno stato libero e sovrano. Il franchismo era solo un ostacolo. L’Eta è di sinistra? Adesso no. L’Eta è nata da una organizzazione democristiana in clandestinità, Ekin. Naturalmente ha subito l’influenza del ’68, si è spostata a sinistra grazie anche all’appoggio internazionale, che si è guadagnato con la sua opposizione armata contro la dittatura. Nel suo seno si sono sviluppate tutte le correnti del marxismo, dal marxismo-leninismo al trotzkismo. Ma è sempre rimasta fortissima l’influenza nazionalista pura. L’Eta ha cominciato a dividersi nel ‘75, spaccandosi in Eta Politico-Militar (Eta pm) ed Eta Militar (Eta m). Eta Pm ha poi creato uno partito, Euskadiko Ezquerra (Ee, Sinistra basca), ha abbandonato le armi nell’82, ed è quindi confluita nel partito socialista basco. Qual è stato il suo attentato più clamoroso? Quello che ha cambiato la storia di Spagna avvenne nel ’73, quando 500 chili di tritolo piazzato sotto una strada di Madrid fecero volare per aria, uccidendolo, Carrero Blanco, premier e principale delfino di Franco. Una perdita irreparabile per i franchisti ed immortalata dal film di Gillo Pontecorvo «Operación Ogro». Vari libri però sostengono che dietro l’attentato ci sia stata la mano della Cia, che avrebbe informato un dirigente dell’Eta del percorso dell’auto blindata di Carrero Blanco. Un generale della Guardia Civil dichiarò in tv che aveva localizzato la colonna «etarra» a Madrid ma dall’alto gli ordinarono di non arrestarla. L’Eta ha avuto rapporti con l’Italia? Sì. Prima con le varie organizzazioni della sinistra extraparlamentare negli anni ’70, poi con gruppi terroristi rossi. Sergio Segio, nel suo libro «Una vita in Prima Linea», rivela che venne istruito all’uso dell’esplosivo proprio dall’Eta in un campo in Francia. Gli storici ufficiali dell’Eta sono italiani. Prima Luigi Bruni, di Lotta Continua, con il suo «Eta, storia politica dell’esercito di liberazione dei Paesi Baschi», poi Giovanni Giacopuzzi, di Trento, con «Eta historia politica de una lucha armada», testi entrambi pubblicati da Txalaparta, casa editrice legale navarra vicino alle tesi indipendentiste. Ci sono differenze tra il suo braccio politico e la organizzazione militare Eta? No. Fin dalla creazione di Herri Batasuna (Hb), il ruolo del braccio politico (che ha avuto rappresentanti sia nel parlamento nazionale che in quello regionale finché non è stato dichiarato illegale nel 2003) è sempre stato quello di fare da portavoce dei terroristi. Herri Batasuna prima, Batasuna poi, hanno sempre cercato per ovvie ragioni di nascondere un filo diretto indiscutibile, tanto che moltissimi «etarras» in carcere avevano prima militato in Hb, che non ha mai proibito la «doppia militanza». Come ha fatto l’Eta a sopravvivere per 51 anni? Grazie alla Francia, che ha permesso fino al ’96 agli «etarras» di rifugiarsi indisturbati nel suo territorio concedendo loro addirittura lo stato di rifugiati politici. Ma i tempi sono cambiati da un pezzo e l’Eta, grazie alla collaborazione antiterrorista tra Madrid e Parigi, è ormai alle corde. L’Eta finirà come l’Ira irlandese, mollando le armi? No. Primo perché i Paesi Baschi godono da anni della più ampia autonomia d’Europa, con polizia regionale propria, un proprio sistema educativo in basco, e riscuotono persino le tasse. Secondo perché l’Ira aveva un partito, il Sinn Fein, che comandava sul braccio armato, mentre in Eta comandano le armi. E non ci sono capi indiscutibili come Gerry Adams, l’artefice del processo di pace.