MAX CASSANI, La Stampa 6/9/2010, pagina 21, 6 settembre 2010
Le mani delle cinesi su Milano - «Rilassante o romantico?». La differenza sta tutta lì: il classico massaggio antistress rispetto a quello condito da ardite carezze inguinali, strusci e palpeggiamenti intimi più o meno hard
Le mani delle cinesi su Milano - «Rilassante o romantico?». La differenza sta tutta lì: il classico massaggio antistress rispetto a quello condito da ardite carezze inguinali, strusci e palpeggiamenti intimi più o meno hard. Dopo i ristoranti e i parrucchieri cinesi, la nuova invasione è rappresentata dai centri massaggi. In tutta Milano stanno spuntando a ogni angolo. Appena una decina fino a tre anni fa, a fine luglio i locali gestiti da cinesi erano 166. Solo quest’anno si sono registrate un centinaio di nuove aperture in tutte le zone della città: in Stazione centrale come al Giambellino, a Città Studi e pure in centro, nelle viette attorno a corso Buenos Aires. E piano piano si stanno propagando alle altre città del Nord: Bologna, Torino, Brescia, Verona. I centri estetici italiani sono sul piede di guerra, e anche i negozi vicino, che non vedono di buon occhio il viavai di clienti e signorine dei centri cinesi: «Non è possibile - sbotta Patrizia, 47 anni, parrucchiera/estetista in zona San Siro, una delle zone ad alta densità di macellerie islamiche e doner kebab -. Prima i parrucchieri cinesi, ora i centri massaggi... Noi paghiamo le tasse, abbiamo il diploma professionale e subiamo continui controlli del Comune. E questi cinesi, ce l’avranno l’abilitazione?». Da fuori i centri cinesi sono tutti uguali. Vetrine impenetrabili rosa confetto, nomi esotici che inneggiano ai fiori di loto e a improbabili paradisi orientali, scritta «Open» al neon rossa, lampeggiante dalle 10 a mezzanotte orario continuato. I prezzi, imbattibili, sono posti in bella vista sulla porta d’ingresso: massaggio corpo 20 euro, thailandese 40, romantico con bagno in vasca 60, fino a quello «ardente», che non si capisce bene cosa nasconda. La maggior parte dei centri sono sulla strada, visibilissimi, altri seminascosti in corti interne e seminterrati. Suoni il citofono e ti accolgono le massaggiatrici sorridenti, tacchi, minigonna e ombretto eccessivo. Spesso si tratta di negozi o appartamenti ristrutturati alla bell’e meglio: una mano di tintura rosa o azzurra, luci soffuse e tante stanzette da cui provengono rumori e risatine dei clienti, il 90% uomini di tutte le età. A volte, al posto di odore di unguenti balsamici, c’è puzza di wanton fritti. D’altronde, si può capire: alcune ragazze vivono lì dentro per 12-14 ore al giorno. Lavorano, mangiano, alcune dormono persino, sui divanetti in similpelle oppure sui lettini dei massaggi, che poi sembrano quelli del dottore. L’ambiente è squallido: niente musica chill-out, solo piante di plastica e cascatelle d’acqua molto kitsch. Dopo i convenevoli vieni accompagnato in una stanzetta: «Spogliati, prego». «Già qui si può capire se si tratterà di un semplice massaggio o di qualcosa di più - racconta Massimo, 40 anni, agente di commercio e habitué dei centri cinesi -. Se la ragazza ti lascia il perizoma di carta, esce e prima di rientrare bussa, è un buon segno. Altrimenti, se non bussa, ammicca o ti fa sdraiare tutto nudo, gatta ci cova». Dopo la contrattazione sugli extra del massaggio (a quattro mani, con bagno in acqua calda: tutti addebitati sul conto finale), vieni cosparso di olio e inizia la manipolazione. «Comincia sempre a pancia in giù - continua Massimo - e che sia rilassante, giapponese o thailandese non fa molta differenza. Più o meno i massaggi sono sempre tutti uguali». Quello che cambia è il finale, dopo che la signorina ti invita a girarti: «Lì, in alcuni centri, le avances diventano esplicite, i gesti inequivocabili: è qui che può scattare l’offerta dell’happy end, ovvero della prestazione sessuale (mai completa) con tariffa a parte». L’eventuale extra varia dai 20 ai 50 euro, che intasca direttamente la ragazza. D’altronde la paga è a percentuale su ogni prestazione: dal 30 al 40% a botta, e l’eventuale surplus bollente è tutto guadagno (esentasse) della ragazza. Alla cassa, di ricevute neanche l’ombra, e nessuno la chiede. Solo una tessera fedeltà: ogni 10 massaggi uno gratis, come per i film in videoteca. Arrivederci alla prossima, con tanti saluti del gatto d’oro alla cassa, che ti fa ciao ciao con la zampina.