Flavio Bufi, Corriere della Sera 6/9/2010, 6 settembre 2010
IL PROF DI 69 ANNI ANCORA PRECARIO: RECORD IN ITALIA
Napoli — Quando lesse la storia di una professoressa di Taranto costretta ad andare in pensione a 61 anni perché troppo lungo era stato il suo periodo di precariato, Ciro Busiello (nella foto), architetto e docente di disegno e storia dell’arte alle Superiori, decise di scrivere al Comitato insegnanti precari. «Solidarietà alla collega — scrisse — ma guardate che io di anni ne ho 68, e sono ancora precario». Intanto ha compiuto 69 anni, ed è sempre precario. Alla sua età i professori sono in pensione da un pezzo, lui deve augurarsi di andarci il più tardi possibile perché con lo stato di servizio che si ritrova andrebbe a guadagnare una miseria. «In realtà c’è poco da fare, oltre i 70 non posso lavorare, quindi l’anno prossimo mi tocca. E sarà dura da accettare».
Settecento euro al mese dopo una vita di lavoro. Perché Busiello, che ha raccontato ieri la sua storia al Corriere del mezzogiorno, non è che si sia messo a insegnare l’altro giorno, ha iniziato nel 1977, eppure non è mai riuscito ad avere una cattedra. Supplenze, supplenze e sempre supplenze. «Subito dopo la laurea ho lavorato come disegnatore a Napoli e poi a Milano, e a metà degli anni Settanta di nuovo qui». L’insegnamento all’inizio non fu l’opzione principale, la professione libera concedeva opportunità, con le ristrutturazioni c’era la possibilità di guadagnare. «Poi il terremoto dell’80 fece cambiare le cose, e io puntai sulla scuola. Vivevo con lo stipendio di supplente, ero separato e non me la passavo benissimo, ma credevo che un incarico sarebbe arrivato. E ho continuato a sperarlo». Perché in fondo Busiello i titoli ce li aveva. «Ho fatto 5 concorsi e li ho superati». Ma per un motivo o per un altro, è rimasto sempre supplente. «L’occasione la persi quando ottenni un punteggio troppo basso, e perciò non mi fu assegnata la cattedra. Le altre quattro volte invece ne avrei avuto il diritto, ma c’era il problema dell’età».
Passati i quarant’anni, racconta Busiello, niente nomina. «L’abilitazione sì, quella l’ho ottenuta due volte alle medie e tre alle superiori». Ma non basta per campare tranquilli. «Sono entrato in graduatoria, ho aspettato che venisse il mio turno, che arrivasse una buona notizia. Ma non è mai arrivata». Di brutte, invece, ce n’è stata più d’una: «Nel 2004 feci un passo indietro in graduatoria, mi furono sottratti 12 punti e non ho mai capito perché». Nel 2006, invece, fece ricorso al Tar perché il suo nome era stato cancellato dalle liste, nonostante la legge consenta ai precari di rimanere negli elenchi fino a settant’anni. I giudici gli hanno dato ragione, ha riottenuto il posto in graduatoria, ma è stato un anno fermo. Poi di nuovo le supplenze: «L’anno scorso due scuole, tutte e due in provincia». Quest’anno non sa ancora, ma sa che sarà l’ultimo, e certamente non arriverà l’incarico. Così il professor Busiello chiuderà la carriera di insegnante con il non invidiabile primato di essere stato il precario più anziano d’Italia, e comincerà la sua vita da pensionato con l’ancor meno invidiabile reddito di 700 euro al mese. E dovrà trovare un modo per continuare a lavorare.