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 2010  settembre 06 Lunedì calendario

EBOOK, L’EDITORE CAMBIA MESTIERE

Nulla sarà più come prima per l’editoria con la rivoluzione digitale. Tra gli addetti ai lavori è diffusa la consapevolezza che, come osserva Paolo Zaninoni, direttore editoriale di Rizzoli, «entriamo in una fase di sperimentazione ricca d’incognite». A suo avviso però è anche un ritorno all’antico. «Bisogna recuperare — sostiene Zaninoni — il ruolo creativo che l’editore aveva una volta e si era in parte smarrito con il prevalere di logiche industriali. Con l’ebook ridiventa prioritaria la ricerca del talento e della qualità, mentre perdono importanza obiettivi come stampare più in fretta, distribuire in modo rapido e capillare, riempire gli scaffali dei rivenditori. L’editore del futuro sarà un produttore di contenuti declinati in forme diverse, non più soltanto testuali. Ad esempio con Dada, una società della Rcs specializzata in multimedialità, svilupperemo un’applicazione per iPad con i contenuti delle Storie della Bibbia, un’opera che abbiamo realizzato con i migliori disegnatori di libri per ragazzi».

Tra i meglio piazzati in fatto di ebook c’è il gruppo Giunti: «Abbiamo un catalogo digitale di un centinaio di titoli — spiega il vicepresidente Bruno Mari — e contiamo di superare i 700 entro la fine dell’anno. Siamo partiti in anticipo perché crediamo che sia in corso una trasformazione profonda. Nel 2009 si diceva che ci sarebbero voluti dieci anni perché l’ebook raggiungesse una quota del 10 per cento del mercato. Oggi nessuno ripeterebbe una valutazione così limitativa. Ma l’aspetto più interessante è la possibilità di organizzare nuovi for-mati editoriali, disponibili su supporti mobili agevolmente trasportabili, che offrano gli stessi contenuti complessi del volume di carta, ma con caratteristiche di ipertestualità , multimedialità e interattività. Per esempio noi stiamo lavorando a una guida turistica di Roma per smartphone con tutti i contenuti di quella classica del Touring Club, più diverse opportunità multimediali e interattive. Tutto il settore della manualistica si presta a un numero sconfinato di applicazioni. Di fatto dovremo imparare un altro mestiere».

Un compito non facile, secondo Ernesto Ferrero, direttore del Salone del libro di Torino: «Ho colto notevoli preoccupazioni tra gli operatori perché l’avvento dell’ebook tende a conferire un’assoluta libertà di manovra agli autori di bestseller. Se gli scrittori più redditizi potranno gestirsi da soli, come ha prospettato in America Andrew Wylie, instaurando un rapporto diretto con la distribuzione per via telematica, gli editori si vedranno sottrarre una parte consistente dei loro guadagni».

Tuttavia Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il libro del ministero dei Beni culturali, invita a diffidare degli scenari apocalittici: «Al momento il business dei libri riguarda in larghissima prevalenza la carta e lo scenario non cambierà a breve termine, diciamo per i prossimi cinque anni. Però si avvicina una radicale trasformazione, nella quale il ruolo degli editori non verrà meno, ma sarà insidiato da altri soggetti come gli attori della tecnologia e gli agenti letterari. La funzione mediatrice tra chi crea e chi fruisce della creazione non scomparirà, anzi verrà esaltata dall’aumento della complessità, ma bisogna vedere come cambierà. Ci attende una fase di transizione che va affrontata senza troppa paura. Anche il pericolo della pirateria digitale nel campo dei libri, che qualcuno paventa indicando l’esempio della musica, mi sembra lontano finché il mezzo elettronico resta minoritario in fatto di consumo dei libri».

Il problema però, sottolinea Riccardo Cavallero, direttore generale di Mondadori Libri Trade, va oltre il passaggio dalla carta ai bit: «In realtà l’ebook è un singolo aspetto di una rivoluzione nella quale a divenire digitale non è soltanto il libro, ma soprattutto il rapporto con il pubblico. Il nostro lavoro consiste sempre più nell’interagire con comunità di lettori sorte sul Web: gruppi in continua trasformazione, poco sensibili alla promozione pubblicitaria o alle recensioni sulla stampa. Per l’editore si pone l’esigenza di fornire agli autori un sostegno efficace nel loro sforzo di comunicare con questa platea esigente e frammentata. Inoltre diventa fondamentale conferire un’identità riconoscibile non solo ai diversi marchi di un gruppo come Mondadori, ma anche alle singole collane, che devono parlare direttamente al pubblico. Ciò esige mutamenti anche nella organizzazione aziendale, che va ripensata puntando sulle piccole unità».

Una svolta che Daniele Di Gennaro, fondatore dell’editrice Minimum fax, sostiene di aver anticipato: «Per noi si tratta di proseguire sulla strada che abbiamo intrapreso sin dal 1992. Abbiamo capito che l’editore non poteva più porsi in modo autoritario, come colui che cala la cultura dall’alto, ma doveva piuttosto mettersi in ascolto, sondare gli orientamenti del pubblico, cogliere la nascita di nuovi linguaggi, recepire le esigenze manifestate dai lettori e i loro suggerimenti. Il Web ha moltiplicato le opportunità e l’ebook è un ulteriore passo in avanti. C’è il rischio che si sviluppi la pirateria digitale, ma sarebbe un errore chiudersi a riccio. Bisogna invece accettare la sfida e puntare sulla qualità: attraverso la cura della grafica si può fare del volume cartaceo un oggetto importante, con cui si sviluppa un legame affettivo. E poi occorre esaltarne al massimo le potenzialità, senza paura di contaminare le forme comunicative: intorno a un buon libro si può organizzare un evento, quindi ne può nascere uno spettacolo teatrale da cui si può trarre un dvd e così via».

Più scettico Elido Fazi, fondatore dell’omonima casa editrice: «L’ebook sembrava all’ordine del giorno già nel 2000. All’epoca creai una società, Libuk, che doveva curarne lo sviluppo, ma non ebbe alcun successo e ho finito per cederla. La rivoluzione digitale nel campo dei libri sarà epocale, ma in Italia e in Europa, rispetto ai ritmi incalzanti degli Stati Uniti, avrà uno sviluppo molto più lento. In ogni caso è sbagliata l’idea di Wylie che gli agenti letterari possano scavalcare gli editori e vendere direttamente sul Web le opere dei loro autori in formato ebook. Questo può valere per libri già lanciati o di personaggi famosi. Non certo per le novità».

Intanto l’editore Mursia, nell’era della virtualità, ha cercato il contatto fisico con il lettori, girando l’Italia con la libreria mobile Passpartù: «Andare controcorrente — nota la presidente Fiorenza Mursia — è un po’ una nostra caratteristica. Le nuove tecnologie rendono più facile confezionare libri e c’è il rischio che i distributori online tendano a rubarci il mestiere come fanno le catene di supermercati, che mettono in vendita pasta e biscotti con il loro marchio accanto a quelli dei produttori storici. Di fronte alla rivoluzione digitale non ci si deve preoccupare tanto dell’ebook quanto del potenziale utente, di quello che potremmo chiamare e-lettore: chi è, che cosa si aspetta? Per me la priorità è lavorare sul catalogo, puntare sulla riconoscibilità di una linea editoriale. Il libro non è un prodotto standardizzato, perciò la capacità progettuale dell’editore resta un fattore fondamentale».