Annamaria Piacentini, Libero 3/9/2010, 3 settembre 2010
TINTO BRASS
Il regista Tinto Brass, come ogni anno, sarà presente al festival del Cinema. Dopo l’emorragia cerebrale che lo ha colpito lo scorso aprile a Marostica, sta terminando la riabilitazione, e ha tanta voglia di tornare dietro la macchina da presa. Maestro del cinema esperto narratore del sottobosco morale continuerà a raccontare con ironia i vizi e le virtù vissute tra le lenzuola. I francesi lo hanno definito “il più erotomane tra i registi e il più cineasta tra gli erotomani: «Perché il sesso è nobile» ha dichiarato Brass «come la filosofia e la psicanalisi». Infatti nell’edizione passata ha portato al Lido il mini-melo “Hotel Coubert”, scegliendo come protagonista una splendida strizzacervelli, Caterina Varzi, avvocato e psicanalista. Ed è stata proprio Caterina, che lui considera la sua Musa ispiratrice, a ridargli la voglia di vivere.
Maestro Brass, come si sente adesso?
«Benissimo».
Cosa dicono i medici?
«Malissimo... (ride), ma posso ancora continuare a sperare...». Cosa l’ha aiutata di più a superare questo momento così difficile?
«La presenza costante di Caterina Varzi e l’idea di ricominciare a lavorare con lei». Eppure qualcuno ha detto che ha pensato al suicidio. Ma un pensiero così buiopuòaverlosolochinonèamato.Le migliaia di telefonate ricevute dai suoi fan non le sono bastate?
«Sì, il mio pubblico mi è stato vicino. I messaggi di solidarietà sono giunti anche dai colleghi, dagli attori e da persone lontanissime dal mio ambiente. Tutto questo affetto è straordinario! Ma quando mi hanno trasferito nel reparto di riabilitazione ho vissuto momenti davvero difficili».
A cosa pensava?
«Mi sono chiesto più volte se in quelle condizioni di assoluta immobilità e incapacità ad esprimermi, valesse la pena di vivere. Sì, una notte che mi sembrava più lunga delle altre ho pensato al suicidio. Ero serenamente pronto a tutto».
Invece?
«La vita è sempre una sorpresa. Il giorno dopo, Caterina è arrivata all’ospedale con un cd di Boris Vian, comprato a Parigi. Sulle note di “Le deserteur”, colonna sonora di Ziva, ho ritrovato la speranza. C’era lei, la mia musa, c’era il mio cinema, con tanti progetti nel cassetto. Che strano! Non riuscivo a parlare in italiano, ma cantavo in francese. Era già un progresso».
Scommetto che qualche puritano le avrà detto: Tinto, adesso fai il bravo, non fumare più il sigaro e non girare più film erotici. Ma Brass è Brass. Le donne continueranno ad amarlo e il pubblicò resterà in attesa di vedere un suo film. Non avrà mica intenzione di cambiare?
«Non cambio, il vizio ripaga sempre. Ho già ricominciato a fumare i miei sigari. Mi è sempre piaciuto masticare pellicola e sono sempre stato attento a cogliere il significato del momento». Quindi?
«L’erotismo resta il cardine della mia
filmografia. Ma, come è già accaduto nel passato, ho voglia di sperimentare altri generi, di scandagliare nuovi temi. Sono espressione della stessa affannosa, irrequieta e incessante ricerca di libertà. Libertà che per fortuna non si troverà mai, altrimenti si smetterebbe di cercarla».
Per lei, cos’è la libertà?
«Il grado di libertà di un uomo si evince dal rapporto con la sua sessualità, ma anche da quello che ha con l’amore, la malattia, la vecchiaia, la morte. Nella malattia ho ritrovato più forte il senso della vita. Non ci sono fratture, né censure rispetto al passato. Il senso è sempre quello: se non posso cambiare il mondo, voglio ancora sperare di renderlo più abitabile. Nella convinzione che solo lo splendore della forma (e delle forme) e lo stile possono dare un significato, un contenuto al nonsense della realtà».
Comunque, passata la paura sicuramente è tornato il buonumore. Ci regali una battuta, una di quelle indimenticabili “freddure” che ne hanno fatto un personaggio unico...
«Tengo duro».
Infatti il festival di Venezia apre i battenti e lei è già al Lido. I film italiani in programma sembrano interessanti: ha puntato su uno in particolare?
«Sì, “La passione” di Carlo Mazzacurati, ma sono anche incuriosito da “I fiori del male” di Michele Placido e “Somewhere”, diretto da Sofia Coppola». Nella scorsa edizione era al Lido con “Hotel Courbet” e l’anno prossimo potrebbe tornare con un nuovo film. Ci sta pensando?
«Ho molti progetti da realizzare. Innanzitutto vorrei girare “Vertigini”, un film a cui sono molto legato». Cosa racconta?
«È la storia di un 70enne che gioiosamente accetta l’idea della fine e chiede alla nuora di aiutarlo a morire. Poi ho in cantiere “A sangue caldo”, un giallo ispirato a un fatto di cronaca degli anni ’70, e ho anche firmato il contratto per “Caligola” in 3D: devo decidere i tempi e i luoghi delle riprese».
Girerà con la sua Musa?
«Sì, con Caterina, sempre».
Prima di chiudere, vuole lasciare un messaggio positivo ai nostri lettori? «La joie de vivre...».