Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 03 Venerdì calendario

L’ODISSEA DEI TEST. UNO SU DIECI CE LA FA


Basterebbero due numeri, a spie­gare il clima in cui ieri si è svol­to il primo dei test d’ingresso u­niversitari alle facoltà a numero chiuso. Medicina: 8755 posti disponibili, circa 90mila studenti assiepati davanti ai can­celli degli atenei d’Italia. Come dire: u­no su dieci ce la fa. E saranno le scarsissime percentuali d’accesso a fronte del boom di richieste (sono state il 10% in più), saranno le 80 domande della prova (che anche que­st’anno, in alcuni casi, hanno lasciato gli studenti spiazzati e per l’argomento e per il modo in cui sono state poste), sarà la richiesta di medici nel nostro Pae­se (insoddisfatta, e crescente), sui test s’è scatenata nelle ultime ore un’auten­tica bufera. Che il sistema di accesso a certe facoltà, medicina in primis, abbia bisogno di un ’restyling’ è osservazione ampiamente condivisa. Le opinioni divergono sul co­me.

Il ministero difende lo strumento dei te­st: «Garantisce una buona scrematura e premia la qualità», ha spiegato la Gelmini.

Che è dispo­sta, però, a un cambia­mento della prova, ma­gari alleggerendo il peso delle doman­de di cultura generale a vantaggio di quelle specialistiche (da tempo, peraltro, un tavolo tecnico ad hoc istituito dallo stesso ministero sta studiando un mo­do per migliorare il pacchetto di quesi­ti). Il Pd, dal canto suo, ha immediata­mente rispolverato il passato e invitato il ministro «se davvero è interessato a migliorare l’efficacia del test» a attuare quanto previsto dai ministri Mussi e Fio­roni, e cioè coinvolgere le scuole nella re­dazione dei quiz affinché i contenuti sia­no attenti ai saperi e alle competenze acquisiti nei loro percorsi di studio.

La Cgil mette in evidenza la carenza di medici che si prospetta nei prossimi an­ni nel Servizio Sanitario Nazionale con le uscite previste per pensionamento: «Un primo passo in avanti – hanno os­servato Rita Guariniello, segretaria na­zionale Flc-Cgil e Massimo Cozza, se­gretario nazionale Fp-Cgil medici – sa­rebbe rappresentato da un’unica gra­duatoria nazionale e da test con do­mande attinenti alla preparazione scientifica necessaria». Per l’Unione de­gli universitari il numero chiuso è una selezione «che ha fallito da tutti i punti di vista» e che ha favorito solo gli ordini professionali.

Il ’numero chiuso’, per Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale e coordinatore dei corsi di lau­rea in medicina, non va, invece, messo in discussione. Piuttosto – suggerisce – i test andrebbero accompagnati da un ’questionario ad hoc’ da una fase di ’o­rientamento’ dal terzo anno di supe­riori. Divisi i rettori dei diversi atenei (che generalmente lo considerano un male necessario) e gli stessi studenti (il 70% di quelli interpellati dal popolare sito Studenti.it pensa che il criterio di selezione migliore sia una media tra il voto di maturità e l’andamento degli ul­timi anni delle scuole superiori, ma c’è anche un 21% secondo cui gli attuali quiz vanno più che bene).

Quel che è certo è che per quest’anno siamo solo all’inizio. Ieri migliaia di studenti di tutta Italia si sono cimen­tati con la prima prova di medicina e chirurgia. Oggetto della prova 80 que­siti: 40 di cultura generale e ragiona­mento logico, 18 di biologia, 11 di chi­mica e altrettanti di fisica e matema­tica. Oggi sarà la volta di odontoiatria e protesi dentaria, lunedì di medicina veterinaria, martedì dei corsi finaliz­zati alla formazione di architetto. A conti fatti, nel solo ambito medico, ci sono 37mila posti a bando e 218mila candidati. Chiamarla lotteria, è davve­ro un eufemismo. Per fortuna la passio­ne per le materie scientifiche nel nostro Paese non si fa scoraggiare (quest’anno facoltà di medicina come quelle di Mi­lano o di Bologna hanno segnato record di iscrizioni, tra il 30 e il 40% in più). Nemmeno dai risultati precedenti al te­st: quest’anno, di quasi 560mila riman­dati, più della metà lo sono stati in pro­prio in matematica.