Luigi Maria Verzé, Corriere della Sera, 3/9/2010, 3 settembre 2010
«Se io fossi papa? Scenderei da solo, senza bardature a star con la gente. Scenderei non da sacri palazzi, ma da un semplice appartamento come un buon parroco
«Se io fossi papa? Scenderei da solo, senza bardature a star con la gente. Scenderei non da sacri palazzi, ma da un semplice appartamento come un buon parroco. Vorrei venir eletto, Vescovo, dai Vescovi (oggi con i sistemi telematici non è problema), i Vescovi poi li farei eleggere dal popolo cristiano. Eliminerei il Cardinalato e tutte le disparità di sapore feudalesco». [...] «Se io fossi papa, anziché fare visite lampo con costose comparse oceaniche, mi fermerei nei cinque continenti qualche mese e, magari, qualche anno a vivervi come facevano Pietro, Paolo e gli altri, trattando con tutti il meglio e più opportuno per quel Paese, quella città, quei costumi. Permarrei soprattutto in Africa, perché sono convinto che da là ripartirà la salvezza per tutto il mondo. [...] Mai sgriderei i vescovi e i sacerdoti se si sposassero. Manco proibirei la pillola anticoncezionale. L’Africa sa già quant’è orrendo l’aborto. Mai, per nessun motivo, applicherei l’istituto della scomunica. Nulla è più avverso allo spirito del Signore, sempre misericordioso, buono e perdonatore, salvo le ipocrisie e il falso fariseismo». [...] «E il Vaticano? Ne farei un oracolo di Delfi per ogni sapere. Per qualche tempo l’ho frequentato: puzza di sodoma e di arroganza! Sostituirei le sottane paonazze con professionisti laici e sposati. Una pulizia la farei anche in certe Curie di certe Diocesi». [...] (Don Luigi Maria Verzé, dall’anticipazione dell’articolo “Se io fossi papa...” in corso di pubblicazione su Kos, rivista bimestrale del San Raffaele)