Giulia Crivelli, Il Sole 24 Ore 3/9/2010, 3 settembre 2010
LA MODA ITALIANA RIALZA LA TESTA - I
primi segnali erano arrivati con i dati del primo trimestre, la conferma viene dalle semestrali: le aziende e i gruppi della moda, italiani e stranieri, sembrano aver imboccato (con qualche eccezione) la strada della ripresa. La consueta analisi di Pambianco strategie d’impresa su un campione di dodici società quotate italiane parla chiaro: complessivamente i ricavi di Aeffe, Benetton, Bulgari, Csp (gruppo della calzetteria), Geox, Gucci, Luxottica, Marcolin, Prada, Safilo, Stefanel e Tod’s sono aumentati dell’8,1%, passando da 7.591 a 8.208 milioni. Le aziende che sono cresciute di più sono Prada (+24%), Marcolin (+15,6%) e Bulgari (11,8%). Hanno invece registrato un calo di fatturato Geox (-9,8%), Aeffe (-7,4%) e Csp (-5,5%). Bene anche la reddittività: l’ebitda è passato dal 16,9% al 18,3% (conteggiato su 11 aziende, perché Prada non ha diffuso i dati). Qui le performance migliori sono state quelle di Gucci con il 31,5% (era il 30,2% nel primo semestre 2009), Tod’s con il 24% e Luxottica con il 19,4%. L’utile conteggiato su dieci aziende (in questo caso, oltre a Prada, anche Gucci non ha diffuso i dati) passa dall’1,9% al 5,7%. I migliori in valore percentuale sono Tod’s (13,7%contro l’11,8%dei primi sei mesi 2009), Marcolin (12,4%) (era il 7,1%) e Geox (8,7%).
«I dati sulla reddittività erano rimasti buoni anche nel 2009, annus horribilis per tutti, ma sono saliti ancora – spiega Carlo Pambianco –. Questo dimostra che le aziende hanno privilegiato, oculatamente, la reddittività sui volumi: in un contesto economico globale difficile come quello attuale avrebbero potuto abbassare i prezzi per mantenere alti i fatturati, ma così facendo avrebbero ridotto i margini e la capacità di investire nel medio-lungo periodo».
Anche guardando all’estero, lo scenario non cambia, anzi, i dati sono ancora più positivi: i ricavi del campione formato da Abercrombie&Fitch, Adidas, Columbia, Fossil, Gap, Guess, Hanes, Hermès, H&M, Hugo Boss, Limited, Lvmh, Puma, Quiksilver, Swatch, Tiffany e Timberland sono cresciuti dell’11,6%, passando da 37.047 a 41.361 milioni (mentre nel 2009 c’era stata una flessione del 3,3%). Le crescite maggiori sono state quelle del gigante dell’orologeria Fossil (+26,1%), di Hermès (+22,8%) e di Swatch (+22,1%). Nel complesso, la performance di Hermès è la più significativa e non è una novità: la maison francese nel primo semestre del 2009 non aveva accusato alcuna perdita di fatturato (che era anzi cresciuto del 7,8%) e nel primo semestre ha visto aumentare, oltre ai ricavi, l’ebitda, salito al 31,9 dal 26,8% del semestre precedente. «Hermès è un marchio del lusso puro e per questo è stato toccato pochissimo dalla crisi –conclude Carlo Pambianco –. Inoltre si tratta di un marchio meno legato alla moda di molti altri e i consumatori percepiscono i prodotti Hermès come qualcosa che mantiene il suo valore nel tempo».
Quanto alle strategie del dopocrisi, saranno il tema del convegno organizzato a Milano da Pambianco strategie d’impresa per il 15 novembre, il cui titolo sarà "Niente è più come prima". Forse neppure per Hermès.