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 2010  settembre 03 Venerdì calendario

QUANTO COSTA ESSERE TIFOSO, PER VOCE ARANCIO


Sono passati più di 112 anni da quando, il 6 gennaio 1898, ebbe luogo a Ponte Carrega il primo storico incontro ufficiale del calcio italiano, Genoa-International di Torino. Mentre ci apprestiamo a veder iniziare un nuovo campionato (il 79° a girone unico), è interessante leggere la relazione finanziaria di quell’evento: ENTRATE - 154 biglietti a lire 1; 84 sedie numerate a lire 1; 23 ingressi soci a metà prezzo; 6 ingressi al signor Fawcus; 5 ingressi al signor Gianello; 12 ingressi al signor Blake; 4 ingressi ai sigg. Grenet e Bown; 4 ingressi al signor Spensley. Totale entrate: L. 280,50. USCITE - Tram L. 2.90; Permesso in carta bollata: 7,20; Tassa spettacoli: 8; Lavori terreno: 13; Lavori sul campo: 3; Custode: 1; Servizio polizia: 5; Affitto sedie: 40; Bigliettari: 18; Taglio erba: 25; Piccole spese: 2,40; Timbro gomma: 5; Al signor Perasso per orifiamme: 18; Rinfreschi: 1,45; Sig. Blake, trasporto: 10,20; Fischietto: 2,50; Biglietti: 13; Al sig. Fawcus, segretario: 3,40; Totale uscite: 179,05; Differenza attiva: 101,45.

La finale del campionato 1922/1923 tra Lazio e Genoa, disputata a Roma, fu vista da 10 mila spettatori con un incasso di 88.000 lire. Molto meglio era andata il 15 gennaio 1922 per l’amichevolo disputata al Velodromo Sempione di Milano tra Italia e Austria: 20.000 spettatori per un incasso di 207.000 lire. Tra l’altro, quel boom fece nascere la figura del bagarino, categoria che concluse affari d’oro il 29 maggio 1927 quando a Bologna (inaugurazione del Littoriale) 55.000 spettatori assistettero al match Italia-Spagna (record del decennio).

Il termine “tifo” cominciò ad essere usato negli anni Venti, quando si prese a paragonare il calcio a una malattia domenicale o stagionale simile all’alzarsi periodico delle febbri tifoidi (originariamente fu associato più alla sofferenza che alla fazione).

I costi del calcio cominciarono ad aumentare con l’avvento del professionismo, sancito dal congresso della Fifa tenutosi a Praga nel 1925. All’inizio fu usata la formula del rimborso ai giocatori per il “mancato guadagno”, ma già alla fine degli anni Venti l’oriundo argentino Raimundo Orsi, acquistato dalla Juventus di Edoardo Agnelli, prendeva 8000 lire al mese contro le 400 di un maestro elementare e le 1000 di un magistrato.

La prima edizione del campionato a girone unico fu quella del 1929/1930: a quell’epoca un impiegato italiano destinava ai divertimenti lo 0,9% del bilancio familiare. Ancora nel decennio 1953-1963, teatro, cinema e partita di pallone assorbivano appena l’1% del bilancio domestico.

Ai tifosi dell’Inter campione d’Italia (ininterrottamente dal 2006) un abbonamento costa adesso minimo 170 euro per il settore verde del terzo anello, sul primo anello ce ne vogliono almeno 400 (settore blu e verde) ma anche 900 (settore arancio), 1200 euro per la tribuna d’onore arancio senza servizi (1800 con), fino a un massimo di 6000 per la “tribuna d’onore rossa corporate”. I ridotti (bambini tra i 7 e 14 anni, donne, over 65) vanno dai 240 euro del primo anello settore blu ai 1020 del primo anello settore rosso.

Ai tifosi del Milan l’abbonamento ai settori blu e rosso del terzo anello costa 130 euro, l’anello arancio 780, le poltroncine rosse 1800, la tribuna d’onore rossa “all inclusive” (Campionato, Champions League, Coppa Italia, amichevoli) 6.600. I prezzi degli abbonamenti della Juventus vanno da un minimo di 265 euro per curve e laterale est a un massimo di 1.950 per la tribuna centrale.

La maggior parte degli italiani segue il campionato in tv, per questo le reti televisive sono diventato la principale fonte di sostentamento del nostro calcio: da questo campionato entra in vigore l’accordo quinquennale che porterà nelle casse dei club 900 milioni di euro. Secondo uno studio di StageUp-Sport & Leisure Business la redditività media di un club di serie A passerà da -8,3 milioni del 2008-2009 a +0,4 del 2010-2011.

La Rai mise in onda la prima partita il 5 febbraio 1950: era un Juve-Milan di campionato, ma si trattava soltanto di una trasmissione sperimentale. Il 24 gennaio 1954 fu trasmessa ai pochi abbonati dell’epoca la partita Italia-Egitto. Nell’autunno del 1960 la Figc concesse alla Rai di trasmettere di domenica, in differita, la telecronaca di un tempo di una partita di serie, nello stesso anno nacque la trasmissione radiofonica Tutto il calcio minuto per minuto.

Dal 1970 90° minuto (gol e principali azioni di tutte le partite, la domenica alle 18.15) fu la principale vetrina del calcio per milioni di italiani, che pagando il canone Rai (ma anche non pagandolo...) si assicuravano tutto il pallone disponibile sul piccolo schermo. Le cose cambiarono quando nel giugno 1992 Telepiù siglò un accordo con la Lega Italiana Gioco Calcio per trasmettere una partita posticipata del campionato di serie A la domenica alle 20.30.

Negli anni il calcio a pagamento ha invaso la televisione, tanto che ormai non c’è giorno senza partite: adesso per 29 euro al mese si possono seguire in diretta tutte i 380 match del campionato di serie A, tutte le partite della Champions League (in lizza con i migliori club europei Inter, Milan, Roma e forse anche la Sampdoria) e molti incontri dei principali campionati esteri (la Premier League inglese, la Liga spagnola, la Bundesliga tedesca). Sky ha anche quattro “channel” dedicati a Inter, Juventus Milan e Roma (prezzo dell’abbonamento 8 euro al mese).

Da qualche anno esiste anche l’opzione del digitale terrestre: Mediaset Premium copre le 12 principali squadre di serie A con un abbonamento che costa 14 euro al mese, nel pacchetto è inclusa l’esclusiva dell’Europa League (torneo a cui quest’anno partecipano Juventus, Napoli e Palermo e la Sampdoria se mancherà la qualificazione alla Champions League).

Complice la feroce concorrenza degli ambulanti che vendono prodotti falsificati provenienti da tutto il mondo, durante lo scorso campionato i 20 club di serie A non sono riusciti a vendere un milione di maglie-replica, lontanissimi dal modello inglese dove il solo Manchester United è arrivato a 3,3 milioni. L’Inter (Nike) ha superato, secondo le stime di Italia Oggi, le 200 mila unità, il Milan (Adidas) si è fermato a 100 mila, la Juve (Nike) a 60mila. Quest’anno la maglia del Milan viene venduta sul sito della società a 70 euro, Inter e Juventus ne chiedono 75.

Se i nostri club non riescono a fare molti soldi con le maglie, figuriamoci col resto del merchandising che provano a vendere sui siti ufficiali. Oltre al corredo classico (cappellino 12-16 euro, sciarpa 12-35, bandiera 12), l’Inter propone online bottiglie di Pinot nero “centenario” (9 euro), materiale scolatisco (2,5 euro un quadernone, 15 lo zaino, 30 l’astuccio, 69 lo zaino), completini intimi (32 euro), biciclette da bambino (99), collane “biscione” in oro e zaffiri da (298), palloni in marmo (5000) ecc. Lo stesso fanno anche Milan, Roma e tutte le altre 17 società di serie A

La Juventus sta vendendo stelle con stampato il proprio nome da applicare in 50 sezioni del nuovo stadio, ognuna delle quali sarà dedicata a un campione storico: la versione “gold” costa 250 euro, la “platinum” 350 (le 50 stelle del capitano Alessandro Del Piero sono già esaurite).

Sul sito dell’Inter si trovano anche le lastre con le pagine storiche della Gazzetta dello Sport (44 euro la singola, 72 la tripla).

Il primo numero della “rosea” fu pubblicato il 3 aprile 1896, ancora oggi è il quotidiano sportivo italiano più diffuso (oltre 300mila copie, primeggia anche nella classifica generale) e per molti tifosi la sua lettura costituisce un rito irrinunciabile. Per comprarne una copia serve un euro, che fanno 360 euro l’anno (tolti i giorni in cui i quotidiani non escono, Natale ecc.). L’abbonamento annuo costa 299,4 euro, che scendono a 258,9 se ci si accontenta di 6 numeri la settimana, 209,10 per 5. Ricorrendo alla versione online c’è un ulteriore risparmio: l’abbonamento annuo costa 159 euro.

Per ulteriori risparmi, ci si può rivolgere ad uno degli altri due quotidiani sportivi nazionali: l’abbonamento all’edizione cartacea di Tuttosport costa 232 euro per 7 numeri, 207 per 6, 36 se ci si accontenta del lunedì; ancora più economico il Corriere dello Sport: 207 euro l’anno per 7 numeri. Quanto alla versione internet, il listino prezzi di Corriere dello Sport e Tuttosport è identico: 1 euro a copia, 4 per 7 giorni, 16 per 30 giorni, 79 per 180 giorni, 139 per un anno. Ci sono anche opzioni a copia (10 per 8 euro ecc.).

Per i maniaci vanno poi messe in conto altre spese. Prendiamo le figurine: in Italia cominciarono ad apparire su quaderni delle scuole e su resistenti cartoncini illustrati fin dagli anni Trenta. Il boom avvenne a partire dagli anni Sessanta, quando la Panini si mise a stampare figurine di calciatori da incollare su appositi album (la prima edizione riguardava il campionato 1960/1961). L’ultima edizione comprendeva 734 figurine, poiché ogni bustina ne contiene 6 per 60 centesimi, fa un “costo minimo” di 73,4 euro per completare un album.

Dal 1971 la Panini edita anche l’Almanacco illustrato del calcio, che fu pubblicato per la prima volta nel 1939 (all’epoca si intitolava Enciclopedia illustrata del calcio italiano). Ormai noto tra gli appassionati semplicemente come “il Panini”, costituisce il prontuario del sapere calcistico: per l’edizione 2010 servivano 16,90 euro.