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 2010  settembre 06 Lunedì calendario

BOTTIGLIE PIÙ SLANCIATE E LEGGERE DEBUTTA LO CHAMPAGNE «VERDE»

Parigi — A 10 giorni della vendemmia dello champagne, le grandi case produttrici si preparano a un altro dei piccoli impercettibili cambiamenti che hanno fatto la grandezza del «vino del diavolo»: una botti gl i a pi ù leggera di 65 grammi, grazie a un vetro leggermente più sottile e a una forma (impossibile accorgersene a occhio nudo) appena più slanciata. All’inizio del Novecento il contenitore standard pesava 1,3 chili; un fardello degno della nobiltà del contenuto, ma poco pratico. Per via di aggiustamenti successivi ( il penultimo nel 1973), la bottiglia si è alleggerita fino alla nuova soglia, fissata in 835 grammi.
«In questo modo riusciremo a trasportare più bottiglie consumando meno carburante. Un doppio vantaggio, per l’ambiente e per i nostri bilanci», dice Daniel Lorson, portavoce del Civc (Comitato interprofessionale del vino di Champagne), l’organismo che raggruppa coltivatori, produttori e distributori del vino. La fabbrica della Saint Gobain a Epirnay è riuscita nella sfida di realizzare una bottiglia che rispondesse a molte necessità: fondo uguale all’attuale, per non costringere tutta la filiera a cambiare macchinari e dimensione delle casse; aspetto quasi identico, per non infastidire i consumatori e mantenere la sensazione di prestigio; vetro più sottile, per ridurre il peso; spalla leggermente allungata, per non offrire una goccia in più dei consueti 75 cl; capacità di sopportare comunque l’eccezionale pressione di 6 chilogrammi per centimetro quadrato (il prosecco e altri vini frizzanti di solito ne generano la metà).
Dopo la raccolta dei grappoli tra pochi giorni, l’imbottigliamento ad aprile e tre anni di fermentazione, la spedizione delle nuove bottiglie di champagne in tutto il mondo comporterà emissioni di carbonio inferiori del 25 per cento rispetto alle attuali 200 mila tonnellate l’anno. Secondo i calcoli del Civc, sarà come togliere dalle strade 4.000 piccole automobili.
I primi a sperimentare le bottiglie più leggere sono stati, con grande discrezione, già a partire dal 2003, i marchi Pommery e Heidsieck; stavolta il cambiamento dovrebbe riguardare tutte le case produttrici. Il passaggio allo «champagne verde» è stato deciso in parte per rispondere all’offensiva ecologica della California, dove il Wine Institute ha messo a punto una lista di 230 tecniche per produrre vino a basso impatto ambientale. Ma le considerazioni climatiche fanno part e della storia del l o champagne: la sua stessa nascita si deve alla piccola era glaciale del Seicento, quando il raffreddamento della regione decretò la fine dei suoi magnifici vini rossi: l’uva non riusciva più a maturare abbastanza. Si passò ai vini bianchi, all’inizio pessimi, poi migliorati — e di molto — con l’invenzione del metodo champenoise, cioè l’aggiunta di zuccheri e lieviti per la fermentazione in bottiglia.
Oggi la preoccupazione è in senso contrario. Il riscaldamento climatico fa maturare bene i grappoli, provocando l’entusiasmo du Benoît Gouez, il capo della cantina di Moët et Chandon: «Lo champagne non è mai stato così buono». Ma più a Sud, a Vouvray, l’uva è così matura che si è costretti a cambiare metodo, perché aggiungere altro zucchero porta spesso all’esplosione della bottiglia. L’attenzione per il clima fa guadagnare in immagine, risparmiare in spese di trasporto, e forse allontana i rischi di una catastrofica fine delle bollicine.
Dopo la crisi finanziaria e la riduzione dei consumi che hanno portato alle due disastrose annate 2008 e 2009 (lo scorso Natale a Parigi si trovavano bottiglie di champagne sotto i 10 euro), oggi i produttori sono molto ottimisti. Nei primi cinque mesi dell’anno le vendite sono aumentate del 20 per cento. Rompendo con la tradizione, che prevede contatti solo poche ore prima della vendemmia, le maison si sono già accordate per raccogliere tanta uva da riempire 301 milioni di (più lievi) bottiglie.