La Stampa - TuttoSoldi 6/9/2010, 6 settembre 2010
DOPO-FERIE, ISTRUZIONI PER L’USO. COME SOPRAVVIVERE AL RIENTRO
La chiamano sindrome da rientro. La fine delle vacanze e il ritorno al lavoro dopo le ferie creano spesso ansia, depressione, cattivo umore. Tutta colpa delle ghiandole surrenali che producono gli ormoni dello stress, che, dopo un periodo di rallentamento e di riposo, non sono in grado di reagire immediatamente al ritorno al lavoro, creando malessere e disadattamento. Il rientro è un ingorgo di pensieri, intenzioni, progetti e incertezze. Per questo è necessario reagire e costruire un percorso di cambiamento, che permetta di cogliere il meglio dalla prossima stagione.
Gestire il tempo
La reazione più pesante è dovuta all’improvviso cambio di ritmo. Chi ha fatto una vacanza, anche la più breve, ha cambiato stili, abitudini e orari. Ora il ritorno improvviso alle gabbie quotidiane e alle regole dell’orologio può creare un forte contraccolpo. I sogni muoiono al lunedì si dice. Il consiglio è quello, se possibile, di entrare gradualmente nel lavoro, gestendo il rientro secondo i dettami dello "slow job", evitando straordinari e superimpegni da subito e godendo la vita all’aperto quanto più possibile. Continuare l’attività fisica e camminare sono assolutamente da consigliare. Certo, lavorare con lentezza non è sempre possibile, specie per chi sta alla catena di montaggio, ma le compensazioni possono essere le più varie.
Cambiare restando
Chi è stanco oppure è annoiato del suo lavoro, a mente serena e rilassata può affrontare il tema del cambiamento, tanto più necessario se si avvertono degli scricchiolii in azienda. Non si deve pensare sempre al cambiamento come una fuga dall’azienda, come un viaggio sempre all’esterno, ma si può anche cominciare a cambiare stando dentro la stessa azienda, in un viaggio all’interno. Si tratta di stilare una mappa delle aree e posizioni scoperte, proponendosi con realismo per una “job rotation” interna. Qualora ciò non fosse immediatamente possibile, può essere percepito come segnale di motivazione e disponibilità verso l’azienda.
Cambiare andandosene
Se si è certi che non vi è proprio nulla da fare e che l’unico cambiamento possibile è quello di cambiare andandosene, non resta che progettare la fuga e provare a cercarsi una nuova opportunità. Restare lamentandosi brucia il capitale della fiducia e della speranza. Provare con prudenza a pensare e a progettare l’uscita per costruire un altro lavoro è un esercizio certo difficile di questi tempi, ma che può tornare utile al di là dell’esito immediato. Progettare il cambiamento all’esterno significa pensare a possibili interlocutori, a contatti di lavoro, a settori alla ricerca di risorse professionali, senza prescindere anche da un lavoro su di sé.
Il bilancio di sé
Siccome di buone intenzioni è lastricato l’inferno, per orientare l’idea del cambiamento verso l’esterno bisogna trasformarla da intenzione a progetto. In questo percorso la prima mossa è quella di stilare un bilancio di se stessi, una partita doppia, da una parte quella che sottolinea le proprie doti, competenze e virtù e, dall’altra, quella che segnala le proprie debolezze e mancanze. Qui i sogni muoiono all’alba, infatti. Non si può pensare di avere un potere di mercato esterno, se si hanno evidenti vuoti di esperienza o di competenza. Qui è necessario essere franchi con se stessi. Se il curriculum è debole e inadeguato, l’ambizione e il desiderio non bastano. Ci vogliono dei talenti veri. Che cosa so fare meglio di altri? Può anche essere utile a questo punto pensare di affrontare un corso, un piccolo o grande investimento formativo. La concorrenza si può battere solo con un differenziale personale, formativo e professionale.
Un’attività in proprio
Dal momento che, per scelta o per forza, ci stiamo rimettendo in gioco, tanto vale alzare la testa e pensare al lavoro non solo come lavoro dipendente. Ormai lo sappiamo: il futuro sarà sempre di più caratterizzato dalla riduzione dell’occupazione dipendente classica e dall’aumento delle forme di lavoro autonomo e imprenditoriale.
Tanto vale cominciare a pensarci. Informarsi, accendere lampadine, darsi da fare. Ma anche qui la voglia di cambiare va sostenuta con un progetto, personale e professionale, credibile e realizzabile.