ANGELO AQUARO , la Repubblica 6/9/2010, 6 settembre 2010
DOPO LE FABBRICHE E L´ESERCITO ARRIVANO I NUOVI AUTOMI. MACCHINE PENSATE PER ASSISTERE I MALATI O TENERE IN ORDINE LA CASA
Dimenticate Goldrake: il robot non è più un Ufo. Il capitano Verne Chestnut l´altra notte si è precipitato come fa da una vita ogni volta che suona l´allarme nella caserma dei pompieri di Mountain View. Mountain View è il futuro che avanza: la capitale della Silicon Valley è la sede fra l´altro di Google e Mozilla e tanti altri famosissimi marchi di Internet. Ma Mountain View adesso è anche il fronte più esposto di quella particolarissima industria che intreccia Internet e hi-tech: con un pizzico di fantascienza. "Non ci potevo credere: ci siamo catapultati lì all´indirizzo sull´Highway 237 e chi ci siamo trovati sulla porta di casa? Un robot....". Il simpatico assistente - due ruote con una telecamera e uno schermo montate sopra - ha ricevuto in silenzio i pompieri e li ha seguiti mentre ispezionavano tutta la villa. E alla fine ha educatamente ringraziato. Solo allora il vecchio Verne - che per un incredibile caso ricorda nel nome quel Jules Verne nonno della science-fiction - ha riconosciuto la voce che spuntava da quell´attrezzo: era Trevor Blackwell, il fondatore di Anybots, che dal suo paradiso alle Hawaii lo ringraziava per avere risposto così celermente all´allarme.
Anybots è una delle aziende che stanno guidando la rivoluzione dei robot e l´insolita cronaca del "Portland Press Herald" diventerà sempre meno insolita nel giro dei prossimi mesi: perché i robot sono tra noi e ci stanno cambiando la vita. No, stavolta non si tratta soltanto della lucida follia degli scienziati o dei capricci di qualche eccentrico miliardario. Il robot che ha ricevuto l´altra sera la squadra di Chestnut si chiama QB e appartiene a quella generazione di macchine che cominciano ad avere un prezzo più che abbordabile.
Perché 15mila dollari non sarà certo il prezzo di un elettrodomestico: ma non sareste disposti a sborsare per un robot tuttofare almeno quanto sganciate per una utilitaria? L´ingegner Blackwell, canadese, classe ´69, naturalmente crede di sì e per questo nove anni fa ha fondato questa industria pionieristica rinunciando al retribuitissimo posto di dirigente di Yahoo. Ha visto giusto: perfino la Nasa si è innamorata del suo QB e sta studiando le sue possibili applicazioni. Ma la vera novità di questi apparecchi è che sono stati concepiti con l´occhio più alla terra che allo spazio.
La robotica è entrata in una fase nuova. Prima era appunto lo spazio l´ambiente nel quale la ricerca si era sviluppata. Se non ci fosse stato il prode Viking non avremmo mai saputo per esempio tutta la verità su Marte. Per non parlare del povero Spirit che per la verità – come dicono a Houston – deve avere avuto un problema se i suoi contatti si sono persi da almeno un annetto. Poi i robot sono stati scoperti dai signori della guerra. La scena del robottino che va a caccia di bombe nell´Iraq devastato dai terroristi è diventata famosissima grazie ai reportage in tv e a un film da Oscar come The Hurt Locker. E i robot da guerra – modello Qinetiq – sono diventati così bravi che gli islamisti hanno cominciato ad organizzare attentati perfino contro di loro: una guerra che ha spinto il Pentagono a considerare la possibilità di renderli ancora più intelligenti con un sensore capace di intercettare le radiofrequenze usate dai terroristi per farli esplodere a distanza. Adesso però i robot sono attesi all´ultima sfida: quella della quotidianità.
Come vogliamo chiamarli? Sono i socio-robot: un generazione di macchine concepite per un uso più sociale e quotidiano. Sono i telepresence robot - come si definiscono tecnicamente a partire dal loro utilizzo più immediato: che è quello appunto di permettere la presenza di una persona in un luogo in cui non c´è. Non è un gioco di parole. "La bellezza della telepresenza è proprio questa" dice al New York Times l´amministratore delegato di iRobot. "La telepresenza sfida la nostra percezione di che cosa significa trovarsi in un particolare posto in un particolare momento". Come il fondatore di Anybots che presenzia all´allarme incendio in California standonsene comodamente in vacanza alle Hawaii. Il concetto di telepresenza però è ambiguo e proprio su questo insistono gli scettici che non vogliono arrendersi alla calata dei robot: non esisteva già, per esempio, la teleconferenza? Beh, la differenza è quella che corre tra assistere a una partita di calcio in tv e vedersi muovere i calciatori nel salotto di casa. Con i robot, per esempio, la persona in teleconferenza può muoversi nella stanza in cui sono riuniti i suoi collaboratori, e magari piombare alle spalle – certo, al momento piuttosto rumorosamente – di un dipendente particolarmente distratto.
Mica è un caso che questo tipo di robot sia già utilizzato da agenzie specializzate nella sicurezza. Sempre Blackwell dice di non volere "che questa tecnologia venga vista con un sistema di oppressione". Ma è chiaro che il passaggio dal robot-collaboratore al robot grande fratello rischia di essere breve. Spiega Sanford Dickert della Willow Garage - altra azienda del settore emergente - che anche il disegno in questo caso conta. Un robot che mostra un grande schermo si impone come presenza: in un certo senso "si dichiara". Un robot che utilizza uno schermo piccolo o inesistente viene recepito come strumento di sorveglianza.
Un robot con un grande schermo è diventato l´alter-ego di Mike Beltzner. Il fondatore di Mozilla (l´azienda Internet che ha lanciato il browser Firefox) passa più tempo con il suo gatto nella sua casa di Toronto che nell´ufficio di Mountain View. Il New York Times assicura che i suoi dipendenti si sono affezionati a quello che hanno ribattezzato "Robo-Beltzner" e che altri manager già ricorrono a questa tecnologia per essere presenti alle riunioni nei diversi angoli del pianeta. Ma l´applicazione che al profano sembra finora più utile è quella medica. La telemedicina è già una realtà e sempre più professionisti negli Usa utilizzano un robot piazzato nella camera dei pazienti più a rischio per controllare le sue condizioni. Anche in questo caso il robot è uno schermo che sormonta una specie di Segway – il motore fatto solo di due ruote e manubrio. Ma i risultati sono strabilianti. La definizione di una scienziata come Jeanne Dietsch sembra geniale: "I computer hanno cominciato a sviluppare le ruote e a muoversi nell´ambiente". E il tipo di computer che prima o poi potrebbe diventare un compagno prezioso non solo per i malati ma anche per gli anziani: Aliz-e si chiama il progetto da oltre 10 milioni di dollari sviluppato dalla comunità europea e che anche il San Raffaele di Milano sta studiando per la riabilitazione dei pazienti.
Naturalmente al computer che ha messo le ruote e acquistato la parola manca ancora qualcosa: il sentimento. Ma anche su quello ci stiamo attrezzando. La settimana scorsa all´Ars Elettronica di Linz – una delle più importanti fiere mondiali della tecnologia – lo stand più visitato è stato quello di Asimo. Il robot dell´Honda battezzato in omaggio al grande Isaac Asimov – l´autore appunto di Io, robot – è quanto di più simile all´uomo è stato finora approntato. Adesso l´esperimento consisteva nel farlo reagire con i visitatori per studiare – dice il responsabile del processo Satoshi Shigemi – le reazioni affettive tra macchina e uomo. Oddio: forse un luogo sociologicamente meno freddo dell´Austria i già gelidi giapponesi avrebbero potuto trovarlo. Ma questa è un´altra storia.