Giovanna Lantini, il Fatto Quotidiano 3/9/2010, 3 settembre 2010
ALESSIO NATI, QUANDO LA FAMIGLIA È UN AFFARE
Tra atti notarili, giri di poltrone e comunicazioni con la Consob, questo è stato decisamente un anno impegnativo per Alessio Nati. A sfogliare i documenti depositati in Camera di commercio, incrociandoli con l’intenso scambio di missive con la Commissione c’è da farsi venire il mal di testa. Ma forse lo stesso non vale per lui, classe 1971, che a 27 anni aveva portato a casa una laurea alla Sapienza in Economia e commercio con tesi in Diritto tributario. E che nel 2003 aveva sposato in regime di separazione dei beni, la ventiseienne Una Donà delle Rose. “Una bella ragazza, diversa dalle altre, ma allegramente uguale a tutte”, come l’ha definita Lina Sotis in un articolo sul “matrimonio d’amore che traspariva dai volti dei due giovani”, pubblicato sul Corriere all’indomani delle nozze che avevano riunito i tre grandi ceppi familiari della fanciulla: “Quello aristocratico del padre, quello numeroso ed estetico della madre, quello imprenditoriale del secondo marito della mamma Silvia sposata, in seconde nozze, a Carlo De Benedetti”.
L’ANNO DOPO Nati entra nella boutique finanziaria della Torino bene, la Banca Intermobiliare (Bim) dei Segre, i commercialisti del suocero acquisito De Benedetti, a sua volta socio della banca. Qui il neosposo è dirigente incaricato dello “sviluppo dell’attività del gruppo” in collaborazione con l’amministratore delegato. E sempre qui, nel 2005, si consuma l’insider trading di famiglia sulla CdB Web Tech, all’epoca di De Benedetti e della stessa Bim, reato per cui l’8 luglio scorso Consob ha emesso sette sanzioni. Una per Nati che secondo la Commissione avrebbe veicolato informazioni sensibili su CdB ad alcuni clienti. Tra questi Daniele Dolci, il cui ruolo in questa storia non finisce qua. Lo ritroveremo più avanti, dopo che, nel 2007, Nati fonda insieme ad altri soci - tra i quali oggi c’è Andrea Merloni - la Alna Finanziaria, che attraverso controllate come Alna Immobiliare e Alna Energia, si propone investimenti di vario tipo.
Nel settembre 2008, poi, Nati assume l’incarico di amministratore delegato di Investimenti e Sviluppo (Ies), holding quotata e controllata delle famiglie Jaeger e Squillace. Il nostro subentra a Giovanni Nata-li, che lascia Ies dopo aver concluso “importanti progetti tra cui la ricapitalizzazione della società e l’uscita dalla black list di Consob”. Lista nera nella quale Ies, attualmente sotto aumento di capitale dopo le perdite del 2009, è ripiombata il 17 marzo. A cinque mesi, cioè, dall’uscita di Nati, che il 30 ottobre, un anno e un mese dopo aver assunto l’incarico, ha lasciato la poltrona per aver “concordemente” convenuto con il socio di maggioranza “di porre fine al rapporto di collaborazione a causa di differenze di opinioni sulle strategie della società”. Cos’è successo? Difficile andare oltre la diplomazia. Quel che è certo è che i conti di Ies al 30 settembre avevano evidenziato una perdita di 7 milioni, lievitata a fine anno dopo 20 milioni di svalutazioni. All’assemblea dei soci della scorsa primavera, poi, Paolo Bassi, che ha assunto la presidenza di Ies un mesetto prima dell’uscita di Nati, si è lasciato andare a dichiarazioni poco benevole nei confronti della precedente gestione rivendicando la reintroduzione di “una capacità organizzativa ed un pensiero che forse in certi momenti era venuto a mancare”.
DI CERTO NATI negli ultimi cinque mesi del suo mandato aveva avuto il suo bel daffare. Il 12 giugno ricomprava dal vecchio cliente e socio Dolci il 50 per cento di Alna Immobiliare. Il 14 luglio, proprio mentre trapelavano indiscrezioni su un suo ruolo nella guerra per Management & Capitali, riceveva la lettera di contestazione della Consob per i fatti del 2005 relativi alla società da cui M&C era nata. E per un reato che avrebbe potuto comportare l’interdizione temporanea da incarichi in società quotate. Il giorno dopo, poi, sempre per intervento della Consob, Nati emetteva una nota per fare un po’ di luce sulle sue intenzioni con M&C. È qui che si scatena il delirio di carte bollate.
DA UNA PARTE gli obblighi informativi sul presente e la modifica della ragione sociale di Alna Immobiliare in Alna per prepararla alla scalata che non vedrà mai luce (la pietra tombale di settembre imputa la rinuncia anche a “strumentali ed eccessive illazioni”). Dall’altra lo scambio di missive, deduzioni e controdeduzioni con la Consob sul caso Cdb, che dopo il picco iniziale procede regolarmente fino alla sanzione. Poca tregua anche dalla galassia Alna Finanziaria, che a fine 2009 vede la controllata per l’energia comprare il 20 per cento della ex Immobiliare, a giugno approvare con il voto contrario del socio Merloni un bilancio chiuso con una perdita di 36 mila euro, che richiede l’intervento dei soci e il 6 maggio il solito Dolci, sul quale dal giorno prima pendeva una delibera Consob di sequestro beni per 103 mila euro, rivendere a Nati il 10 per cento della capogruppo. Senza contare, poi, la spada di Damocle del faro Consob sui fatti del 2009, per avere presto lumi sui quali il mercato confida nel nuovo attivismo della Consob post Cardia.