FILIPPO CECCARELLI, la Repubblica 3/9/2010, 3 settembre 2010
ORE 20.49, LIBERIAMO MUSSOLINI
Ore 20.49: liberiamo Mussolini. Fra le più ardimentose e riuscite azioni militari passate alla storia del secondo conflitto mondiale, c´è senza dubbio l´operazione andata in scena in cima al Gran Sasso esattamente 57 anni orsono, il 12 settembre del 1943, la liberazione di Mussolini da parte delle SS.
E tuttavia, per fare onore alla gara degli stratagemmi indicato da quell´acuto motto, è interessante e forse anche istruttivo venire a sapere che mentre i tedeschi facevano di tutto per scovare le varie prigioni del Duce dopo il 25 luglio, seguendone le peregrinazioni per mari e per monti, fino a identificarlo in un hotel di Campo Imperatore, a caricarlo su un aereo e a portaselo a Vienna e poi a Monaco, ecco, tutto questo gli inglesi lo seguirono comodamente e in tempo reale: da tempo infatti i servizi segreti di Sua Maestà possedevano la chiave per decifrare il codice segreto «Enigma».
Così i cablogrammi attraverso cui il capo delle SS a Roma, Herbert Kappler, informava il quartier generale a Berlino, si trovano oggi in ceninaia di volumi rilegati in pelle nera, provenienti da ritti i fronti di guerra, negli archivi di Kew Gardens, a Londra, da dove li ha tratti il ricercatore Mario J. Cereghino (consultabili presso l´Archivio Casarrubea di Partinico, Pa, www.casarrubea.wordpress.com).
Sia Himmler che Churchill, in altre parole, e forse anche Hitler, s´interrogarono in contemporanea sul destino di Mussolini dopo il 25 luglio; e sempre all´unisono vennero a sapere che il 12 settembre, reso libero da Skorzeny, il dittatore aveva preso il volo per la Germania, dove assai calorosamente (come da filmato) lo accolse il Fuhrer.
Per più di una settimana, in effetti, gli alleati tedeschi non seppero nulla del Duce. La prima segnalazione di dove fosse finito è del 2 agosto: tramite «fonte affidabile all´interno dei carabinieri», telegrafa Kappler, Mussolini «si trova dall´altro ieri nell´isola di Ponza». Ma altri otto giorni passano per averne conferma certa. C´è chi riporta che sulla terra ferma, mentre passava per Gaeta, è stato sventato un tentativo (italiano) di liberarlo. L´11 di agosto, rincorrendo le confidenze di un monsignore, i nazisti hanno la certezza che anche gli inglesi, tramite il loro ambasciatore presso la Santa Sede, sanno di Ponza.
Ma poco dopo, per Kappler, è di nuovo buio: il Duce non è più lì. Si trova in realtà alla Maddalena, ma le SS sbagliano isola: «Secondo il principe Ruspoli sarebbe stato tradotto a Caprera». E´ un anonimo agente segreto, riconosciuto con il numero 35/7, a mettere la ricerca sulla via giusta. E´ ferragosto quando il generale Student può avvertire Himmler che Mussolini si trova effettivamente a Ponza, dove resta fino al 20, forse anche oltre.
E´ la classica partita di leoni e di volpi: colpi di mano, depistaggi, missioni semi-disperate, cortine fumogene. Per l´Italia sono giorni cruciali, sospesa in un limbo fitto di ambiguità: a dar retta al maresciallo Badoglio e la corona la guerra continua, a fianco dei tedeschi, contro gli alleati. Ma fino a quando? E ancora di più: cosa accade nel frattempo nella penombra del potere? Prima di qualsiasi mossa il comando germanico deve risolvere la questione di Mussolini, ma sulla base di questi documenti è anche plausibile ritenere che gli inglesi, venendone a conoscenza con immediatezza, decidano le loro mosse, anche militari, in base a quelle di un nemico sempre più paralizzato e al tempo stesso incalzato dagli eventi.
Il 29 agosto Kappler raccoglie e diffonde a Berlino una voce che presto si rivela falsa: tradotto due giorni prima dalla Maddalena, il Duce si trova «a villa Pantano, a sud del lago Trasimento». Ci vogliono cinque giorni per arrivare alla vera destinazione: grazie a una fonte della polizia italiana, «abbiamo scoperto che, con ogni probabilità, il Duce si trova presso un albergo sito sul Gran Sasso. Ho già inviato alcuni miei uomini - scrive Kappler il 5 di settembre - perché effettuino un sopralluogo». Tra quelli che svolgono le perlustrazioni «sotto mentite spoglie» c´è Erich Priebke. Comunque è sicuro: Mussolini è ancora lì.
A Berlino fremono. Proprio lo storico giorno in cui l´Italia chiede l´armistizio con gli alleati, 8 settembre 1943, con un cablogramma inutilmente criptato Himmler, che tema sovrapposizioni, «ordina che nessun altro comando tedesco sia messo al corrente del luogo in cui si trova Mussolini». Due ore dopo, alle 21,46, «concede totale libertà d´azione per la sua liberazione»: in pratica è un´investitura a Skorzeny e l´avvio definitivo di quella che già si chiama «Operazione Quercia» (in tedesco, Unternehmen Eiche).
Ma l´occupazione di Roma, con la battaglia a Porta San Paolo, si rivela per il nazisti più difficoltosa del previsto e l´azione dei parà di Skorzeny salta. Il giorno 10 arriva un ordine perentorio: «La liberazione di Mussolini sia eseguita con determinazione assoluta, con tutti i mezzi a disposizione e a qualsiasi condizione». E ancora, sempre da Himmler, telegrafano: «Il compito primario consiste nel liberare il Duce».
L´operazione inizia alle 10 di mattina del 12 settembre. Alle 18, Berlino - ma anche Londra - vengono a sapere che: «La liberazione di Mussolini è stata portata a termine con successo. La partenza per Vienna, da Pratica di Mare, è avvenuta alle 17». L´azione non è stata cruenta, ma ha lasciato sul terreno qualche morto, da entrambi le parti. O almeno: così sembra di capire che tra gli italiani c´è chi ha risposto al fuoco.
I protagonisti tirano le somme. In un cablo a Kaltenbrunner, il 20 settembre Skorzeny rivendica il successo, ma c´è anche del «malcontento», per quanto limitato a «quegli ufficiali che si sono sempre opposti all´impresa». Mentre il suo camerata Harster, tre giorni dopo, rende noto il programma ai superiori: «Domani, in compagni di Wolff, volerò a Forlì per vegliare sul Duce durante il suo soggiorno alla Rocca delle Caminate, in occasione della proclamazione del governo»; la cui sede, in un primo momento, era stata collocata a Merano invece che a Salò.
A Roma resta Kappler. La città attende mesi fra i più terribili della sua antichissima storia. L´ufficiale vigila su carte compromettenti: «Tra i documenti sequestrati presso il Viminale si trovano quello (frequentemente citati) sulla vita privata del Duce e della sorelle Petacci. Tuttavia, mancano le carte relative al principe di Piemonte». Si apre una stagione di sangue, ricatti, misteri: «I beni personali del Duce - è l´ultima nota, del 5 ottobre - sono partiti ieri da Roma a bordo di un treno speciale». Arriveranno al comando delle SS: «I vagoni sono sigillati». Ma la storia di solito, la storia vera, si fa gioco anche di bolli e marchi.