Luca Peretti, varie, 3 settembre 2010
IL RITORNO DELLA RADIO, SUL WEB, PER VOCE ARANCIO
Ogni giorno quasi 42 milioni di italiani ascoltano la radio (dati Audiradio relativi al primo trimestre 2010).
La radio, sempre più su internet e telefonino. Molte emittenti nascono direttamente in rete, mentre le frequenze Am si svuotano e le Fm sono sempre più affollate.
Il boom delle radio online in Italia si è avuto nel 2004, grazie all’abbattimento dei costi per crearle. Ma come si fa una radio su internet? Il blog Geekissimo racconta la sua esperienza: in sintesi, vanno scaricati tre programmi (Winamp, Shoutcast DSP, Shoutcast Server), «il primo è un lettore multimediale, nella nostra radio sarà la Regia, quindi metterà in onda le tracce audio. Il secondo, ShoutCast DSP, ha lo scopo di inviare il flusso audio, prodotto da Winamp, al server. Shoutcast Server, invece è il server vero e proprio, che invia il segnale audio su internet, in poche parole effettua lo streaming». Una volta scaricati si seguono una serie di semplici istruzioni che si possono leggere direttamente sul sito (http://www.geekissimo.com/2008/05/05/guida-su-come-creare-una-web-radio). Una cosa importante: per trasmettere musica coperta da diritti d’autore (cioè la maggior parte) serve una licenza particolare a pagamento, da richiedere alla SIAE stessa. Un’altra guida per creare una web radio si può leggere sul sito GuidePerPc (http://www.guideperpc.com/Audio_creare_radio_streaming.htm).
«Fare una web radio è molto semplice - conferma a VoceArancio Stefano, uno dei creatori di Radio Eco, un’emittente dell’università di Pisa - tecnicamente bastano un computer e una connessione. Si fa quindi anche con pochissimi soldi. Le web radio sono nate come le radio libere, spesso c’è quindi solo una persona dietro al computer che pensa a tutto. Se invece, come a Radio Eco, c’è a possibilità di avere più persone si può utilizzare anche un mixer, che per la diretta aiuta sicuramente, e si possono alternare meglio voce e canzoni. Altrimenti, soprattutto per lavorare in differita, basta anche il microfono del computer. In ogni caso si possono acquistare anche kit per fare radio da soli, dotati di scheda audio due canali che diventa una sorta di mixer».
Wxyc, una radio studentesca dell’Università della North Carolina, è stata la prima emittente tradizionale a trasmettere online, il 7 novembre 1994. Nello stesso mese un concerto dei Rolling Stones è trasmesso anche in rete.
Erano 27.000 le web radio stabilmente funzionanti su internet contate dal Mit di Boston nel lontano 2002.
Le università hanno un ruolo chiave nello sviluppo delle web radio. Ad oggi sono almeno quaranta in Italia gli atenei dotati di una web radio. Per quanto bassi alcuni costi ci sono (come la Siae) e quindi questi gruppi devono trovare forme di finanziamento, esclusa la pubblicità che è vietata negli atenei. Alcuni hanno creato cooperative o si sono affidati all’autofinanziamento. La radio della Bocconi di Milano e quella della Luiss di Roma sono invece enti privati in grado di capitalizzare pubblicità: Fiat e Telecom sono ad esempio legate a quella romana.
U-station, il progetto che raccoglie i media universitari (radio e non), ha una parternship con la rete televisiva La 7.
Poli.Radio, la radio del Politecnico di Milano. I fondatori sono stati invitati da Linus a Radio Deejay per raccontare la loro esperienza.
Oltre alle radio nate online attraverso il web si possono naturalmente ascoltare le radio tradizionali, come quelle Rai, Radio Deejay, Radio Capital eccetera. Lo si fa accedendo direttamente ai siti delle singole emittenti (ad esempio, http://www.rai.it/dl/portale/radio.html per i canali Rai) oppure ci si può orientare con siti che raccolgono liste ed elenchi (come www.leradio.com o http://www.publiweb.it/lradio/index.html).
È anche possibile scaricare un software e ascoltare la radio direttamente dal computer senza aprire un programma di navigazione come Internet Explorer o Mozilla Firefox. Tre quelli consigliati sul sito www.programmifree.com: Radio?Sure!, con circa 12000 stazioni disponibili per l’ascolto immediato e che possono essere ordinate per nazione, lingua o per genere musicale; XStream Radio, è in inglese e funziona supportato da Windows Media Player; Screamer Radio, dove le radio sono divise in generi a seconda della musica che trasmettono.
I software sono scaricabili anche sui cellulari più evoluti: le web radio (e quelle tradizionali che trasmettono su internet) diventano anche mobili, non legate strettamente ad un computer. Quindi è possibile andare in giro con il proprio smartphone ascoltando canzoni argentine trasmesse da una radio di Buenos Aires o programmi giapponesi della Japan-A-Radio. Secondo Claudio Pomhey di Navigaweb.net, «La radio online da cellulare migliore viene da un programma indiano che si chiama Mundu Radio. Il pregio e il valore aggiunto di questo programma è la sua velocità di caricamento dello streaming audio e la qualità del formato mp3 con cui si può ascoltare la musica. Le stazioni disponibili sono tantissime e sono organizzate per categorie di musica». (http://www.navigaweb.net/2009/06/radio-su-cellulare-per-ascoltare-musica.html).
AccuRadio, una famosa web radio di Chicago. Nel 2007 aveva un milione di visitatori al mese, sei persone come staff e 500mila dollari di introiti annuali, la maggior parte provenienti dalla pubblicità.
Le web radio non sono solo per esordienti nel campo del web, ma attraggono anche grandi gruppi. Per esempio Finelco, società italiana che ha tre importanti stazioni come 105, Montecarlo e Virgin e sul web opera con altre 28 radio.
Il mix tra radio tradizionali e esclusivamente online è molto diffuso anche all’estero. È il caso della Vrt, radio pubblica belga, che ha cominciato a trasmettere in rete nel 1997 affiancando tre stazioni soltanto digitali a sei tradizionali.
La Wra (Web Radio Associate), l’associazione delle web radio italiane, raggruppa 230 emittenti. Nata nel 2005 a Roma, ha come scopi la promozione, la tutela e la diffusione delle web radio oltre all’ampliamento delle attività multimediali collegate. La Wra ha dato vita anche alla sperimentazione di un nuovo servizio AudiWebRadio, tramite il quale è possibile consultare le statistiche delle radio a lei associate.
«Ancora una volta si torna a parlare della vecchia signora radio. Come sempre per complimentarsi della sua longevità. In realtà la modernità della radio non è l’ultimo marchingegno che abbia integrata la funzione di poter ascoltare qualcosa che tiene in memoria, o capta nell’ etere, o travasa da un server messo chissà dove. La radio ha compiuto un passaggio fatale che ancora le attribuisce un primato assoluto tra gli altri media: la radio è morta. Per la radio morire ha significato liberarsi della pesantezza di un hadware che la definisse. La radio oggi è “indescrivibile” in un oggetto che la rappresenti. La radio è infatti morta per risorgere ovunque ci sia per lei possibilità di essere ascoltata» (Bruno Ruffilli su La Stampa).