Paola Pica, Corriere della Sera 3/9/2010, 3 settembre 2010
RCS, FONSAI RESTA NEL PATTO DI SINDACATO
MILANO — Potrebbero essere i 400 manager di Unicredit riuniti oggi a Torino a raccogliere per primi la versione di Alessandro Profumo sulla questione libica, l’ascesa nel capitale degli investitori che fanno capo al governo di Muammar Gheddafi che tanto agita la Lega Nord, preoccupa i soci italiani e tedeschi della banca, costringe le Autorità di Vigilanza a verifiche e approfondimenti.
L’amministratore delegato, unico esponente della banca ad aver presenziato allo show del Colonnello a Roma, non ha fin qui reagito alle polemiche sul quel 7% messo insieme dalla Banca Centrale (4,99%) e dal Fondo sovrano della Libia. Una quota complessiva da primo azionista che rischia di aggirare il vincolo statutario che impone il tetto del 5% ai voti in assemblea di ciascun socio. Ma di sicuro, oggi, Profumo si preoccuperà di rassicurare i manager su una vicenda che rischia di tornare surriscaldare il clima, dopo i fuochi già visti in primavera quando fondazioni e azionisti privati hanno sostenuto un braccio di ferro serrato con i vertici sul progetto della Banca Unica.
Proprio alla riorganizzazione della rete è dedicata questa giornata di lavoro nella sede torinese di via XX settembre di UniManagement, l’alta scuola di formazione aziendale guidata da Anna Simioni. I 400 dirigenti convocati a Torino sono le donne e gli uomini che dovranno muovere la nuova macchina italiana sotto la guida di Gabriele Piccini, fresco di nomina a country chairman. Insieme a Profumo, saranno a Torino i quattro vice amministratori delegati, Sergio Ermotti, Paol oFi or e nt i no, F e derico Ghizzoni e Roberto Nicastro.
Mancano solo due mesi all’avvio della nuova Unicredit, prevista dal primo novembre, poco meno di otto settimane per il completamento di una «rivoluzione» che ha visto la fusione di sette controllate territoriali italiane nella holding con l’eliminazione di altrettanti consigli di amministrazione. L’obiettivo dichiarato è quello di accorciare la catena decisionale che porta al territorio, ma il riassetto porterà con sé nuovi esuberi (ne sono stati annunciati 4.700 ai sindacati ai primi di agosto) e dunque anche nuove tensioni su quegli stessi territori. Sul tema è in forte pressing la Lega Nord, in particolare nel Veneto di Luca Zaia e del sindaco di Verona Flavio Tosi, grande elettore della Fondazione scaligera che di Unicredit èilprimo azionista italiano (4,98%). Ma sono gli stessi sindacati, che pure in Unicredit hanno sempre potuto contare sulla concertazione, a temere possa affermarsi anche in Piazza Cordusio lo stile-choc alla Sergio Marchionne. Lo ha ipotizzato ieri il sito Dagospia dando credito a indiscrezioni che vogliono un Profumo in fuga dalla politica, dagli azionisti e dai sindacati, intento a progettare il trasferimento all’estero della sede legale di Unicredit (oggi a Roma). Una «bufala» che secondo la policy della banca non va la smentita.