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 2010  settembre 03 Venerdì calendario

IL MADE IN ITALY GALOPPA

Segnali contrastanti dai nostri scambi commerciali con l’estero. Le esportazioni continuano a crescere, ma a un ritmo meno rapido rispetto ai mesi scorsi, facendo pensare quindi a nuove difficoltà per il made in Italy. Invece le importazioni corrono sempre più veloci, ora viaggiano addirittura a una velocità doppia rispetto all’export, ma buona parte degli acquisti sono orientati verso prodotti intermedi e beni strumentali che le nostre imprese utilizzano soprattutto per far fronte a nuova produzione. I numeri diffusi ieri dall’Istat dicono che l’export a luglio è salito del 16,7% sullo stesso mese del 2009 (-0,1% su giugno scorso), mentre le importazioni volano nello stesso tempo a +32,1% (+0,9% su giugno). Valori ben differenti che spingono il saldo in terreno negativo per 125 milioni di euro, mentre a luglio dell’anno passato si è verificato un surplus pari a 1,4 miliardi di euro. Nei primi sette mesi dell’anno, poi, il deficit ha raggiunto i 10,3 miliardi.

Insomma, la galoppata delle importazioni sembra evidenziare soprattutto una buona salute della nostra industria. Basti vedere i dati relativi agli acquisti di prodotti intermedi (+78,6% in un anno) e beni strumentali (+31,9%) che si contrappongono ad un incremento delle importazioni di beni di consumo soltanto del 10%. All’opposto le esportazioni cominciano evidentemente a risentire degli scricchiolii percepibili nell’economia di alcuni importanti Paesi nostri partner commerciali, primi fra tutti gli Stati Uniti. Se la ripresa internazionale invece di rafforzarsi si indebolisce, ne risentono chiaramente proprio gli scambi commerciali. Da notare inoltre che i prezzi dei prodotti industriali (+3,9% sempre a luglio e ancora secondo l’Istat) stanno allungando troppo il passo, visto che l’inflazione da noi è decisamente al di sotto del 2%. Sul mercato interno i prezzi industriali salgono maggiormente (+4,1%), ma anche su quello estero non scherzano (+3,4%) rendendo così meno appetibile il made in Italy. Tra l’altro sul mercato non comunitario, di cui ci stiamo occupando, la crescita è del 2,8%, mentre sul mercato comunitario c’è un incremento del 4,2% che dovrebbe quindi mettere anche in maggiore difficoltà le nostre vendite in Europa che, come noto, assorbe oltre il 60% delle nostre esportazioni.