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 2010  settembre 09 Giovedì calendario

HI-TECH, MA LOW COST


Sarà la crisi, che costringe anche i tecnomani più incalliti a negarsi qualche lusso. O magari è una nuova tendenza sociale, una forma di snobismo estremo, che ripercorre le antiche strade del no logo. Fatto sta che, come scrivono in uno degli ultimi rapporti gli analisti di AbiResearch, mentre si fa un gran parlare degli ultimi nati in casa Apple, Htc o Motorola, un fenomeno neanche troppo sotterraneo sta rapidamente ridisegnando i confini del mercato globale di smartphone e e-reader. è l’hi tech low cost: telefonini touch a meno di 90 euro, tablet a meno di 200. Che conquistano a grandi passi i paesi asiatici e africani, e lambiscono da vicino quelli europei. Seducendo soprattutto i più giovani: teenager esigenti in fatto di prestazioni, ma con una disponibilità economica limitata. Così, mentre i melafonini accendono il desiderio e fanno voltare la testa, a far aprire il portafoglio sarebbero, dicono gli analisti, soprattutto i prodotti "white box", a scatola bianca, cioè quelli non griffati.
Dunque il "generico" fa breccia nell’hi-tech. è accaduto qualche anno fa ai personal computer, accade ora agli smartphone e ai tablet. "Ci aspettiamo che il mercato di prodotti "white box" resti florido per tutto il 2010, soprattutto al di fuori della Cina", dice per esempio Carolina Milanesi, analista di Gartner. Le conseguenze sui prodotti di marca sono evidenti: l’avanzata dei produttori asiatici no logo o di aziende dai nomi che suonano sconosciuti al grande pubblico, sta erodendo le quote dei grandi brand, andando a ingrossare le fila della categoria "altri marchi" di quasi tre punti percentuali. Anche in Italia. Una ricerca dell’Osservatorio 7Pixel condotta tra gennaio e dicembre 2009 su oltre sei milioni di ricerche sui siti di e-commerce Trovaprezzi.it e Shoppydoo.it, mostra che sì, circa il 90 per cento delle richieste di informazioni si concentra ancora sulle prime cinque case produttrici (Nokia, Samsung e LG in cima alle preferenze). Ma che inesorabilmente avanza Anycool, linea indipendente di cellulari low cost, progettati e costruiti dalla cinese KDI. Anycool entra fra i nomi più cercati a maggio con il 2,48 per cento, e nel mese successivo balza al terzo posto con il 9,53 per cento, crescendo fino al 10,9 per cento di agosto. Il motivo c’è: i prezzi di questi cinafonini variano tra gli 80 e i 110 euro, per quelli dotati di touchscreen. E le prestazioni, a sentire gli utenti, sono discrete, anche se le batterie durano un giorno o poco più e il sistema di scrittura lascia a desiderare.
In questo panorama, le grandi aziende devono organizzarsi. E partire alla conquista di una fascia di consumatori che non ha più voglia di spendere centinaia di euro per un prodotto che dal punto di vista tecnologico ha poco di più del suo rivale cinese, se non la garanzia dell’autenticità. "Da circa due anni abbiamo deciso di intervenire nel segmento low cost, inserendo tecnologie come touchscreen e qwerty in prodotti alla portata di tutti, e conquistare un pubblico di massa", spiega per esempio Michelangelo Tursi, Mobile Communications Group Director di LG Electronics Italia. Un esempio è il Cookie, che nel novembre 2008 costava 199 euro e che oggi è sceso a 99: in 18 mesi ne sono stati venduti un milione e 200 mila pezzi. Nokia risponde con il 5230, smartphone touch dal prezzo inferiore ai 150 euro, in grado di gestire musica, social network e navigazione Agps. Samsung ha investito sulla serie Corby: il S3650 è uno dei touch più economici sul mercato (poco più di 100 euro). Oggetti pensati per un pubblico giovanile. "Il 75 per cento dei clienti che acquistano uno dei nostri smartphone low cost è costituito da ragazzi tra i 12 e i 20 anni", continua Tursi: "Adolescenti che cercano innovazione e tecnologia pari a quella del loro pc, ma che hanno una capacità di spesa ridotta".
Anche il mondo degli e-reader non è immune dal fenomeno low cost. Se per avere il modello base dell’iPad sono necessari 499 euro, per sfoggiare l’iTab7 di Airis ne bastano 174. Per comprare un Pandigital Novel - display touchscreen a sette pollici e connettività WiFi - ne serviranno meno di 200 (l’uscita è prevista entro la fine dell’anno). Per mettere le mani su un Wirelession W1090 oggi bastano 184 dollari (meno di 150 euro). In Cina lo Zenithink ZT-180, schermo da 10 pollici e più, viene venduto a 1300 yuan, circa 150 dollari. Per non parlare del recente annuncio di Kapil Sibal, ministro indiano per lo Sviluppo delle Risorse Umane, che ha presentato un simil iPad (anche se parecchio più piccolo) a soli 35 euro, con touchscreen, 2 gigabyte di memoria, porte Usb, e WiFi. E il tam tam delle recensioni on line mostra una certa soddisfazione da parte degli utenti: prodotti di buona fattura, dalle prestazioni discrete e un design piacevole. Insomma, un rapporto qualità prezzo più che dignitoso.
A preoccupare di più le grandi aziende è però un altro aspetto del low cost, ancora più diffuso e più difficilmente contrastabile, perché si pone ai confini della legalità senza necessariamente valicarli.
è il vasto e sommerso mondo dello "shanzhai": termine che fa riferimento ai prodotti a bassissimo costo immessi sul mercato da piccole aziende (dai 5 ai 10 dipendenti) per lo più dislocate nella regione di Shenzhen, città della provincia del Guangdong nella Cina meridionale, che operano al di fuori delle tradizionali regole del mercato. E che sfornano a ritmo continuo terminali dai nomi ambigui: Noka, Lonevo, Hi Phone, iPhome, insieme a melafonini che sfoggiano come logo un frutto intero, senza il caratteristico morso. Nelle linee arrotondate e nei colori, per esempio, il BlueBerry ricorda il BlackBerry, ma ovviamente non ha nulla a che fare con l’azienda canadese che produce quest’ultimo, la Research in motion (Rim). Sono prodotti che non hanno la funzionalità completa dei cugini di marca e si rivolgono all’acquirente del "vorrei ma non posso". Un pubblico vasto, se è vero, come sostengono gli analisti, che le vendite di questi modelli low cost raggiungeranno i 219 milioni di esemplari alla fine del 2010.
Più che una semplice questione di cloni, "shanzhai" è una sorta di controcultura della illegalità che affonda le sue origini in una leggenda medievale, relativa alle gesta di una banda di malviventi costretta a riparare sulle montagne per sfuggire alle forze dell’ordine. Qualcuno scomoda Robin Hood e l’open source, altri parlano apertamente di banditi. "Ma sarebbe sbagliato classificare tutti i telefonini shanzhai come pirata", scrivono in un rapporto appena pubblicato dalla Harvard Business Review gli esperti di Stanford e della Università di Hong Kong. Legali o illegali che siano, che si tratti di imitazioni o di vere innovazioni, i prodotti shanzhai hanno dimostrato - continuano gli autori del rapporto - una straordinaria flessibilità e tenacia, risultando appetibili per la classe medio-bassa, gli studenti, gli anziani. Destinati inizialmente al mercato interno, questi cinafonini hanno via via conquistato le rotte delle esportazioni: uno studio di Springboard Research rivela che nel 2009, dei 140 milioni di pezzi prodotti a Shenzhen, circa 100 milioni sono stati dirottati su Russia, India, Bangladesh, Pakistan, paesi del Medio Oriente e dell’Africa. E l’Europa è nel mirino per l’anno prossimo.
Aggirando con destrezza le normative che regolano i processi di certificazione, evadendo le tasse e scavalcando le leggi sulla proprietà intellettuale, i produttori sono in grado di sfornare nuovi modelli in meno di un mese, contro i sei di chi segue le procedure corrette. "Otto giorni per analizzare e copiare un nuovo modello, compresi circuiti, software e struttura. Dieci giorni per l’acquisto degli accessori necessari alla fabbricazione. La produzione di massa può iniziare a 22 giorni dal primo studio", scrivono gli autori su Hbr. La qualità lascia spesso a desiderare: alcuni produttori usano componenti riciclati, l’attenzione al cliente è pari a zero, e l’anno scorso il ministro dell’Industria cinese ha messo in guardia i consumatori sull’elevato livello di radiazioni emesse da questi terminali. Ma il prezzo è più che competitivo con quello delle grandi marche. Con un costo di produzione di appena 40 dollari, un cinafonino può essere venduto tra i 100 e i 150 dollari.
Come si difendono le grandi aziende dall’assalto pirata? La casa di Cupertino, la più colpita dal fenomeno, non rivela le sue strategie. Tra le iniziative di Nokia c’è la collaborazione con le agenzie governative cinesi e una politica di tolleranza zero per i distributori e i rivenditori infedeli. "In Italia i prodotti "tarocchi" oggi arrivano solo via Web", sostengono in LG, "perché la grande distribuzione, o il piccolo rivenditore, non si assume il rischio di affrontare la rabbia dei consumatori delusi. Ma a livello globale è certamente un problema con cui dobbiamo fare i conti. E in Europa è bene stare in allerta". n

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Arrivano i tarocchi

Così i più recenti prodotti di Apple "ispirano" le aziende concorrenti. Anche nel nome.

IPHOME 4
Appena uscito l’iPhone4, nei negozi e sui siti web cinesi è arrivato anche l’iPhome 4.
Lo schermo è da 3.2 pollici, la connettività GSM è su 900 e 1800 Mhz. Risoluzione 240 per 400 pixel. Può usare anche due Sim e costa 1.220 renminbi (meno di 200 dollari). Esteticamente molto simile all’originale di Cupertino.
iPed (Orphan Electronics)
Schermo touchscreen 7 pollici, WiFi, una porta Usb, GPS via Google Maps, Sistema operativo: Android.
Prezzo: 150 dollari
APad (iRobot)
Schermo touchscreen 7 pollici, risoluzione 800?480 pixel. Processore Rockchip da 600 Mhz. WIFi e porta Usb. Sistema operativo: Android.
www.irobotandroid.com
Prezzo: 149 dollari
ePad (SS Global Tech)
Schermo touch a 10 pollici, fino a 230 GB, processore Intel Atom 1.66GHz, tre porte Usb, webcam, WiFi e Bluetooth 2.0. Sistema operativo: Windows 7.1
www.ssglobaltech.com/
Prezzo: non disponibile
WinPad 110 (MSI)
Basato su NVidia Tegra 2, ha un display touchscreen da 10 pollici, due porte Usb ed uscita HDMI. Sistema operativo: Android.
http://eu.msi.com/index.php
Prezzo: 399 dollari
InPad 701 (Inkia)
Tablet con schermo touch 7 pollici, con WiFi (il modello 702 ha anche tecnologia 3G), fino a 256 MB di Ram, e due porte Usb. Sistema operativo: Android.
www.inkia.com.cn/en/index.asp
Prezzo: non disponibile.