MONICA PEROSINO, La Stampa 6/9/2010, pagina 20, 6 settembre 2010
“Vallanzasca? Solo un’operazione editoriale” - Nel 1992 decise di pubblicare il libro di Giovanni Bianconi «A mano armata - Vita violenta di Giusva Fioravanti», che i distributori di Einaudi rifiutavano di vendere
“Vallanzasca? Solo un’operazione editoriale” - Nel 1992 decise di pubblicare il libro di Giovanni Bianconi «A mano armata - Vita violenta di Giusva Fioravanti», che i distributori di Einaudi rifiutavano di vendere. Oggi Alessandro Dalai, fondatore e presidente della casa editrice Baldini Castoldi Dalai, ha scelto di dare alle stampe «L’ultima fuga. Vita di Renato Vallanzasca». Un altro tassello della storia criminale italiana. Sulle prime ottomila copie, appena uscite in libreria, una frase che ha fatto infuriare l’Associazione Vittime del Dovere: parte dei proventi sarà destinata da Renato Vallanzasca all’associazione stessa. Che però rifiuta i soldi ed esige che quella frase venga cancellata dall’introduzione del volume. Di scuse a posteriori non se ne parla neanche. Dalai, si è scusato coi famigliari delle vittime solo dopo la pubblicazione? «Né prima, né dopo, perché con loro non abbiamo mai avuto contatti. Non ho nessuna vergogna di questa operazione editoriale, e nessun motivo per scusarmi. Io pubblico libri, e i libri sono operazioni letterarie, di scrittura. Il libro di Coen è molto bello. Racconta una parte importante della nostra storia, quando le imprese della mala scorrevano in parallelo con la vita “normale”. Senza il lato oscuro di quegli anni il quadro resterebbe incompleto». Chi ha deciso di devolvere i diritti all’associazione? «È stata un’indicazione della direzione carceraria, che noi abbiamo accolto. Ci sembrava una giusta forma di sensibilità nei confronti di chi ha sofferto. Comprendo perfettamente il loro dolore: i sentimenti delle vittime sono sempre stati fondamentali nel nostro lavoro. Lo sono oggi, come lo furono quando pubblicammo il libro di Bianconi su Fioravanti o quello sulla banda della Magliana». Immaginavate che l’uscita del libro avrebbe sollevato polemiche? «Ce lo aspettavamo, ma non per questi motivi. Quando si parla di personaggi come Vallanzasca ci si espone alle critiche. Ma il mio mestiere è fare l’editore e pubblicare libri veri e efficaci. Questo lo è». L’associazione chiede anche che si cancelli la frase della donazione. Cosa farete? «Ovvio che ormai, per le copie già stampate, non c’è più nulla da fare. Per la seconda tiratura sostituiremo il beneficiario della donazione con un’altra associazione». I famigliari delle vittime sostengono che con questi libri c’è il rischio legittimare o mitizzare personaggi come Vallanzasca, che invece andrebbero oscurati. Cosa ne pensa? «La storia è piena di persone da raccontare, e attraverso il racconto - fatto da professionisti seri e capaci come Leonardo Coen - non avviene nessun tipo di mitizzazione. Chi legge i libri vuole conoscere la storia. E sono soprattutto i giovani, che quei tempi non hanno vissuto, a essere incuriositi e attratti dalle vicende recenti del nostro Paese. Vallanzasca riconosce le sue colpe, anche se non ha mai denunciato i suoi complici. Più di una volta ha detto a Coen che certe cose non avrebbe voluto farle. Ora è un uomo provato, con 37 anni di carcere sulle spalle. In Italia non c’è la pena di morte: è giusto che le persone possano conoscere lui e la sua storia, che non si può cancellare con il silenzio».