Andrea Piva, ItaliaOggi 30/9/2010, 30 settembre 2010
IL MAIS CONVIENE FARLO OGM
La produzione di mais ogm è più conveniente di quella tradizionale. Al netto dei costi dei macchinari di produzione, secondo uno studio di ItaliaOggi, il mol (margine operativo lordo) di un’area coltivata con mais Bt è circa cinque volte quello della stessa area, ma coltivata in modo tradizionale.
Nel groviglio del dibattito «Ogm sì-Ogm no», un dibattito più ideologico che scientifico, nessuno ha mai chiesto a un agricoltore, qualora fosse libero di scegliere, se farebbe uso di sementi ogm, oppure adotterebbe tecniche convenzionali o biologiche.
Ovviamente non tutti risponderebbero allo stesso modo, molte delle risposte sarebbero condizionate dagli aspetti sociali e ideologici, più che da quelli scientifici ed economici. Ma è davvero impossibile pensare a un futuro in cui tutte le tecniche produttive - e in particolare quelle legate alla coltivazione - possano essere disponibili e liberamente scelte da ogni imprenditore, sulla base della mera convenienza economica? ItaliaOggi ha fatto finta che questo scenario esista nel paese e ha operato una simulazione, per capire dal punto di vista meramente imprenditoriale, quale metodologia convenga di più. Si tratta di un mero calcolo di convenienza, senza alcuna presa di posizione specifica sui problemi che ruotano attorno al dibattito tra colture gm e tradizionali. Un punto di partenza che non può, però, trascurare un dato. A sentire i cerealicoltori, la scelta del non-ogm non sta portando più reddito nelle tasche degli imprenditori agricoli. E questo non è un fattore da poco, se si considera, che nello spirito dell’imprenditore c’è la ricerca, nell’ambito della propria attività, delle soluzioni più economiche dal punto di vista produttivo. Soluzioni, che siano comunque in grado di garantire sanità e salubrità delle produzioni. E sostenibilità ambientale.
Il raffronto. Nella tabella in alto ItaliaOggi ha messo a confronto, sulla base dei costi di produzione, la coltivazione di mais convenzionale e quella di mais Bt. Le aziende esaminate sono di tipo monocolturale e monodedicate. Cioè, l’azienda che produce mais Bt non produce mais convenzionale. Questo perchè, nel caso in cui un’azienda dovesse decidere di produrre entrambe le qualità, nel calcolo della redditività andrebbero aggiunti anche i costi dei macchinari appositi per coltivare ogm. Secondo le normative sulla coesistenza tra colture gm e tradizionali (sia quelle in vigore all’estero, sia e quelle allo studio in Italia), in azienda devono esserci mezzi di lavorazione appositi dedicati alla lavorazione delle colture geneticamente modificate, onde evitare il contagio delle colture tradizionali. Tenendo conto di questo vincolo, è evidente che la differenza tra i due ricavi sarebbe di gran lunga a sfavore delle colture gm, visti i costi dei mezzi di lavorazione e il relativo ammortamento.
I risultati. Al netto degli agromezzi, dalla tabella si evince come sia la voce trattamenti quella discriminante; quella che fa pendere la lancetta della convenienza in favore della corrente pro-ogm.
I trattamenti in questione, sono quelli contro piralide e diabrotica. Insetti responsabili della produzione di micotossine, funghi tossici e molto pericolosi, qualora persistano all’interno della catena alimentare. Ora, l’imprenditore di oggi - in particolare quello europeo - data la difficile situazione internazionale, contraddistinta da una forte competizione su mercati mondiali, non può restare indifferente a risultati, che possono permettergli di ottenere risultati economici tre quattro volte superiori. Questo è lo scenario disegnato dalla freddezza dei numeri. Oggi, nel mondo, più di 100 mln di ettari sono coltivati a ogm. I prodotti a base gm circolano liberamente in tutto il globo e rappresentano la base proteica dell’alimentazione zootecnica, anche europea. Anche di quei suini e bovini, che producono denominazioni di origine made in Italy. A conti fatti, la diga allo sbarramento delle nuove tecnologie non potrà reggere ancora molto.